CALCIO

La pandemia mette in difficoltà anche le Nazionali

Molti club europei non vogliono lasciar partire i loro giocatori per paura di contagi e quarantene. ‘Siamo noi che li paghiamo e abbiamo la precedenza’

(Jürgen Klopp si è espresso contro la partenza dei giocatori del Liverpool)
17 marzo 2021
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E se il Covid-19 indebolisse le squadre nazionali? La FIFA ha allentato le regole per la convocazione dei giocatori per la prossima finestra internazionale, ma alcuni club sono intenzionati a non lasciar partire le loro star, nonostante si tratti di date ufficiali dedicate al via delle qualifiche per i Mondiali 2022. Da lunedì prossimo i club andranno in... pausa per dieci giorni per dar spazio all'attività delle nazionali. In Europa e Nord America l'attenzione è rivolta alle qualificazioni per la Cdm, mentre in Africa le qualificazioni per la Coppa d'Africa per nazioni stanno per concludersi. In Sudamerica, per contro, le partite relative ai Mondiali 2022 sono state rinviate, ciò che rende più facile la gestione dei casi di molti giocatori (Messi, Neymar...). Il problema è che tutte queste partite implicano centinaia di chilometri di viaggi, decine di paesi visitati e ulteriori rischi di contrare il virus, o di dover rispettare un periodo di confinamento al momento del rientro nel club, più o meno lungo a dipendenza delle restrizioni in vigore, ma assolutamente non compatibile con il calendario delle competizioni nazionali.

La FIFA è consapevole della situazione e ha allentato le regole per la cessione dei giocatori alle squadre nazionali. Dallo scorso agosto consente di non liberare i calciatori se “una quarantena di almeno cinque giorni è obbligatoria dalla data di arrivo” nel luogo in cui la partita si deve disputare, oppure nel paese di rientro del giocatore. Per esempio, il Bayern Monaco, il cui difensore austriaco David Alaba deve recarsi in Scozia, paese che la Germania considera a rischio, ha il diritto di trattenere il giocatore per evitargli una quarantena di 14 giorni al suo ritorno.

In Europa sta crescendo il sostegno alla linea che vorrebbe bloccare i calciatori internazionali: «Non si può lasciare andare i ragazzi e preoccuparsi della situazione soltanto al loro ritorno – si è lamentato di recente il tecnico del Liverpool, Jürgen Klopp –. Stiamo attraversando un momento storico nel quale non è possibile esaudire tutti i desideri. Bisogna riconoscere che i calciatori sono pagati dalle società, per cui sono queste ultime ad avere la precedenza».

In Francia, il Brest ha già annunciato che non libererà il centrocampista algerino Haris Belkebla e l'attaccante del Benin Steve Mounie, così come farà il Metz con una dozzina di giocatori, o il Digione e il Nantes con tutti i loro internazionali. Tuttavia, il Digione ha deciso di lasciar partire Anthony Racioppi, portiere della selezione U21 svizzera, impegnata nella fase a gruppi dell'Europeo di categoria.

E i selezionatori come stanno vivendo questo complicato momento? Per loro, ovviamente, si tratta di un ulteriore grattacapo che giunge dopo numerosi incontri segnati da polemiche tra club e nazionali, sullo sfondo di un calendario reso ancora più fitto dai rinvii causati dalla crisi sanitaria. La situazione è particolarmente preoccupante per le nazionali africane che hanno visto molti club ritirare il permesso ai loro giocatori. Il tecnico della Guinea, Didier Six, ad esempio, ha dovuto negoziare a lungo con il Liverpool prima di ricevere il nullaosta per il centrocampista Naby Keita: «Non ha senso lamentarsi, i club vanno capiti», ha affermato il tecnico francese.

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