Russia 2018

Svizzera, i presupposti sono quelli giusti

Giocatori all'apice della forma, squadra in grado, contro le grandi, di ottenere grandi risultati: ecco perché la Nazionale contro il Brasile deve crederci

L'asticella è posta in alto (Keystone)
16 giugno 2018
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Pronostico, storia, tradizione e spirito di rivalsa: sono questi, i termini della questione, quando si affronta la Nazionale pentacampione, ansiosa di rifarsi la bocca dopo la cocente delusione dei Mondiali casalinghi, quel clamoroso 7-1 incassato l’8 luglio 2014 in semifinale dalla Germania, macchia indelebile in una storia segnata, per il resto, più da trionfi che da tonfi come il celeberrimo ‘Mineirazo’ di Belo Horizonte.
Non è compito della Svizzera caricare di significati un duello che in chiave Coppa del mondo assume già una valenza notevole: è il Brasile a doversene fare carico, con tutte le ripercussioni del caso sul piano nervoso e delle attese.
Per quanto possa essere complicato entrare nel vivo del torneo contro un avversario tanto forte e blasonato quale è il Brasile di Tite, alla Svizzera viene offerta la possibilità di affrontare l’esame se non a cuor leggero, quantomeno senza la pressione che sarà invece addosso alla Seleçao. Con la forza, quindi, che deriva dal ruolo di outsider in grado – come dimostrato nel 2010 a Durban contro la Spagna, ma anche in altre occasioni contro rivali di primo rango – di destare la sensazione. Il momento storico è favorevole, da più parti si è sentito dire che questa è la Svizzera più forte di sempre. Anche dall’interno dello stesso staff rossocrociato (Lichtsteiner dixit). E allora, ecco che il calendario del Mondiale offre ai rossocrociati la possibilità di dare ragione a chi in loro vede una squadra tosta, con gli argomenti giusti per ostacolare anche la marcia del Brasile.

Stephan Lichtsteiner e Valon Behrami, capitano e vicecapitano della Nazionale, ma soprattutto leader riconosciuti della stessa, sono all’ultima grande competizione con i colori rossocrociati. Facile desumere che siano animati da una spinta supplementare, posto che sono tra gli elvetici da sempre più “affamati” e agonisticamente più attivi, per una predisposizione innata al ruolo di condottiero.
Campioni del mondo U17 nel 2009,  Ricardo Rodriguez, Granit Xhaka e Haris Seferovic, a 26 anni sono nel pieno della maturità tecnica e atletica. Lo stesso dicasi di Xherdan Shaqiri, di un anno più giovane, ma ormai affermato e anch’egli al picco della carriera.
Presupposti interessanti, per una sorta di ‘adesso o mai più da capitalizzare in una sfida che non può però prescindere dalla perfezione.

Gavranovic? Il Brasile è la squadra che sogni di affrontare e di battere

La Nazionale si è spostata da Togliatti, sede del ritiro mondiale, a Rostov, città che ospita l’esordio dei rossocrociati, domani contro il Brasile. Per la prima volta dal suo arrivo in Russia, la Svizzera ha svolto un allenamento a porte chiuse, vietato quindi ai giornalisti ai quali era sempre stato concesso il primo canonico quarto d’ora, prima di essere cordialmente invitati a lasciare spalti e bordo campo.
Comunque sensibili alle richieste della stampa, i responsabili della Nazionale hanno concesso a Mario Gavranovic di prestarsi al rito delle domande da parte degli inviati.
Primo argomento, le condizioni dell’attaccante della Dinamo Zagabria, particolarmente in palla nell’amichevole di Lugano contro il Giappone che ha chiuso il campo d’allenamento in Ticino della Nazionale. «Mi sento molto bene – ha ribadito il ticinese –. Ci sono tutti i presupposti perché si possa lavorare nelle migliori condizioni, a partire dall’albergo che ci ospita. Ora però è bene entrare nel vivo del torneo».
Il Brasile cosa le ispira? «È la squadra che da bambino sogni di affrontare e di battere. In me però fa anche riaffiorare un brutto ricordo. Non posso infatti dimenticare il brutto infortunio al ginocchio ai Mondiali brasiliani del 2014, prima dell’ottavo di finale contro l’Argentina. Mi auguro che domani tale ricordo possa lasciare spazio a uno decisamente più positivo».
Perché ritiene che si debba dare fiducia a questa Svizzera? «Per una ragione molto semplice: in questi ultimi anni ha dimostrato di saper giocare bene e di saper ottenere ottimi risultati soprattutto contro le squadre di un certo spessore».

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