Hockey

Steven Barras: "Quando ho visto i guanti volare in aria si è avverato un sogno"

4 aprile 2016
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Segnare con l’ultimo tiro scagliato in carriera, realizzare una tripletta e vincere il primo titolo con la maglia indossata per tutta la vita. Sembra una trama di un film di Hollywood, quasi troppo bella e perfetta per essere realtà, un’esaltazione all'americana, ma è tutto vero: è una storia giurassiana. È il racconto da favola di Steven Barras, 33enne nativo del canton Giura, un'esistenza da fromboliere passata con la casacca dell’Ajoie. Nel scorso dicembre l’attaccante aveva annunciato il ritiro dalle competizioni: 757 partite, 348 reti e 409 assist per un totale di 757 punti, questo il bilancio conclusivo dell’ala che descrive così il suo stato d’animo 3 giorni dopo la conquista del titolo di Campione di Lnb. “Sono ancora un po’ sulla mia piccola nuvola, come ogni compagno. Venerdì dopo il successo abbiamo festeggiato con i nostri tifosi. Praticamente tutta la regione era presente a Porrentruy, innumerevoli i volti conosciuti. È stato bellissimo condividere la vittoria con tutta questa gente. Sabato invece si è svolta la festa più intima, quasi esclusivamente con i membri della squadra. Da ieri ho cominciato lentamente a rendermi conto di quello che è capitato. È un sentimento di pura gioia”.

Barras ha capito relativamente presto che il colpaccio sarebbe stato possibile. “Già dopo il primo turno ho notato che regnava parecchio equilibrio. Il Rapperswil non era così forte come il Langnau dell’anno scorso o il Losanna e il Bienne degli anni passati. Mi sono detto che disponevamo pure noi dei mezzi per vincere il titolo. Dopo il secondo e terzo turno questa convinzione è cresciuta, nessuna compagine appariva imbattibile”.

E così, gara dopo gara, gli eroi della Voyeboeuf hanno raggiunto l'ambito e storico traguardo centrando il terzo titolo della storia, un riconoscimento che mancava da 24 anni. “Gli ultimi tre minuti la mia linea (ndr. con gli stranieri canadesi Devos e Hazen) è praticamente rimasta sempre sul ghiaccio. Ciò è stato possibile grazie alle penalità e alle lunghe e tante interruzioni che sono accadute. Erano probabilmente i miei ultimi istanti da hockeista, ma non pensavo a questo fatto. Il ricordo di gara 5, dove ci eravamo fatti beffare nel finale, era ben presente nella testa. Mi sono concentrato sul gioco, senza pensare che sarebbe potuto essere il mio ultimo cambio e non pregustando il trionfo, prova ne è che quando mancavano pochi secondi dalla sirena finale mi sono avventato sul disco e ho segnato a porta vuota”, racconta il numero 10, vera icona e idolo locale che ieri sulle mura del castello di Porrentruy ha visto apparire uno striscione raffigurante una sua gigantografia.

“Quando ho visto guanti e bastoni volare in aria e l’invasione di pista, si è avverato un sogno. È una storia incredibile, non si poteva scriverla meglio. Smettere non è duro. Ho riflettuto molto prima di prendere la decisione definitiva. Ho ricevuto una proposta di promozione in banca, dove già lavoravo al 50%. Adesso sarò impiegato a tempo pieno. Certo l’hockey mi mancherà, ma resterò comunque nell’entourage della società. Vedremo ancora in che ruolo, prima però farò un anno sabbatico. Forse con degli amici creeremo una squadretta a Porrentruy per giocare in terza lega, ma solo per divertimento. L’abbonamento a Voyeboeuf per l’anno prossimo? Non so se mi verrà offerto o se lo comprerò, non ci ho ancora riflettuto. Ma è sicuro, assisterò alle partite per seguire in particolare i miei amici Hauert e Orlando e per ammirare le gesta dei nostri forti stranieri Devos e Hazen e degli altri ragazzi. E poi ho 2 piccoli bimbi, li porterò con me, sarà splendido vedere i match assieme a loro”.

In 16 anni di professionismo Steven non ha appunto mai cambiato aria. “All’inizo della mia carriera, nei miei migliori anni, era raro che i club di Lna pescassero in Lnb. Non ho mai ricevuto offerte di contratto concrete dalla massima lega e comunque non volevo firmare da qualche parte per poi giocare solamente nel quarto blocco. Io sono sempre stato felice e fiero qui nell'Ajoie, società fondata da mio nonno (ndr. nel 1973). È stato gratificante giocare l'intera carriera per la mia regione in qualità di top player”.

Rammarici per la mancata sfida contro il Bienne non ne esistono. "Io sono contro lo spareggio, non ha senso a mio avviso. Quando alzi la coppa del titolo secondo me la stagione è finita. Non chiedetemi quale sia il modulo giusto, non ve lo so dire, ma di sicuro non è uno spareggio. Contro il Bienne avremmo riempito 2 volte la Tissot Arena e la Voyeboeuf, ma altrimenti non sarebbe stato un challenge credibile, anche perchè i due club collaborano insieme da diverso tempo con buoni frutti". E per finire, un pensiero sull’evoluzione della serie cadetta in queste 16 stagioni giocate da protagonista. "Il livello è aumentato molto, come nelle altre leghe. In particolare la velocità è sempre maggiore, questo anche grazie al nuovo regolamento. Quindici anni or sono c’erano più trattenute e maggiori ostruzioni, la libertà d’azione era minore. Il cambio di regole ha favorite le mie caratteristiche, ora ci si diverte di più", conclude Steven Barras, una delle ultime vere bandiere dello sport moderno e orgoglio di un'intero cantone.

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