Hockey

Riecco Fora alla corte di 'Fischi'. Dopo aver 'rubato' un po' da Streit

(Samuel Golay)
3 novembre 2017
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Una semplice telefonata: da una parte Michael Fora e all'altro capo del filo Patrick Fischer. 'Settimana prossima ci sei anche tu', o qualcosa del genere. Prima della convocazione ufficiale, via email. Per il ventiduenne difensore dell'Ambrì, la Karjala Cup – torneo in cui la Svizzera sfida Canada (mercoledì, a Bienne), Cechia (venerdì a Helsinki) e Finlandia (il giorno seguente, sempre a Helsinki) – si tradurrà nella terza apparizione in rossocrociato dopo le due amichevoli nel febbraio scorso a Nitra contro Slovacchia e Bielorussia: «È vero, ero già stato al 'development camp' a Berna nel mese di luglio, ma in Svizzera ci sono così tanti buoni difensori, e molti dei quali, soprattutto, hanno molta più esperienza di me... In sostanza posso solo fare la mia parte, mentre il resto sono scelte dell’allenatore che io non posso influenzare».

A qualche ora dal derby, quella telefonata sarà comunque stata un ulteriore stimolo per te. «Non parlerei di stimolo, in quanto sono già motivato di mio. Infatti questo è lo sport che amo, e ad ogni occasione do tutto ciò che ho da dare».

Non dai l'impressione di qualcuno che è sorpreso: è come se quella chiamata fosse un qualcosa di naturale. «No, è semplicemente un'impressione. Non esternerò più di tanto le mie emozioni, ma posso garantire che per me è davvero qualcosa di speciale, poter giocare per la propria nazione».

Paragonabile all'emozione della primissima convocazione, due anni fa, ancora nella gestione Hanlon? «Indubbiamente in quell'occasione c’era un po’ più di tensione. Ero giovane, oltretutto giocavo anche in maniera diversa. Senza contare, poi, che con il passare del tempo uno impara a vivere le cose differentemente».

Rispetto ad altre stagioni, quest’anno per i candidati alla Nazionale c’è un’occasione in più: prima le Olimpiadi in Corea, oltretutto senza giocatori in arrivo dalla Nhl, poi i Mondiali in Danimarca. «È senz’altro così. E per come la vedo io sarà una bella chance per chi ai Giochi non c’è mai stato, siccome stiamo parlando dell’appuntamento più ambito dagli atleti».

Fischer, come Cereda, chiede molto movimento in pista. Michael Fora come si ritrova in quel sistema, da difensore? «È vero, ci sono delle analogie, perché pure 'Fischi' chiede rapidità, oltre che semplicità. Ed è risaputo che il miglior difensore è quello che sa giocare nel modo più semplice possibile. Quasi senza farsi notare».

Semplicità che alla Valascia sta dando i suoi frutti. «Senz’altro il nostro gioco è decisamente diverso, rispetto a quello di un anno fa. Non solo ora c'è più velocità, e a parer mio più semplicità, ma pure più intensità e fisicità. E direi che ciò che vuole Luca è proprio il gioco in cui io mi ritrovo: un buon primo passaggio, ma anche un buon impiego del fisico e molta attenzione all’aspetto difensivo».

Martedì Mark Streit ha deciso di porre fine alla sua carriera: quale ricordo hai di lui come giocatore? «Di una persona da cui ho potuto imparare molto, analizzando a video ciò che faceva. Naturalmente era uno dei migliori difensori svizzeri della storia, quindi non era facile mettere in pratica tutto ciò che faceva – sorride –. Tenendo conto delle mie capacità, ho però cercato di ispirarmi a lui, tentando di 'rubare' qualcosa con l'obiettivo di diventare un giocatore migliore».

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