Hockey

Derby, stavolta l'affare è del Lugano

Il 5-1 inflitto all'Ambrì avvicina i bianconeri ai playoff. Pelletier: ‘Disciplina ed efficacia la differenza. Cereda: ‘Più timore di perdere che voglia di vincere’

12 febbraio 2020
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Lugano – Di sicuro non rimarrà negli annali come il derby più spettacolare di sempre. Almeno, però, l’episodio numero 232 dell’eterna saga tra Ambrì e Lugano ha l’indiscutibile merito di essere appassionante fin quasi ai titoli di coda. I quali calano subito dopo lo sprint di Alessio Bertaggia a sei minuti dalla conclusione, quando l’attaccante numero 10 del Lugano si getta a capofitto verso un disco che non ha un padrone, e dopo aver bruciato in velocità Michael Fora prende in controtempo pure l’incolpevole ‘Benji’ Conz, segnando il punto del 3-1.

È quello il momento decisivo di una partita che, in fondo, sino al 2-1 di Fazzini al 34’ poteva svoltare da una parte come dall’altra. Anche se, per dire il vero, dopo un primo tempo equilibrato specialmente nel punteggio – in cui i padroni di casa vanno in gol per primi con Suri, al 6’46’’, rete a cui l’Ambrì rimedia una decina di minuti dopo con Müller, il quale mette a frutto un puck malamente perso da Lajunen – il punto del raddoppio gli uomini di Pelletier l’avrebbero trovato già al minuto 24. Se non che dall’alto delle tribune lo staff tecnico biancoblù intuisce subito che l’azione è al limite, e così Cereda chiama il ‘coach’s challenge’ mentre Bürgler sta ancora festeggiando la sua rete. E alla fine le immagini tivù daranno ragione al tecnico di Sementina, dimostrando che in entrata del terzo il pattino di McIntyre si trova già al di là della linea.

Quello è soltanto uno degli episodi capitati nel corso di un secondo periodo davvero interminabile, segnato pure da una curiosa penalità fischiata ai bianconeri per una bastonata in faccia a Jannik Fischer, sanzione però che gli arbitri sono poi costretti ad annullare, siccome a colpire in volto il difensore numero 90, in verità, è il compagno Marco Müller. Per certi versi ancor più singolare, tuttavia, è la bagarre in cui Zwerger decide di trascinare Walker al 37’57’’: così facendo infatti, oltre al rivale il ventitreenne fantasista di Dorn­birn toglie di mezzo anche sé stesso, fino all’undicesimo minuto del periodo conclusivo. In cui il Lugano sembra semplicemente lasciare all’Ambrì il pallino del gioco per concentrarsi sul metodo, evitando di commettere anche il più piccolo errore che possa concedere varchi ai biancoblù. I quali continuano a mettere sulla porta il maggior numero di dischi possibili, buona parte dei quali vengono però bloccati sul percorso da qualche avversario. Finché, appunto, a sei minuti dalla fine Bertaggia chiude definitivamente i conti. Cereda però non s’arrende, e tenta pure la carta del 6 contro 5 al 58’47’’, con il solo effetto di spalancare però la porta a Suri, che mette la sua firma pure sul 4-1. In un epilogo di serata in cui c’è gloria anche per Ronchetti, che a 30 secondi dalla sirena fulmina Conz per il definitivo 5-1. Per un Lugano che alla fine ottiene ciò che cercava, e cioè altri tre punti sul cammino che porta ai playoff. Con la fatidica ‘riga’ che, adesso, è sette punti sotto.

