Calcio

Caso Ronaldo: 'No al linciaggio mediatico a priori'

Intervista a Xavier Jacobelli, direttore del torinese "Tuttosport”, testata particolarmente attenta alla questione del presunto stupro del portoghese

20 ottobre 2018
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È una lotta senza esclusioni di colpi, quella tra i legali della 34enne ex modella Kathryn Mayorga, che accusa Cristiano Ronaldo di violenza carnale (si parla di fatti risalenti al 2009), e gli avvocati dell’asso portoghese della Juventus, impegnati a smontare le tesi dell’accusa, debitamente pagati per farlo (un esperto di medicina legale, un ex agente di polizia e un addetto alle pubbliche relazioni, per parlare del caso ai media, sarebbero finora costati al portoghese circa un milione di franchi, e la pratica è lungi dall’archiviazione).
I legali di Mayorga stanno giocando una partita quasi totalmente legata all’impressione destata dalla vicenda sul pubblico: una strategia molto mediatica, roboante, come attesta l’invio dei documenti in loro possesso alle Procure di diciotto Paesi. Inoltre, in sede civile, vorrebbero dimostrare come non sia più valido l’accordo extragiudiziale del 2010 (raggiunto sei mesi dopo l’accaduto) con il quale fu stabilita la cifra di 375mila dollari per chiudere la vicenda.
Sul fronte del calciatore della Juve, si è passati al contrattacco, per mezzo di una perizia informatica tesa a dimostrare la manomissione dei documenti citati dalla controparte (sottratti da un hacker nell’ambito del caso Football Leaks), e della caccia serrata ai testimoni, per chiarire i punti meno chiari di una vicenda che di chiaro non ha nemmeno i contorni. Per avallare la tesi secondo la quale Ronaldo e l’ex modella avrebbero fatto ritorno al Rain, il locale nel quale si erano conosciuti e che la notte incriminata avevano lasciato per chiudersi in albergo e consumare un rapporto sessuale. Forzato per l’una, consensuale per l’altro.
Il tentativo è chiaro: smontare ogni accusa e ripulire l’immagine di Ronaldo, pesantemente chiamato in causa da una storia attorno alle quale, inevitabilmente, sono nate anche parecchie speculazioni. Proprio per l’enorme impatto mediatico che ha avuto e continua ad avere, amplificato dai canali social che tutto fanno rimbalzare, non sempre con l’attendibilità richiesta a una notizia.
Sul ruolo della stampa in generale, e dei giornalisti in particolare, in una vicenda così tanto mediatica quanto controversa, si sofferma con grande partecipazione emotiva – e con la competenza e l’esperienza che gli derivano da una carriera ormai pluridecennale – Xavier Jacobelli, direttore del quotidiano sportivo ‘Tuttosport’, storico ‘foglio’ di Torino, tradizionalmente legato alla Juventus e al Toro, le due squadre di una città toccata da vicino da una vicenda che chiama in causa l’asso portoghese, il colpo di mercato estivo della Juve. Cr7 non ha smesso di fare scorrere fiumi di inchiostro, nonostante il suo arrivo sia ormai datato e il suo ambientamento nella serie A ormai completato.
Inevitabile che ‘Tuttosport’, che sia nell’edizione cartacea, sul portale tuttosport.com, o sui canali social di riferimento della testata, sia particolarmente attento e puntuale nel seguire e nel riferire quanto accade, con servizi e approfondimenti quotidiani. Una sorta di atto dovuto alla storia stessa della testata e ai suoi lettori o fruitori.
La vicenda Ronaldo – spiega con fervore Xavier Jacobelli, particolarmente interessato alla chiave di lettura mediatica del caso – ripropone la questione di che cosa debba e voglia essere il nostro mestiere nel terzo millennio, nel tempo dei social e delle false notizie. Con false notizie intendo le cosiddette “fake news”. Le chiamo false notizie perché non mi piace l’anglofilia. L’italiano è una lingua bellissima. Chiamare “fake news” quelle che altro non sono che panzane, o notizie false, è un esercizio inutile. Tanto per cominciare, questa è una vicenda molto delicata. Ne consegue che sia l’una sia l’altra parta in causa, finché non ci sarà stato un pronunciamento della giustizia americana in un senso o nell’altro, ha il diritto di essere rispettata. A me non è piaciuto per niente, e su ‘Tuttosport’ lo stiamo ribadendo giorno per giorno, questo linciaggio mediatico preventivo nei confronti di Ronaldo. Come ribadito non certo solo dal sottoscritto (tra gli altri, si è espresso così anche il premier portoghese Costa), ritengo che Ronaldo abbia diritto alla presunzione d’innocenza. Che uno venga accusato di qualcosa, non fa automaticamente di lui un colpevole. Fino a prova contraria, uno è innocente. Se il corso della giustizia dimostrerà il contrario, è un altro paio di maniche, ma ancora non siamo a questo punto. Nel frattempo, noto molto provincialismo da parte di alcuni settori del mondo dell’informazione italiano. Le faccio un esempio: un tabloid inglese, il ‘Sun’ o il ‘Daily Mail’, non ricordo bene perché tra le due testate hanno fatto davvero a gara, su questa storia (è il ‘Sun’, ndr), se ne è uscito con l’indiscrezione secondo cui nella vicenda sarebbe coinvolta anche Rubi, personaggio noto alle cronache italiane per il suo coinvolgimento nel