Svizzera

Esercito più piccolo ma più efficiente. Il progetto non piace a tutti 

2 dicembre 2015
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L’esercito del futuro sarà più piccolo, ma meglio equipaggiato e in grado di essere mobilitato in tempi rapidi. È quanto ha deciso oggi il Consiglio nazionale per 142 voti a 7 e 43 astensioni (sinistra). Il dossier ritorna agli Stati. Gli effettivi regolamentari dovrebbero essere dimezzati – dai 200 mila attuali a 100 mila (140 mila con le riserve) – mentre per coprire i bisogni finanziari dovrebbe essere concesso un credito massimo di 20 miliardi per il quadriennio 2017-2020 (5 miliardi l’anno in media). Benché più piccola, l’armata sarebbe meglio equipaggiata e pronta ad essere mobilitata rapidamente in caso di eventi eccezionali (35 mila soldati in dieci giorni e l’intero esercito in 20 giorni). La Camera del popolo è tornata ad occuparsi della riforma dell’esercito, dopo il siluramento del dossier lo scorso giugno a causa dei veti incrociati della sinistra e dell’Udc riguardanti il finanziamento. I democentristi chiedevano oltre 5 miliardi l’anno iscritti nella legge, mentre la sinistra si è battuta per una somma inferiore. Oggi, ad elezioni ormai alle spalle, non si è verificata alcuna alleanza 'contro natura'. La maggioranza ha seguito su tutta la linea le raccomandazioni della commissione preparatoria. Quest’ultima, come indicato dal suo relatore Marco Romano (Ppd), ha cesellato un disegno di legge in grado di raccogliere un’ampia adesione nel plenum e anche al Consiglio degli Stati. È giunto insomma il momento di concludere l’esame del dossier per fare in modo che la nuova riforma possa entrare in vigore almeno all’inizio del 2018, ha precisato il consigliere nazionale di Mendrisio. Per quanto riguarda il finanziamento, sono quindi state respinte le minoranze (Ps, Verdi e Verdi liberali) che auspicavano un credito inferiore ai 5 miliardi (4,4 o 4,7 miliardi) o superiori a questo limite (5,4 miliardi difesi dai democentristi). La somma di 5 miliardi è stata inclusa in un decreto separato – non attaccabile col referendum, come ha ricordato Romano, precisando che a livello federale questa possibilità non esiste – e non nella legge. I 5 miliardi l’anno corrispondono a quanto già deciso – e ribadito – più volte dal parlamento, ha sostenuto la maggioranza, facendo notare che il militare è tra i settori che negli ultimi anni ha subito la cura dimagrante maggiore. A sinistra, invece, sono stati evocati i prossimi tagli alle uscite inseriti dal Consiglio federale nel Programma di stabilizzazione presentato la settimana scorsa. Quest’ultimo prevede riduzioni al settore sociale, all’aiuto allo sviluppo e alla formazione. Per il campo rosso-verde bisognerebbe attendere il piano definitivo prima di fissare una somma per l’esercito. Per i borghesi, inserire una somma nel decreto significa anche risparmiare questo settore da ulteriori decurtazioni. Il ministro della Difesa Ueli Maurer ha dichiarato che i bisogni per i prossimi anni si aggirano attorno a 4,5-4,8 miliardi l’anno e che ci vorrà ancora del tempo prima di raggiungere il limite massimo di 5 miliardi.

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