Svizzera

Strage di Rupperswil, l'autore ha agito con premeditazione

La procuratrice pubblica Barbara Loppacher
13 maggio 2016
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Svolta nell’inchiesta sul quadruplo omicidio del 21 dicembre scorso a Rupperswil (Argovia). Il presunto responsabile è stato arrestato giovedì: si tratta di uno studente svizzero di 33 anni, senza precedenti penali, che avrebbe agito per motivi finanziari e sessuali.
L’arresto è avvenuto giovedì con un’operazione di polizia su vasta scala condotta nella regione di Aarau, ha dichiarato il procuratore generale argoviese Philipp Umbricht. L’uomo arrestato è domiciliato nel comune di Rupperswil, ma non conosceva le vittime. Ha già fornito una confessione e anche un esame del Dna ha permesso di identificarlo, ha affermato la procuratrice titolare dell’inchiesta, Barbara Loppacher.
Markus Gisin, capo della polizia criminale argoviese, ha precisato che l’uomo aveva pianificato altri analoghi delitti che con tutta probabilità hanno potuto essere evitati grazie all’arresto di ieri. Al suo domicilio la polizia ha sequestrato uno zaino che conteneva una pistola, assieme a nastri adesivi, corde e altro materiale da utilizzare per legare le persone.
Le vittime del delitto di Rupperswil sono una donna di 48 anni, i suoi due figli di 13 e 19 anni e l’amica 21enne del primogenito. I cadaveri sono stati ritrovati legati e con ferite da taglio all’interno dell’abitazione familiare, in cui era stato appiccato il fuoco. A lanciare l’allarme era stato un vicino che alla 11.20 di quel lunedì che precedeva le feste di Natale aveva notato un denso fumo che usciva dalle finestre della casa.
In base alla ricostruzione fornita ieri dal capo della polizia criminale, il 33enne ha osservato l’abitazione già a partire dal primo mattino del 21 dicembre. Utilizzando un sotterfugio, è entrato nell’appartamento dopo aver visto che il compagno della 48enne aveva lasciato la casa per recarsi al lavoro. All’interno dell’abitazione ha minacciato il figlio più giovane, obbligandolo a legare il fratello maggiore e l’amica di quest’ultimo con delle fascette. Ha quindi legato anche il 13enne e ha poi obbligato la madre a recarsi in una banca e presso un bancomat a prelevare dei soldi: in tutto circa 10mila franchi e mille euro. Al suo ritorno anche la donna è stata legata. Il 33enne ha quindi abusato sessualmente del figlio più giovane e ha ucciso i presenti tagliando loro la gola. Ha in seguito appiccato il fuoco e lasciato l’abitazione.

Omicidi pianificati da tempo

Secondo quanto ha precisato la procuratrice responsabile, l’uomo aveva pianificato fin dall’inizio di uccidere le sue vittime e di incendiare l’abitazione. Tutto fa inoltre pensare che il 33enne controllasse da tempo il figlio 13enne. È comunque troppo presto per parlare di movente pedofilo, ha precisato la procuratrice. In base ai primi accertamenti, l’uomo arrestato non soffre di turbe psichiche.
Gli inquirenti non hanno fornito maggiori particolari sull’identità del presunto pluriomicida, limitandosi a dire che si tratta di uno svizzero celibe e “senza retroterra migratorio”.
A quasi cinque mesi dai fatti quello che è considerato “il più grave crimine degli ultimi decenni” sembra quindi risolto. Per far luce sulla vicenda le autorità argoviesi hanno creato una speciale commissione di 40 persone.
In febbraio il Cantone aveva inoltre offerto una ricompensa di 100mila franchi – la più alta somma mai fissata in Svizzera – a chi fosse stato in grado di fornire indizi decisivi. A quanto si è appreso, nessuno riceverà la ricompensa. La svolta definitiva dell’inchiesta è infatti avvenuta sulla base delle osservazioni degli inquirenti. L’arresto è stato effettuato sul suolo pubblico dopo una fase di osservazione durata 72 ore.

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