cosiddetto ‘bunga bunga’ berlusconiano. È stato scritto che all’epoca, in cambio di 4’000 euro, trascorse una notte d’amore con Ronaldo. Poi che cosa succede? La stessa ragazza deve intervenire per smentire la notizia e ribadire di essere stanca di essere strumentalizzata in qualunque vicenda di questo tenore. Insomma, è bastato che un sito inglese pubblicasse la notizia che automaticamente, senza le verifiche del caso e senza chiamare la diretta interessata, il giorno dopo Cristiano Rolando si è visto tirato in ballo a mezzo stampa anche in questa storia, al pari della stessa Rubi. È un esempio di come, ai tempi dei social in cui c’è qualcuno convinto di insegnarci come va il mondo con i 240 caratteri di un tweet, l’autorevolezza, l’attendibilità e la credibilità continuano a essere le basi per fare bene questo mestiere, anche in questa vicenda così delicata. Per esercitare bene la nostra professione non resta che attenersi rigorosamente ai fatti. Questo non può diventare una sorta di derby tra chi parteggia per Ronaldo e chi invece per la signora Mayorga. È una questione, se la parola non è desueta, di deontologia professionale, di modo di esercitare la professione. Dopo di che, è normale che un uomo che conta 134 milioni di followers soltanto su Instagram, sia fatalmente al centro dell’attenzione planetaria anche quando fa uno starnuto. Figurarsi in una vicenda come questa.
Giornale con radici, storia e tradizione a Torino, ‘Tuttosport’ gode di un punto d’osservazione privilegiato sul pianeta Juve, diventato ancor più di respiro internazionale proprio grazie all’acquisto di Ronaldo dal Real Madrid, per quello che è stato definito ‘il colpo del secolo’. Direttor Jacobelli, ci consenta una provocazione: a fronte di cotanta ‘complicità’ con la realtà bianconera, la difesa a oltranza di Ronaldo rischia di essere interpretata come un ‘giù le mani dalla Juve’ un po’ aprioristico. Mai avuta la tentazione di assumere le difese ‘a priori’ di un simbolo dell’attuale corso juventino?
Guardi – replica Jacobelli con fermezza – ‘Tuttosport’ nasce il 30 luglio 1945 per mano e per opera di quel grande giornalista che fu Renato Casalbore purtroppo scomparso il 4 maggio del 1949 nella tragedia di Superga, sul cui colle perì la squadra granata nota come il ‘Grande Torino’. È evidente che dal punto di vista storico, il Toro e la Juve siano il punto di riferimento di un giornale che prima di tutto è torinese, poi piemontese, infine nazionale. Ma c’è di più: dai dati di luglio che ho appena visionato siamo il decimo giornale nazionale come diffusione di copie cartacee. Il portale tuttosport.com, secondo i dati di agosto, viaggia attorno agli 800mila visitatori al giorno. Nell’arco di un mese, le pagine viste sono più di 250 milioni. Il nostro profilo Facebook conta circa 800mila followers. È un giornale che grazie a internet abbatte ogni tipo di barriera nazionale, e che dal punto di vista del cartaceo sta cambiando pelle. Io sono tornato a ‘Tuttosport’ cinque mesi fa (ne assicurò la direzione una prima volta tra il 1998 e il 2004, ndr) e sono convinto che non sia vero che i giornali cartacei sono destinati a morire. I giornali, nella fattispecie quelli sportivi, devono però cambiare il modo di raccontare lo sport. Non possono spuntarla contro la concorrenza minuto per minuto di internet e delle televisioni satellitari. Ecco perché abbiamo sviluppato una sezione di approfondimenti e di inchieste. Da quando è scoppiato il caso Ronaldo, tutti i giorni cerchiamo di essere il più imparziali possibile, perché siamo convinti che una vicenda così delicata che chiama in causa un reato così abominevole – come lo ha definito lo stesso Ronaldo – che è lo stupro, debba essere trattato con il massimo rigore. A maggior ragione in un’epoca segnata dal “#metoo” e da tutto quanto ne è scaturito. È però altrettanto evidente che ciascuno di noi possa poi esprimere liberamente le proprie opinioni. Giovedì scorso, per esempio, abbiamo ospitato due interventi di due giornaliste sportive che seguono lo sport, e in modo specifico il calcio, Maria Salvetti e la scrittrice Susanna Marcellini, le quali hanno espresso il loro punto di vista più che mai interessante. Non abbiamo alcuna remora né preclusione nell’affrontare questo tipo di argomento. Quello che auspichiamo, confido che lo facciano tutti, è che si arrivi in fretta alla fine di questa vicenda, con una conclusione che faccia luce sull’accaduto. Una cosa è certa: uno delle due parti in causa mente. Una verità, in questa vicenda, c’è. Speriamo che venga acclarata il più presto possibile.
Rieccoci alla provocazione: ‘Tuttosport’ tratterebbe il caso Ronaldo alla stessa maniera anche se fosse di un’altra squadra?
Assolutamente sì, anche perché nell’ottica di quanto le ho detto, il giornale è uno strumento di informazione che cerca di venire incontro alle richieste dei lettori. Ebbene, in questo periodo, e presumo che succeda anche a altre testate sportive, non solo non italiane (penso soprattutto al tedesco ‘Spiegel’), questo è uno degli argomenti che più interessa. Favorito, in questo, dalla sosta del campionato.

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