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Il sogno è svanito: ‘Ora come ora c'è soltanto delusione’

Il Lugano si arrende in gara 6 al Ginevra e termina così la stagione. Gianinazzi: ‘Difficile fare bilanci, ma queste emozioni mi rimarranno per sempre’...

Il Servette festeggia, il Lugano si arrende, ma non senza averci provato
27 marzo 2023
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Sono le 22.17, quando cala definitivamente il sipario sulla stagione bianconera. Un epilogo amarissimo, specialmente pensando a cosa riescono a fare gli uomini di Luca Gianinazzi in un terzo tempo giocato sul serio a una porta sola. Anche se la pista è tutta in piedi, per tributare i suoi omaggi a un Lugano che ci crede fino alla fine, ma che alla fine è costretto alla resa. Contro un avversario che al tirar delle somme si rivela più forte non solo a livello d’individualità, ma che sa anche trovare le soluzioni per trarsi d’impiccio in una serie che a un certo punto s’era fatta infuocata sul serio. Fuoco naturalmente del tutto spentosi pochi secondi dopo la fine di gara 6, dall’immancabile, cavalleresca cerimonia delle strette di mano a centro ghiaccio.

Tuttavia, se questo Servette dimostra di meritarsi una semifinale, il Lugano – soprattutto viste le contingenze – di demeriti ne ha davvero pochi. Anche in gara 6, nonostante la prima parte di gara sia interamente a tinte granata. Pur se stavolta, a differenza di quant’era successo sabato alle Vernets, i bianconeri ci sono, anche se nel primo tempo sono essenzialmente solo i ginevrini a mettere dischi sulla porta, e uno di quelli si trasforma nel più invitante degli assist per Tanner Richard, che apre le marcature al 3’46’’. E chissà come sarebbe andata se, al 13’40’’, Koskinen non l’avesse combinata davvero grossa dietro la propria porta, andando incontro al disco con troppa leggerezza, oltretutto ostacolando pure il lavoro di Andersson, spalancando la gabbia al 2-0 di Josh Jooris, al 13’40’’.

Chi crede che sia già finita a quel punto, però, si sbaglia di grosso: prima Carr, poi Alatalo e Josephs nel breve volgere di un minuto si creano tre ottime occasioni, ma il risultato è un nulla di fatto. Anche perché o ci pensa Robert Mayer, oppure è qualche difensore a metterci una pezza. Tuttavia, rimane flagrante la differenza tra gli attacchi del Servette e quelli bianconeri, visto che il più delle volte i primi o ci provano “al volo”, o comunque hanno una rapidità d’esecuzione maggiore. Prendiamo ad esempio ciò che accade al ventottesimo minuto: un Lugano che già da un po’ prova a sua volta a spingere, si presenta nel terzo difensivo del Servette in situazione di superiorità, ma dopo un tiro di Marco Müller che sembra cercare di aprirsi una possibilità per il rebound, un Granlund che non è più quello di qualche settimana prima arriva impreparato all’appuntamento con il gol; non passano che pochi secondi e, sul ribaltamento di fronte, in mezzo a tre giocatori bianconeri, basta un tocco ad Hartikainen per trovare il terzo gol ospite. È il 28’51’’, ed è una mazzata che fa male davvero ai bianconeri.

Il mantra e i trascinatori

Fedeli a quel ‘non mollare mai’ che vanno ripetendo tutti alla Cornèr Arena sostanzialmente dall’anno dell’ultimo titolo, nel 2006, i bianconeri sanno bene che andranno avanti a crederci fino alla fine. Ma se possono permettersi di farlo è soprattutto merito del loro giocatore più in vista (e non solo perché porta in testa un casco dipinto di giallo) quel Calvin Thürkauf autore del provvisorio 3-1 al 37’21’’, in situazione di superiorità numerica. Tecnicamente quel gol arriva in powerplay, visto che c’è Maurer sulla panchina dei cattivi, ma non è certo frutto di un canonico schema nel terzo avversario: a dimostrazione che, come si era già visto in altre occasioni in questa serie, quando la difesa del Ginevra è piazzata, il più delle volte per i bianconeri diventa difficile sorprenderla, diversamente da ciò che capita quando Fazzini e compagni riescono a ripartire sfruttando la loro velocità.

