Calcio

Caviglie da azzannare

Dopo la bruciante eliminazione in Coppa Svizzera, Stefano Maccoppi chiede al suo Chiasso determinazione e grinta

21 agosto 2019
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«Dobbiamo recitare il mea culpa e rimboccarci le maniche». Stefano Maccoppi non l’ha presa affatto bene la sconfitta del suo Chiasso a Bulle, nel primo impegno in Coppa Svizzera. Il 2-1 ai tempi supplementari rappresenta il quarto rovescio nelle cinque partite stagionali sin qui disputate, di certo il più bruciante, alla luce in particolare dei progressi che la squadra aveva mostrato nell’ultimo turno di Challenge League contro l’Aarau (vittoria 4-2 in rimonta)... «Fa molta rabbia, proprio perché dalla sfida con l’Aarau erano scaturiti segnali molto positivi. In settimana lo staff tecnico si era speso come non mai per far capire ai ragazzi che l’impegno di Bulle non andava snobbato, che la strada da seguire era quella imboccata con la reazione mostrata contro gli argoviesi e che non volevo alcun passo indietro rispetto a quella prova. Li abbiamo martellati giorno dopo giorno, tenendoli sulla corda per far loro capire che sarebbe stato un passaggio importantissimo nel processo di crescita personale e di gruppo. E invece da Bulle è giunto un segnale estremamente negativo. Non tanto per il gioco espresso, quanto per la determinazione vista in campo. A occhio e croce avremo perso il 90% dei duelli e questo è inaccettabile».

Una questione di mentalità che può essere spiegata nel contesto di una squadra molto giovane... «Occorre certamente un periodo di maturazione, molti sono i giocatori giunti nel corso dell’estate per cui la conoscenza reciproca è ancora da costruire, a livello personale come calcistico. Ma l’atteggiamento non dipende dall’età. Io voglio giocatori che mordano le caviglie degli avversari, pur offrendo agli spettatori un calcio propositivo. Contro l’Aarau la reazione c’era stata ed era da lì che saremmo dovuti ripartire. Il Bulle rappresentava l’avversario ideale per offrire una prestazione determinata, perché i friborghesi non hanno mai mollato di un centimetro, mettendo in mostra una mentalità che noi non abbiamo avuto. E dobbiamo renderci conto che per tutte le altre squadre di Challenge League, il Bulle siamo noi, per cui dovremo mettere in campo la stessa ferocia agonistica con la quale i burgundi ci hanno battuti. L’abbiamo fatto contro l’Aarau, dobbiamo essere in grado di farlo sempre».

Se i giocatori imparano la lezione, lo schiaffo di Bulle può paradossalmente rivelarsi salutare... «È la conferma che appena molli, per quanto inconsciamente, qualsiasi avversario è in grado di castigarti. Con il senno di poi, il gol messo a segno nei primissimi minuti del confronto non ha fatto il nostro gioco. Abbiamo avuto buone occasioni per raddoppiare, senza però approfittarne e al 120’ siamo stati puniti su una palla persa in maniera banale. Torniamo sempre al concetto iniziale: non possiamo permetterci di perdere nove duelli su dieci. Se il messaggio, anche grazie allo schiaffo di Bulle, passa, bene: in caso contrario c’è di che preoccuparsi».

Domenica al Riva IV scenderà il Vaduz, compagine che vanta un punto in più dei rossoblù... «Voglio vedere una squadra determinata. Determinata almeno quanto lo era stata contro l’Aarau. Adesso basta, voglio gente che morda le caviglie degli avversari, che scenda in campo con la convinzione di vincere ogni duello, ogni contrasto, ogni scontro fisico. Solo con questa determinazione saremo in grado di sorreggere l’impianto del nostro gioco, volutamente costruito su un calcio propositivo».

La rosa del Chiasso conta 26 giocatori, un numero difficile da gestire, in particolare durante gli allenamenti... «Abbiamo puntato molto sui giovani, in modo da farli crescere in un torneo comunque impegnativo. Purtroppo, in queste prime settimane di stagione siamo stati confrontati con una serie impressionante di infortuni: tra caviglie e ginocchia ho perso il conto. L’ultima tegola sulla testa ci è caduta lunedì, con la notizia della microfrattura a un piede subita da Rodrigo Pollero. A Bulle siamo andati in 16, compresi due giovani prelevati dal Team Ticino. Al mio arrivo avevo chiesto ai ragazzi se sapevano perché la società li avesse messi sotto contratto. Per giocare a calcio, hanno risposto. E io li ho subito corretti: non per giocare a calcio, ma per allenarvi al 100% delle possibilità, giorno dopo giorno. Chi gioca lo decide solo lo staff. E lo staff metterà sempre in campo l’undici più idoneo all’ottenimento del risultato. Questo per dire che una rosa al completo non mi spaventa: il giorno in cui ciò dovesse capitare starà ai ragazzi dimostrarmi in allenamento di meritarsi il posto in squadra».

‘Voglio vedere una squadra capace di lottare per la pagnotta’

A Chiasso l’estate è stata contraddistinta dal solito andirivieni di giocatori. Niente di nuovo sotto il sole, dunque. A cambiare è stato però l’approccio della società ad un campionato che negli ultimi anni ha costretto i rossoblù a lottare sempre e solo per una salvezza in extremis... «Non è che conoscessimo a menadito tutti i nuovi arrivati – precisa Stefano Maccoppi –. Alcuni potevano rappresentare un’incognita, mentre di altri sapevamo pregi e difetti. Li abbiamo però inglobati tutti in un processo a mio modo di vedere molto stimolante. Siamo partiti da una domanda: invece di limitarci al solito campionato da squadra costretta a difendere con i denti ogni risultato positivo, perché non inculchiamo in questi ragazzi – peraltro tutti giovani – l’idea di un calcio propositivo, sicuramente più divertente da vedere e da giocare e che contribuisca a farli crescere e a formarli? Trovo questa impostazione brillante sotto tutti i punti di vista. Va da sé che il calcio propositivo non basta per vincere le partite e assicurarsi una salvezza il più possibile comoda. Ci vuole pure la determinazione nell’uno contro uno, determinazione che non ho visto a Bulle, così come non l’avevo vista – almeno nell’intensità desiderata – nelle partite precedenti. Il ritornello è sempre lo stesso, ma nel calcio del giorno d’oggi la tecnica, se viene separata dall’impegno agonistico e fisico, conta ben poco. Nelle amichevoli pre-campionato, peraltro segnate da buone prestazioni, avevo già percepito la tendenza della squadra a perdere troppi palloni, a non vincere i contrasti, a sbagliare banali controlli. E li avevo avvisati: qui non siamo più nel settore giovanile, ma ogni domenica si affrontano uomini veri che lottano per difendere la loro pagnotta. Voglio vedere un Chiasso capace di lottare per la pagnotta. A partire da domenica».

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