Svizzera

Anche la Polizia di Zurigo tra i clienti della milanese  'Hacking Team' colpita da un attacco informatico 

9 luglio 2015
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Zurigo – Hacking Team, società italiana che vende software-spia a governi di tutto il mondo, ha ammesso di essere stata vittima di un attacco informatico che l’ha messa «fuori controllo». Anche la Polizia cantonale di Zurigo figura fra gli acquirenti di un controverso software che spia computer e smartphone. «Abbiamo perso la capacità di controllare chi utilizza la nostra tecnologia. Terroristi, estorsori ed altri possono implementarla a volontà. Crediamo sia una situazione estremamente pericolosa, è ormai evidente che esiste una grave minaccia», scrive Hacking Team. «Prima dell’attacco potevamo controllare chi aveva accesso alla nostra tecnologia. Ora, a causa del lavoro di criminali, abbiamo perso la capacità di controllare chi la utilizza». L’attacco informatico risale al 6 luglio: documenti riservati dell’azienda sono stati violati e pubblicati online tramite il profilo twitter della stessa società, pure compromesso. Gli ‘hacker’ hanno reso disponibile oltre 400 gigabyte di documenti. Dai file trafugati risulterebbero rapporti con governi repressivi – come Egitto, Sudan, Arabia Saudita, Nigeria, e Kazakistan – con cui l’azienda milanese aveva in precedenza negato di avere contatti. La società avrebbe avuto rapporti d’affari anche con l’Fbi e diversi Stati europei. Anche la Polizia cantonale di Zurigo ha acquistato dalla società italiana un software che permette di ‘hackerare’ computer e smartphone, un cosiddetto ‘troja’" o "malware di Stato". Fra i documenti sottratti agli specialisti di spionaggio informatico figura infatti una fattura di 485mila 500 euro pagati alla fine del 2014 dalla Polizia cantonale per un software, il ‘Remote Control System Galileo’, che permette di intercettare i contenuti di smartphone e computer, scavalcandone i sistemi di crittografia. L’acquisto di Galileo «è stato ordinato dal Ministero pubblico» in relazione a due procedimenti riguardanti «gravi casi di traffico di stupefacenti e di riciclaggio di denaro», ha detto Lantjes Meili, comandante della Polizia criminale di Zurigo, in un articolo pubblicato mercoledì dal ‘Tages Anzeiger’. La commessa è stata approvata dal capo del Dipartimento cantonale della sicurezza Mario Fehr (Ps), che visto che la fattura era inferiore al milione di franchi non ha dovuto chiedere il parere dei colleghi di governo. In una nota, il consigliere di Stato socialista giustifica l’acquisto con la necessità di mettere a disposizione delle autorità inquirenti strumenti paragonabili a quelli di cui dispongono i responsabili di gravi reati. Sulla legalità dell’impiego del "trojan di Stato" le opinioni divergono. L’avvocato e granconsigliere della Lista alternativa, Markus Bischoff, considera l’acquisto «sfrontato». A livello federale – afferma il deputato – mancano ancora le basi legali per il ricorso a simili strumenti.

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