Mondiali di hockey

Svizzera: l'esame slovacco è stato superato

Il buon bilancio del Mondiale slovacco: la brusca fine farà male a lungo, ma questa Nazionale adesso è una bella realtà e si conferma ad alti livelli

Keystone
24 maggio 2019
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Solitamente quando si parla di quattro decimi si pensa allo sci o alla Formula 1. Nell’hockey è molto raro doverli chiamare in causa, ma purtroppo in fin dei conti il Mondiale slovacco verrà ricordato per l'irrisorio lasso di tempo che ha separato la Svizzera da una nuova qualificazione alla semifinale iridata. Smaltiti rammarico, finite le imprecazioni, è tempo di bilanci. La Nazionale di Patrick Fischer ha presentato un hockey piacevole da seguire, segnato dalla consueta velocità. L’inizio, una goleada contro la debole Italia, non fa nemmeno testo. I rossocrociati in seguito hanno dimostrato maturità battendo una Lettonia molto tosta e che ha dato fastidio a praticamente tutte le grandi. Prestazioni di ottima fattura hanno poi permesso di conquistare altre due vittorie in scioltezza contro Austria e Norvegia. Insomma, il lavoro contro le “piccole” è stato svolto alla perfezione. Troppo spesso, ancora nel recente passato, si faticava a imporsi con convinzione contro queste nazioni e a volte si perdevano punti per strada. Un inizio esaltante. E forse le aspettative, complici anche i ricordi della fantastica primavera danese, conclusa con l’argento mondiale, sono salite a dismisura. L’esame con le grandi ha dimostrato che la Svizzera può competere con quasi tutte, ma non ha diritto alle minime distrazioni, a differenze delle formazioni più blasonate. Paradossalmente contro Svezia, Russia, Repubblica Ceca e Canada hanno alzato il livello le seconde linee. Pensiamo a ragazzi come Simon Moser e Tristan Scherwey (chapeau!), gente che milita nel nostro campionato. mentre i più attesi, le nostre stelle, sono scese di tono dopo la partenza fulminante. Due nomi su tutti? Nico Hischier e Kevin Fiala. Rispetto allo scorso anno si è fatta sentire l’assenza di Timo Meier, attualmente il miglior attaccante elvetico in circolazione. Contro la Svezia è mancato davvero poco, forse un po’ di mestiere nel gestire alcune situazioni dopo aver segnato delle reti. Di fronte alla fortissima Russia, un gradino sopra alle altre, nei primi dieci minuti si sono patite le pene dell’inferno, ma nel complesso Diaz e soci non hanno sfigurato. Nell’ultimo match del girone di qualificazione, i rossocrociati hanno sofferto molto le ripartenze dei cechi, e tra il 10’ e il 40’ hanno giocato i peggiori minuti di questo Mondiale. Eppure la Svizzera è riuscita a restare a galla e a pareggiare, prima di perdere poi a causa di un gol incassato a porta incustodita. Il quarto di finale contro una forte compagine canadese senza superstar di primo grido, ma comunque interamente composta da elementi di Nhl, ha visto i nostri difendersi egregiamente e finalmente sfruttare un powerplay che si è rivelato una delle noti dolenti di questi Mondiali, e troppo frequentemente è mancato all’appello.

La fine dell'avventura slovacca è stata crudelissima, con quel dannato gol incassato a 4 decimi dalla sirena finale. Un’azione beffarda, in cui il disco ha veramente viaggiato in favore dei canadesi. È mancata la fortuna? «Bisogna meritarsela, probabilmente non è stato così» ha risposto il veterano Andres Ambühl, quasi a voler fare mea culpa per un finale di contesa forse troppo passivo contro però un signor avversario mai domo. Peccato, avremmo tanto voluto ammirare la nostra Nazionale ancora in due occasioni e continuare a sognare e soffrire, ma è stato bellissimo comunque. La Svizzera, pur non confermando l’eccezionale risultato di 12 mesi or sono, ha ribadito di essere cresciuta e di potersela ormai giocare con quasi tutte le superpotenze. Arrivare a certi alti livelli non è mai semplice, confermarsi è ancora più difficile. Fischer e la sua Nazionale sono riusciti nell’impresa, non a livello di risultato, ma a livello di gioco. L’esame slovacco è stato quindi senza dubbio superato. Il tecnico ha dovuto spesso cambiare i blocchi alla ricerca della giusta miscela, ma si è dimostrato abile, flessibile e coraggioso, puntando anche su giovanissimi alle prime armi, come il 18enne Janis Moser o il 19enne Kurashev. Entrambi non hanno per nulla faticato ad adattarsi ai ritmi internazionali, anzi. Un plauso pure per Bertschy, capace di aumentare il proprio livello con il passare delle gare in un ruolo, quello di centro, non proprio abituale. Genoni è stata la garanzia abituale, mentre Berra, un gradino più sotto, ha comunque fatto la sua parte. I difensori sono stati all’altezza della situazione, anche se Diaz e Josi in powerplay non hanno sempre dato gli impulsi sperati. Il ticinese Fora si è riconfermato agli ottimi standard già sfoderati in Danimarca ed è ormai un punto cardine di questa Svizzera. In attacco, già detto di Hischier, Fiala, Scherwey e Moser, hanno forse deluso un pochino Hofmann e Praplan, mentre ha impressionato in positivo Haas.

E l’attesa per i Mondiali casalinghi è parecchia, per una Nazionale che piace un sacco. La dimostrazione più grande la si è avuta con l’invasione di migliaia di tifosi svizzeri entusiasti: per parecchie notti, nel centro di Bratislava pareva di trovarsi a Berna. E questa è la più grande soddisfazione, oltre che un segnale di riconoscenza per dirigenti, staff tecnico e giocatori.

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