Calcio

L'esempio? Arriva da San Gallo

Avversari domani del Lugano, finora i biancoverdi sono la rivelazione del campionato. Hüppi: 'Una posizione del genere non era nei piani, ma ce la godiamo'

Keystone
25 gennaio 2020
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Il terzo posto a una lunghezza dal Basilea secondo, a tre dal leader Young Boys, certifica una crescita e una solidità che fanno della squadra di Peter Zeidler, una realtà con la quale anche le grandi sono chiamate a fare i conti, rintuzzandone un attacco al vertice che, dopo 18 delle 36 partite in calendario, parrebbe convinto.
Un ardire, quello dei biancoverdi, che potrebbe anche comportare un aumento del carico di pressione, sulle spalle di giocatori poco avvezzi all’aria fine dell’alta classifica. «Non parlerei di pressione – esordisce Matthias Hüppi, presidente dell’Fc San Gallo –. Posso semmai dire che la nostra situazione ci fa molto piacere, ma non ci scomponiamo, perché sappiamo bene da dove veniamo. Non era facile costruire un progetto come il nostro, e lo abbiamo fatto in soli due anni, anticipando i tempi della nostra iniziale programmazione. Tutto si è svolto molto più velocemente di quanto avessimo pensato. Essere là davanti non era nei piani. Entriamo in campo per vincere, sempre, ma nel calcio non sempre alle intenzioni corrispondono i fatti. No, mai avrei pensato di chiudere l’andata con 35 punti, proprio perché so quale sia la nostra situazione, e da dove siamo partiti due anni fa. L’obiettivo sportivo era quello di dire la nostra nella prima metà della classifica. Ora però cercheremo di fare arrabbiare quanto più possibile Young Boys e Basilea. Ci proviamo, siamo felici di potercelo permettere, ma restiamo anche con i piedi ben piantati in terra».
Prima dell’avvento di Hüppi alla presidenza, spalleggiato da Alain Sutter in veste di direttore sportivo, il San Gallo ha navigato a lungo a vista, e in cattive acque, flirtando più volte con il fallimento. Nei piani della nuova gestione, quindi, non vi era una posizione di classifica così interessante. Le priorità erano altre. «Una di queste è divertire ed entusiasmare il pubblico. Inoltre, vogliamo proporre un calcio audace e lavorare con calciatori giovani, punto fermo della nostra filosofia, anche per una questione di contenimento dei costi. A tale proposito, posso dire che in questi due anni di lavoro, una delle operazioni che ci è riuscita meglio è proprio il risanamento delle finanze. Sarà senz’altro d’accordo con me che nel calcio non è una cosa semplice da ottenere».
Siamo d’accordo, sì. Tuttavia il San Gallo ci è riuscito, ed è uno dei motivi per cui il nuovo corso viene preso a esempio di gestione sana e di successo. «Tutta questa positività attorno a società e squadra non sono però scontate, lo sappiamo bene. Il girone di ritorno sarà molto esigente, la stagione verrà decisa da poche partite che si riveleranno chiave. Si può passare in fretta da un campionato di vertice, o quantomeno da Europa, a una posizione più anonima».

Compatti e solidali

La piazza sangallese è tradizionalmente molto calda e appassionata, vive della propria gente, del calore che trasmette. La società si è fatta apprezzare, la squadra ottiene risultati. Ne consegue che il pubblico del Kybunpark è in aumento. Ci sono però ancora ampi margini di crescita. «Naturalmente. Vogliamo ancora più spettatori, allo stadio. L’affluenza è però legata a molteplici fattori. Uno di questi, ovviamente, sono i risultati. Se continueranno a essere buoni, la media resterà notevole. Abbiamo fatto registrare un aumento del 6 per cento, un dato difficilmente riscontrabile in altre società. Migliorarla di 1’000 o 2’000 unità è però molto complicato. Non posso certo pretendere che ci sia sempre il tutto esaurito, ma è altresì vero che poter contare sempre su 10’000 spettatori crea un ambiente che può fare la differenza».
Sui risultati incide la qualità della rosa. Il San Gallo, per struttura, budget e filosofia gestionale, non fa eccezione e non può opporsi alle regole del mercato che privano le squadre svizzere dei loro pezzi pregiati, corteggiati all’estero e convinti a partire dalla classica occasione da non lasciarsi sfuggire. Emblematico, in tal senso, il caso del portiere Stojanovic, passato al Middlesbrough, nella Premiership inglese. A quell’offerta non poteva dire di no. «Ballavano cifre in effetti molto interessanti, sia per il club, sia per il ragazzo, il quale di fronte a un contratto così allettante giunto da un campionato prestigioso quale quello inglese ha chiesto di essere ceduto. Lo ha però fatto in modo signorile, trasmettendoci onestamente la sua volontà. Non se n’è andato a cuor leggero, il suo saluto ai compagni è stato molto toccante. Per noi farlo partire è un rischio, non lo neghiamo, ma è un rischio che dobbiamo correre. Abbiamo mantenuto la calma, abbiamo acconsentito alla sua cessione e abbiamo subito individuato un sostituto. Non ci siamo fatti trovare impreparati. Altri giovani che si stanno mettendo in luce non resteranno a lungo con noi, ne siamo ben consci. Sarà sempre così. Certe cessioni dovremo continuare ad accettarle, perché a san Gallo quello che spendi lo devi recuperare. Non abbiamo un mecenate che alla fine del mese paga le fatture, i conti li dobbiamo fare quadrare noi. E continueremo a fare così, con grande disciplina e con un occhio vigile ai conti».
Prima di diventare il presidente dell’Fcsg, Matthias Hüppi era un apprezzato e noto giornalista sportivo e conduttore della televisione svizzerotedesca. Catapultato nel calcio da un ambito professionale diverso, che il mondo del pallone si limitava a commentare, ha forse fatto un miracolo? La chiamano i colleghi per chiederla “ma come ci sei riuscito”? «Non sono solo, da solo non ce l’avrei mai fatta. Questo San Gallo è frutto di un eccellente lavoro di squadra. La nostra struttura è molto valida, gli azionisti ci lasciano lavorare in pace, anche nei momenti difficili, come quelli della passata stagione, quando per molte settimane eravamo combattuti tra lo spareggio contro la retrocessione e il terzo posto sinonimo di Europa (poi occupato dal Lugano, ndr). Tra noi membri del Cda c’è grande intesa, ci fidiamo l’uno dell’altro, ci parliamo apertamente. Vale anche per me, in veste di presidente, nel rapporto che ho con l’allenatore e con il direttore sportivo. Entrambi sanno che di me si possono fidare ciecamente. Parliamo di un sacco di cose, in modo chiaro. Ciascuno di noi sa di godere del sostegno degli altri. La fiducia reciproca è totale, e sarà sempre così, anche se dovessero affrontare nuovamente momenti di grande difficoltà. Restiamo compatti, e non lo dico tanto per dire: qui è davvero così».

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