Hockey

Di nuovo all'Hallenstadion. Ma stavolta per espugnarlo

Quattro volte battuto in stagione tra regular season e playoff, il Lugano torna nella tana dei Lions per gara 6. Stavolta però i bianconeri devono vincere

Ti-Press
25 aprile 2018
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Adesso o mai più. Gara 6 rappresenta in tutto e per tutto il crocevia delle speranze del Lugano: perdendola, i Lions chiuderebbero la serie laureandosi campioni svizzeri. Vincendola, invece, i bianconeri farebbero un passo quasi decisivo verso la loro di consacrazione: cosa si prova a poche ore da questo bivio? «Per noi la prima ipotesi non è mai stata presa in considerazione – chiarisce Luca Fazzini –. All’Hallenstadion andremo sul ghiaccio pensando che quella è la partita che ci avvicinerà al titolo, il penultimo gradino della scala. Non dobbiamo assolutamente andare a Zurigo con pensieri negativi, ma presentarci convinti delle nostre possibilità e senza paura, cercando di aggredirli sin dal primo minuto. Sappiamo anche che loro sono forti per cui faranno parecchia pressione. Ma dobbiamo mantenere quella lucidità che ci permette di gestire al meglio ogni fase del confronto, senza lasciarci prendere dalla foga. La posta in palio è alta per entrambe, perché è qui che si decide la stagione intera. Una delle chiavi per il successo sarà quella di contenere i loro migliori giocatori, annullandone la forza d’urto: sinora ci siamo riusciti bene. In gara 6 dovremo fare altrettanto».

All’Hallenstadion, Fazzini ci va con ancora più fiducia nei suoi mezzi, dopo che sabato è finalmente riuscito a rompere il suo digiuno in fatto di reti segnando il definitivo 4-0. «Sicuramente il fatto di essere riuscito a rompere il ghiaccio in questa finale potrà essermi d’aiuto per le prossime sfide, ma quel gol così come il successo in gara 5 sono ormai un ricordo. Il ritmo intenso dei playoff non lascia spazio al passato: c’è sempre una partita nuova da preparare, finché la serie non è finita...».

Lasciarsi alle spalle il passato vuol anche dire evitare di pensare che stavolta il Lugano non ha alternative all’espugnare quell’Hallenstadion dove nelle quattro precedenti sfide (playoff compresi) i bianconeri sono sempre usciti sconfitti: «Proprio così, come dobbiamo dimenticare che per due volte siamo stati sopraffatti all’overtime. Ciò che val invece la pena tenere presente è che in questa finale, davanti al loro pubblico, non sono mai riusciti a batterci entro i 60’ regolamentari. Questo ci dà la consapevolezza che ce la possiamo fare, che possiamo batterli. Stavolta dovremo dare qualcosa in più delle scorse partite, ma siamo pronti a fare la nostra parte: penso che adesso abbiamo veramente capito cosa ci manca per vincere...».

Come si vive la vigilia di una gara 1 di un playoff rispetto a quella di una gara 6 che potrebbe essere decisiva? «C’è la consapevolezza che non puoi sbagliarla, che se finisce male, poi ci sono solo le vacanze per te. È un’eventualità che cerchi di relegare nell’angolo più buio della tua mente, ma non si può negare la realtà dei fatti: non ci sono margini d’errore. In gara 6 non ci potremo permettere distrazioni, perché altrimenti rischiamo di venir castigati. E rientrare in partita poi sarebbe molto dura. Dobbiamo essere cinici sin dal primo minuto».

Si sente più pressione in questi momenti? «Non più delle altre partite: in una finale c’è sempre parecchia pressione, però sinora siamo stati bravi a scaricarla prima di entrare in pista».

Il gol di sabato è arrivato al momento giusto di questa stagione per Fazzini: «Il mio compito è quello di segnare e di far segnare. Essermi sbloccato può sicuramente darmi un grosso aiuto. Anche se non è facile contro i Lions, i cui difensori sono stati istruiti a marcarmi stretto, specie nei powerplay. Quindi tocca alla nostra linea trovare alternative». Sabato però, nonostante la marcatura stretta, Fazzini è finalmente riuscito a trovare quel gol che gli mancava dalla sera del 2 aprile, quando segnò la rete del momentaneo 5-1 in gara 3 della semifinale col Bienne. La fine di un lungo digiuno... «Un certo sollievo l’ho provato, ma più di tutto a fine partita ero contento per essere riuscito a vincere quel match. Siamo partiti col piede giusto e, nel finale, è arrivata anche la mia rete, la ciliegina sulla torta».

Ireland: ‘Non abbiamo più nulla da perdere’

O l’uno o l’altro. Dall’Hallenstadion il Lugano uscirà o con il biglietto per le vacanze, o con la concreta possibilità di vincere il titolo. «Più che sul “dopo” gara 6, preferisco guardare a quanto succederà prima e durante questo match – si smarca Greg Ireland –. Siamo nella posizione in cui non si ha più nulla da perdere, e dunque andremo in pista cercando solo di fare del nostro meglio. Non ci sono altri modi per affrontare questa partita: se inizi a pensare a cosa succederà due o tre cambi più tardi rischi di farti trovare in ritardo su quello in corso... Devi restare focalizzato sul presente, non su quanto potrebbe verificarsi più in là. Dobbiamo praticare un gioco fisico e farlo con la massima concentrazione in ogni frangente».

Per preparare questo match, Ireland ha avuto a disposizione, fatto alquanto anomalo nei playoff, ben tre giorni: come l’avete sfruttato il giorno extra? «Con una buona seduta di allenamento e con una sessione video supplementare. Abbiamo studiato a dovere il compito che ci attende all’Hallenstadion, perché ora la nostra concentrazione deve essere interamente rivolta a gara 6. Non abbiamo analizzato più di tanto l’avversario, quanto le cose che necessitiamo di fare noi per avere successo. Dobbiamo farci trovare pronti, fin dall’ingaggio d’apertura, esattamente come fatto sabato». Quanto conta l’avere in squadra gente già protagonista in presa diretta di altre rimonte nei playoff (su tutte quella ai danni dell’Ambrì Piotta nella stagione 2005/06)? «È senza dubbio un atout. Sanno come ci si sente in queste situazioni e sanno anche come venirne a capo. In questo senso possono fungere da esempio al resto del gruppo».

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