Hockey

Nhl, the show must go on. 'Un lavoro incredibile'

Roman Josi e altri nove svizzeri da sabato si lanceranno nel cammino che porta alla Stanley. E, per il bernese, al Norris Trophy. 'È un qualcosa di speciale'

Keystone
29 luglio 2020
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È sabato il gran giorno. Dopo quasi cinque mesi, in una stagione decapitata il 12 marzo marzo dalla pandemia, il mondo dell'hockey è pronto a ripartire. In Canada almeno, dove verrà servito lo spettacolo dei playoff della National Hockey League, con dieci svizzeri sul palco nel ruolo di comprimari o di protagonisti. 

In un mondo normale, ora come ora i giocatori Nhl sarebbero nel bel mezzo della preparazione alla nuova stagione. Invece è tempo di darsi battaglia per la conquista della Stanley, con un format naturalmente rivisto siccome in primavera non è stato possibile portare a termine la regular season, e al momento dell’interruzione le varie squadre non avevano neppure il medesimo numero di partite: così si riparte da 24 squadre invece delle classiche 16, e le quattro migliori di ciascuna Conference si sfideranno in un girone all'italiana per determinare le teste di serie di ciascuno dei due gruppi, mentre le restanti sedici formazioni si sfideranno al meglio di cinque partite per stabilire le ultime qualificate agli ottavi. Solo a quel punto i playoff ritorneranno alla consueta formula ’best of 7'.

Hockey sì, ma anche tennis o cinema

Tutte, ma proprio tutte le partite si svolgeranno in due sole città, ovvero Edmonton e Toronto, dato che il Canada ha gestito diversamente la pandemia e adesso la diffusione del Virus è sotto controllo. O almeno, molto più che negli Stati Uniti. Nelle due metropoli sono state allestite quelle che inglese vengono definite 'bubble', in pratica due cittadelle a prova di virus dove tutti i giocatori e i membri dello staff sono reclusi da domenica, dopo essere stati naturalmente risultati negativi ai test, che vivranno in alberghi totalmente isolati e potranno allenarsi e giocare in stadi privi di qualsiasi tipo di contatti con l'esterno. Per uscire dalle zone di sicurezza i giocatori lo portanno fare solo per casi urgenti, ad esempio per motivi medici. Le visite in famiglia sono possibili solo a partire dalle semifinali. Trattandosi tuttavia di un periodo impegnativo per tutti gli interessati, e visto che la stagione terminerà al più tardi il 4 ottobre (a dipendenza della durata delle varie serie, ci sono due squadre che in quel fortino dovranno restarci addirittura dieci settimane), ,olto è stato fatto per rendere il soggiorno il più piacevole possibile. Così all'interno delle 'bolle' i giocatori troveranno ben 14 ristoranti, numerosi bar, pub e caffè, e oltre a saune e centri fitness giocatori e membri dei vari staff avranno la possibilità di svolgere attività ricreative come giocare a tennis o gustarsi un film al cinema. 

Playoff ma non solo: in palio c'è anche il prestigio

Tutto, insomma, è stato studiato fin nei dettagli. Addirittura al punto che, quand'è arrivato nella sua camera d'albergo, la stella bernese dei Nashville Predators Roman Josi ha trovato nientemeno che le foto della sua famiglia. 'Chi ha organizzato tutto questo ha fatto davvero un lavoro incredibile: la Nhl ha ascoltato le esigenze sia delle franchigie, sia dei giocatori', ha detto il trentenne difensore bernese, per cui l'appuntamento con i playoff stavolta coincide pure con l'ambizione di arrivare a guadagnarsi l'ambito Norris Trophy, il premio destinato al miglior difensore della stagione Nhl. Infatti, dopo la prima parte del campionato - dall'alto dei suoi 16 gol e 49 assist in 69 partite - Josi è uno dei tre candidati, assieme a John Carlson (Washington) e Victor Hedman (Tampa Bay). «È senz'altro qualcosa di speciale - racconta il capitano dei Preds -. Se guardiamo alle persone che quel trofeo l'hanno vinto, o sono stati candidati a vincerlo, sono tutte persone che suscitano ammirazione».

Josi, tuttavia, è soltanto uno degli svizzeri attesi in questo epilogo di stagione. Gli altri sono Nino Niederreiter (Carolina), Kevin Fiala (Minnesota), Gaëtan Haas (Edmonton), Luca Sbisa (Winnipeg), Dean Kukan (Columbus), Denis Malgin (Toronto), Philipp Kurashev (Chicago) e Jonas Siegenthaler (Washington), oltre (naturalmente) al suo compagno di squadra Yannick Weber.

 

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