Calcio

La conferma: Srivaddhanaprabha era sull'elicottero

Il patron del Leicester morto nello schianto avvenuto nel parcheggio dello stadio un'ora dopo dopo la partita di sabato sera contro il West Ham

28 ottobre 2018
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Dalla favola alla tragedia nello spazio di un tempo breve, troppo breve. Leicester e tutto il mondo del calcio britannico (ma non solo britannico) sono sotto shock all'indomani dello schianto come una palla di fuoco – sotto gli occhi delle telecamere – dell'elicottero del proprietario della squadra di calcio locale: il miliardario thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, 60 anni, artefice col tecnico romano Claudio Ranieri della storica e imprevedibile vittoria in Premier League del Leicester City datata 2015/2016.

Cinque le persone a bordo, secondo le ricostruzioni dei media: il patron, due passeggeri e due piloti.

Tutto si è consumato in pochi secondi, dopo la fine del match di campionato fra le Foxes in maglia azzurra di Leicester e il West Ham. L'elicottero, un Augusta Westland AW-169, è decollato dal campo da gioco, ma appena fuori dallo stadio si è avvitato su se stesso in aria per l'apparente blocco di un rotore prima di precipitare, prendere fuoco, esplodere: un guasto tecnico, si direbbe, anche se l'indagine sulle cause è coperta dal riserbo.

Un cameraman di SkyNews ha raccontato la scena con il terrore ancora negli occhi. «L'ho visto in stallo – ha detto – poi, non so come, ma mi è sembrato che il pilota sia riuscito a rallentare la rotazione e a deviare la caduta su un angolo vuoto del parcheggio». Evitando una strage fra gli spettatori che defluivano. «Per me quel pilota è stato un eroe», ha proseguito il cameraman nella sua testimonianza, senza dimenticare «un altro eroe», il poliziotto che per primo «ha cercato di prestare aiuto» sfidando il pericolo delle fiamme.

Invano: oggi per Leicester è stato giorno di sgomento e dolore. A condividerli, con l'intera squadra rispecchiata nelle lacrime dal portiere figlio d'arte Kasper Schmeichel, non sono mancati grandi nomi del football inglese e internazionale, allenatori (da Sven Goran Eriksson, a Mourinho, a Sarri), né leggende partorite in casa come Peter Shilton o come Gary Lineker: abbonato ai colori del team della sua città da 50 anni, da quando ne aveva sette.

Gli allenamenti ora sono sospesi, la prossima partita è rinviata. E i sentimenti sono collettivi, dimostrati dalle migliaia di fan radunatisi con fiori, sciarpe e messaggi di preghiera attorno allo stadio e al campo d'allenamento.

Collettivi come collettiva era stata la gioia di una comunità - rianimata nell'orgoglio cittadino due anni fa, nel cuore dell'affannata Inghilterra post industriale delle Midlands - in occasione del trionfo più bello e inatteso: quando le Foxes misero in fila i colossi di Londra, di Manchester, di Liverpool, come un Davide calcistico contro tanti Golia, conquistando un titolo che al principio della stagione i bookmaker offrivano 5000 contro 1, con una quotazione meno favorevole rispetto all'ipotetica resurrezione di Elvis Presley.

Alla fine, invece, a indossare i panni dell'Elvis redivivo fu l'allenatore scelto proprio da Srivaddhanaprabha, Claudio Ranieri da Testaccio. Un miracolo che il tycoon thailandese – nato a Bangkok da famiglia d'origine etnica cinese col cognome Raksriaksorn, arricchitosi nella grande distribuzione e ribattezzato infine grazie a un'onorificenza ad hoc del re di Thailandia con il lunghissimo nome anagrafico che significa “luce verso la gloria del progresso” – compensò con una vettura di lusso per ciascun giocatore e grandi feste.

E che ha continuato a scaldare il cuore della gente di Leicester, roccaforte della working class inglese e al contempo meta di tanti nuovi immigrati multicolore, anche quando il sogno di bissare il miracolo tramontò dopo poche giornate dell'annata successiva: sull'onda di qualche cessione, di ambizioni personali, d'uno spogliatoio forse meno compatto.

L'epilogo fu l'esonero di Ranieri, che Srivaddhanaprabha subì obtorto collo. E che tuttavia non ha cancellato il loro rapporto - il tecnico italiano è ora atteso da molti in città - né l'amore della piazza per entrambi: testimoniato, giusto qualche mese fa, addirittura dalla proposta di una statua bronzea.

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