Improvvisamente, però, nel terzo periodo comincia tutta un’altra partita. Nell’esatto momento in cui il Lugano butta in pista le sue residue risorse, affidando a un’energia davvero notevole le proprie speranze di rimonta. Il Ginevra, intanto, annaspa, al punto che non riesce più nemmeno a giocare i dischi, dovendosi limitare ad alleggerire la pressione. Pressione che diventa a dir poco asfissiante quando, a quattro minuti e mezzo dalla terza sirena, Lukas Klok mette sulla porta un disco imparabilmente sporcato da Daniel Carr. La pista esplode in un boato, e il Lugano è più vivo che mai. Manca un solo gol per ricominciare tutto daccapo, ma quella rete non arriverà. Al contrario, quando Mikko Koskinen dovrà fare ritorno in panchina per lasciare spazio a un sesto giocatore di movimento, arriverà anche il gol della sicurezza, firmato da un Tanner Richard che se non s’era fatto degli amici prima alla Cornèr Arena (e probabilmente in molte altre piste), non se li sarà certamente fatti adesso, dopo le plateali provocazioni d’inizio partita. Arriverà però pure una quinta, inutile rete, a cose ormai fatte. Frutto – cosa più unica che rara – di un polsino da sessanta metri del portiere Robert Mayer.

‘All’inizio eravamo un po’ bloccati’

«Per adesso il sentimento che prevale è la delusione – sono le prime parole, a caldo, di Luca Gianinazzi –. Ma d’altra parte ricorderò l’ambiente fantastico che c’era oggi in pista: erano i miei primi playoff e sono emozioni che rimarranno per sempre. Adesso, però, è difficile stilare un bilancio: ci sono sicuramente delle cose che abbiamo fatto bene, e altre su cui io stesso devo migliorare. In questo momento le idee sono piuttosto confuse. Ai ragazzi ho detto che per me è stata una stagione speciale, visto che pur non andando fino in fondo è stata la mia prima in National League. Ho ringraziato ogni singolo giocatore per ciò che ha dato da ottobre fino a ora per cercare di fare qualcosa di speciale che alla fine non siamo riusciti raggiungere».

Anche per colpa di una domenica iniziata male. «Nel primo tempo il Servette ha fatto un ottimo lavoro per metterci sotto pressione: complimenti ai ginevrini, hanno disputato un’ottima serie. Da parte nostra all’inizio abbiamo fatto fatica a gestire il disco, eravamo forse un po’ bloccati mentalmente, ma è difficile dire il perché, ma poi abbiamo mostrato una reazione di carattere e siamo arrivati vicini a una rimonta che avrebbe avuto dell’incredibile. Anche noi ci siamo creati molte occasioni, ma non le abbiamo sfruttate, mentre il Ginevra lo ha fatto con le sue».

È anche per quello che la delusione non può non prevalere. «Ovviamente non volevamo che finisse in questo modo – dice invece Mark Arcobello –. Anche perché nel terzo periodo abbiamo mostrato carattere continuando a spingere, riportandoci sotto e sfiorando il pareggio. Sono fiero di come abbiamo reagito. Ma non è mai facile quando ti ritrovi in svantaggio a inizio partita e devi recuperare, soprattutto pensando che negli ultimi due match abbiamo regalato due gol. Tuttavia, se il Ginevra è primo ci sarà un motivo, ma noi siamo stati bravi a farlo dubitare e a rendere la serie interessante, sarebbe potuta anche andare in una direzione diversa».

L’AVVERSARIO

‘Molta maturità in un terzo tempo difficile’

«Quaranta ottimi minuti, poi venti più complicati, ma l’importante era passare – dice il tecnico ginevrino Jan Cadieux –. I giocatori hanno fatto molti sacrifici e abbiamo mostrato carattere, sono fiero di questo gruppo. Non era facile, quando vinci la regular season c’è sempre un po’ di pressione, ma abbiamo anche avuto la maturità per rimanere sempre calmi. Il Lugano comunque ha giocato molto bene e Mikko Koskinen ha forse allungato un po’ la serie. Se ripenso che 371 giorni fa, su questa stessa pista eravamo stati eliminati ai preplayoff... Ora però c’è uno spirito totalmente diverso, nel frattempo siamo cresciuti assieme. Ed è anche la prima volta che vedo un mio portiere segnare. Sono molto contento per Robert, che è rientrato in gara 4 dopo un infortunio, non era facile, ma è stato bravo e anche la squadra davanti a lui ha giocato bene».

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