‘Una partita come le altre? No’

«Abbiamo avuto tanta pazienza in questa partita, senza mai perdere il filo – racconta il tecnico del Lugano Serge Pelletier –. Sapevamo che sarebbe stata parecchio complicata. E, infatti è stata una vera battaglia. Dopo 40’ ho detto ai ragazzi di essere disciplinati ed efficaci, senza speculare. Tattica che alla fine si è rivelata pagante. Sono contento per la bella prova fornita da Schlegel. Abbiamo due ottimi portieri, e questo è un aspetto di cui siamo molto contenti». Come hai vissuto questo derby? «Con molta emozione, da allenatore era il mio primo. È stata una partita speciale: molti dicono che in fin dei conti è come una qualsiasi altra partita, ma non è vero. Il derby di oggi, poi, era condito da una classifica molto aperta; i 3 punti erano fondamentali». Decisiva per raggiungere i playoff? «In quest’ottica forse no: c’è ancora tanto da giocare».

Una chiara impronta in questa partita ce l’ha lasciata Reto Suri, autore di una doppietta. Il numero 9 del Lugano si gode il successo, ma mette tutti in guardia: «La stagione è lunga, non bisogna mai smettere di lavorare. Prima o poi i risultati arrivano, e per me anche le reti. E se queste possono aiutare i compagni, come oggi, non posso che esserne contento. Unico neo il fatto che abbia dovuto restare per 12’ sulla panchina dei penalizzati, ma durante quel tempo i miei compagni sono stati bravissimi, è stato un derby pieno di emozioni, che bisognava assolutamente controllare. E penso che stasera ci siamo riusciti». Poi Suri torna sul film della partita: «Volevamo prenderla subito in mano, ci siamo riusciti. Peccato per il momentaneo 1-1... Ma una volta ritrovato il vantaggio, abbiamo controllato bene la partita, e col gol di Bertaggia (il 3-1, ndr) abbiamo chiuso il discorso». Un gol subìto e tante buone parate: Niklas Schlegel si gode il successo nel suo primo derby: «Giocare il mio primo derby proprio davanti ai nostri tifosi, in una pista incandescente, è stato emozionante. Già nel warmup i tifosi cantavano ed era da pelle d’oca. Ci hanno sicuramente aiutato a vincere una partita tirata, difficile, incandescente. Niente ci è stato regalato. Fino al 3-1 l’Ambrì ha fatto di tutto per tornare in partita. È una vittoria di tutta la squadra. In tutta franchezza il 5-1 è un po’ bugiardo: i biancoblù si sono ancora una volta dimostrati un avversario ostico. Noi però abbiamo replicato colpo su colpo».

C’è parecchia delusione sul fronte biancoblù, al termine di una partita che li ha visti sì quasi sempre costretti a inseguire, ma comunque sempre in corsa almeno fino al 5’ dal termine. «Sì, fino al 3-1 è stata una partita apertissima – racconta un affranto Joël Neuenschwander –. Non è stata una bruttissima partita, ma nemmeno la nostra migliore». Per un derby che va agli archivi, ce n’è già un altro a cui pensare: ed è a quello che guarda già il numero 75 dell’Ambrì Piotta: «Questo è andato male, peccato. Ma tra due settimane torniamo qua e vedremo di rimboccarci le maniche per far sì che finisca in modo diverso». Come ti spieghi il finale, con lo scarto tra le due squadre lievitato fin sul 5-1? «È difficile da spiegare; forse, col passare del tempo le energie sono un po’ calate e abbiamo perso la necessaria lucidità. Negli ultimi 10’ abbiamo cercato di spingere ancora di più, lasciando forse troppo spazio agli attaccanti avversari». Per il capitano dell’Ambrì Piotta Elias Bianchi, «è comunque stata una gara alla pari, decisa sui dettagli. Prima che il Lugano segnasse il 2-1, il match poteva prendere tanto una direzione quanto l’altra. Quel gol, arrivato su un nostro cambio lungo, ha messo il Lugano in leggero vantaggio. Nel terzo tempo abbiamo comunque avuto le nostre occasioni per rientrare in partita. E, in ogni caso, il 5-1 finale è sicuramente un risultato troppo largo per quanto si è visto in pista».

L’analisi finale è quella di coach Cereda: «Non abbiamo giocato male, ma forse con più timore di perderla anziché con grande voglia di vincerla. È questo che ha fatto la differenza. Prendiamo questo come una lezione e cerchiamo di farne tesoro già per la prossima partita».

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