Formula 1

F1, fotografie mondiali

Bilancio della stagione di Formula Uno conclusa con il trionfo di Hamilton, con sguardo già proiettato sull'anno prossimo

Una stagione trionfale (Keystone)
1 dicembre 2018
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Sauber, Fred Vasseur, Charles Leclerc – Hinwil ha mantenuto il desiderio che Vasseur aveva espresso cioè di non essere ancora ultimi. Anzi, se avete visto la gara di domenica l’undercut di Leclerc lo ha messo in scia a Vettel con una prestazione che fa ben sperare. Il motivo del plauso e dell’ottimismo viene dalla prima annotazione e riguarda lo sviluppo della monoposto: a Hinwil già da tempo stanno lavorando su quella del 2019, questa era nata inizialmente per alloggiare un propulsore Honda. Essere stati comunque capaci di portare costanti miglioramenti di prestazione è un merito non di poco conto e la conduzione di Vasseur ne è una chiara immagine. Avere avuto nel team un futuro campione come Leclerc è stata un’occasione colta al volo sia dal team, sia dal monegasco. Infine, c’è la visione del futuro di Sauber che era di Sergio Marchionne, il quale molto ha dato in termini di rinnovo delle speranze per il team elvetico, da troppo tempo depresso. L’obiettivo per il 2019 è il quinto posto costruttori, con l’aggiunta, se possibile, di qualche podio. Raikkonen e Giovinazzi sono da verificare. Leclerc è una perdita importante, ma la sirena Ferrari era troppo forte.

Robert Kubica – Ci sono storie di uomini che tornano da luoghi lontani, che odorano di morte e ferimento. Il polacco è un talento straordinario, in primis come persona e poi come pilota. Ha lottato strenuamente, ha sperato, con l’aiuto di Rosberg – che lo ha fatto per pura amicizia –, ha cercato il sedile Williams ad inizio stagione 2018, soffiatogli da Sirotkin e dai grandi capitali russi. Poi il passaggio di Stroll alla Force India che papà gli ha comperato ha finalmente aperto uno spiraglio per una di quelle storie di sport di cui questa F1 ha tanto bisogno. Resta da sperare che la monoposto possa migliorare, ma siamo certi che nel 2019 qualcosa di buono per lui accadrà. Robert ha una forza morale straordinaria ed è integro, nonostante quanto accaduto.

Sergio Marchionne – Manca molto alla F1 e soprattutto alla Ferrari. Aveva visto lontano: puntare sugli italiani e Binotto, credere nel ritorno di Alfa Romeo, corteggiare Leclerc, comprendere che forse Arrivabene poteva non essere l’uomo giusto del team. E lo aveva capito molto prima dell’arrivo di Camilleri, giunto dopo la dipartita del numero uno e che per prima cosa ne ha scompaginato le scelte. Una vittoria a Spa a circa un mese dalla sua morte e nessuno che lo abbia ringraziato. Quando in seno al team qualcuno ha provato a proporlo, è stato immediatamente silenziato. Ha sbagliato, forse, nel non prendere Hamilton quando il caraibico si era offerto alla Ferrari e lo stesso dicasi per Ricciardo, ma era un uomo rapido nel decidere e fedele a taluni valori.

Max Verstappen – Certo che non è sempre simpatico, ma ha un carattere e una forza fuori dal comune. È cresciuto tanto, è maturato, il sistema Red Bull funziona, non si discute, e lui sarà un futuro campione del mondo. È l’unico in grado, a 21 anni, di fare paura a ogni pilota. Ha saputo conquistarsi un rispetto e un’attenzione che lo rendono speciale. È veloce, spavaldo, talentuoso, coraggioso. A volte va oltre, ma la F1 ha bisogno di personaggi veri, lui lo è. Nel bene e nel male. Matteo Bonciani – 19 anni vicino a Todt sono qualcosa che nella vita normale darebbero diritto al prepensionamento. Il fiorentino è quel signore alto con la barba che accoglie i piloti all’arrivo e che si occupa pazientemente della comunicazione Fia, in un mondo come la F1 dove incontrare alligatori è la norma, gentiluomini l’eccezione. Ad ogni GP trova sempre il modo di agevolare il lavoro di noi giornalisti, con una battuta, un sorriso e soprattutto con una lealtà professionale che è davvero merce rara.

Formula Uno – Il pensiero finale spetta ad uno sport che per molti di noi era una passione vera e che troppi ingegneri hanno trasformato in una materia arida e per pochi. I tempi cambiano è vero, ma quando si parla di corse, noi pensiamo ancora a staccate tirate al limite, sorpassi all’esterno, libertà di strategia gomme e benzina... Saremo forse poco al passo con i tempi, ma a forza di assomigliare alla Formula E il rischio è che si debba arrivare ad una scelta. Speriamo che nel 2019 la commissione Brawn sappia evitarla.

Nico Rosberg: 'Toto la mente, Lewis il braccio'

Il finlandese Nico Rosberg, campione del mondo nel 2016, ha espresso per noi alcuni pareri sui protagonisti della Formula 1.

Toto Wolff «Per me resta un vero genio come Team Principal, lui sa davvero gestire al meglio un team, è una persona estremamente intelligente, capace, ad esempio, di comprendere che blindare con il rinnovo del contratto Bottas in qualità di secondo pilota era un passaggio centrale per cercare di rivincere il Mondiale. E questo in un momento nel quale la Ferrari era ancora forte. Per me lui svolge un ruolo fondamentale nei continui successi ottenuti dalla Mercedes-Benz».

Lewis Hamilton «Metà stagione così così, ma poi il team ha serrato i ranghi per davvero e lui ha fatto una stagione semplicemente strepitosa. Perfetto, veloce, concentrato, davvero un Lewis a un livello altissimo. Merita senza discussioni il titolo, perché recuperare e inseguire è sempre impegnativo, significa assumersi dei rischi e andare oltre. Lui e il team ci sono riusciti».

Sebastian Vettel «L’opposto di Hamilton, nella seconda parte di stagione credo sia solo quinto o sesto. Molti errori e secondo me una mancanza a livello di gestione, oltre che del pilota. Seb deve imparare ad essere più paziente, ad adattare il suo stile di guida e di corsa senza perdere concentrazione, perché è senza dubbio bravo. Prendiamo Baku: si riparte dopo la safety car, ci sono Bottas, lui e dietro Lewis. Perché il suo team non gli ha detto di essere paziente, di fare la corsa su Hamilton anziché lasciarlo andare contro Valtteri e sbattere poco dopo? La Ferrari del 2019 deve lavorare molto sulla strategia, sul muretto, anche per dare calma a un pilota e aiutare a crescere un vero talento come Leclerc. Non ha senso andare così vicini al risultato e smarrirlo».

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