Calcio

Firenze saluta Davide con un coro da brividi

Migliaia di persone hanno dato l'addio ad Astori, il capitano della Fiorentina morto improvvisamente domenica

Keystone
8 marzo 2018
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Piazza Santa Croce a Firenze è viola. Di bandiere sventolanti. Di sciarpe tese sopra le teste. Di fiori. Di lacrime. Soprattutto di lacrime. Piazza Santa Croce a Firenze è la Curva Fiesole dell’Artemio Franchi e al contempo è la curva di tutti gli stadi d’Italia e forse non solo. Almeno diecimila, scrivono i media, le persone accorse per l’ultimo saluto a Davide Astori, morto nel sonno domenica notte in un albergo di Udine, dov’era in ritiro con la Fiorentina. In quindicimila erano arrivati a rendere omaggio al 31enne di San Pellegrino Terme nella camera ardente allestita nella palestra del centro tecnico di Coverciano.

Un fiume di gente ieri, un mare oggi, per quel ‘ragazzo’ che i meno calciofili forse nemmeno avevano mai sentito; così poco personaggio in un mondo, quello del pallone, sempre più votato alle star dai mille capricci e meno agli uomini. 

“Un capitano, c’è solo un capitano!” s’alza a gran voce all’uscita del feretro dalla Basilica di Santa Croce. È un coro da brividi, cantato, urlato, pianto. E stavolta i fumogeni, viola pure quelli, non sono un urlo di guerra calcistica, bensì un grido di dolore e tristezza. La morte di Davide Astori, improvvisa e assurda come può essere una vita spezzata a 31 anni, ha sconvolto non solamente la società viola e Firenze, città da cui s’era fatto adottare senza fatica. Da domenica è tutto un Paese a essere sotto choc. Perché Astori era sì il capitano della Fiorentina; ma sotto la maglia numero 13 c’era un uomo capace di rimanere Davide. Quel “Davide, Davide, Davide !” che s’eleva dal mare in Piazza Santa Croce. È per Davide, che al funerale sono venuti autorità politiche, rappresentanti di squadre e del mondo del calcio in generale. «Il tuo nome significa ‘amato’ – dice, molto commosso, il compagno di squadra Milan Badelj che ha voluto parlare a nome di tutta la famiglia viola, così l’ha chiamata –. Sei semplice, diretto, non sei come tutti gli altri. Ci hai indicato la strada col tuo cuore. Hai parlato con la lingua universale, quella del cuore. I tuoi genitori non hanno sbagliato nulla, con te: sei il figlio e il fratello che tutti vorrebbero avere. Il miglior compagno di squadra. Sei il calcio pure dei bambini. Tua figlia, crescendo, dovrà sapere chi è suo padre: un uomo con la ‘U’ maiuscola». In lacrime, Badelj racconta che «al mattino, quando arrivavi nella stanza del fisioterapista, eri sempre tu ad accendere la luce. Tu questo sei per noi: la luce».  

La luce, ma anche una spalla dopo un allenamento estenuante, colui che arriva in mensa e riscalda l’ambiente col proprio sorriso, quello che sgrida i giovani e responsabilizza i più esperti. Astori il capitano in campo. “E poi – ha scritto su Instagram l’altro compagno di squadra Riccardo Saponara – ci sono i Davide, che ti entrano immediatamente dentro con un semplice ‘Benvenuto a Firenze Ricky’”. 

 

O capitano, mio capitano. Perché non sei sceso a fare colazione insieme a tutti noi? Perché non sei passato a riprendere le tue scarpe fuori dalla camera di Marco e non sei venuto a bere la tua solita spremuta d'arancia? Ora ci diranno che la vita scorre, che lo sguardo va puntato in avanti e dovremo rialzarci, ma che sapore avrà la tua assenza? Chi arriverà ogni mattina in mensa a riscaldare l'ambiente con il proprio sorriso? Chi ci chiederà incuriosito ciò che abbiamo fatto la sera precedente per riderci su? Chi sgriderà i più giovani e chi responsabilizzerà i più esperti? Chi formerà il cerchio per giocare a "due tocchi" o chi farà ammattire Marco alla play? Con chi dibatteremo sulle puntate di Masterchef, i ristoranti fiorentini, le serie TV o le partite disputate? Su chi appoggerò la mia spalla a pranzo dopo un allenamento estenuante? Torna dai, devi ancora finire di vedere LaLaLand per poterlo analizzare come ogni film appena uscito. Torna a Firenze, ti attendono in sede per rinnovare il contratto e riconoscerti il bene e la positività che doni quotidianamente a tutti noi. Esci da quella maledetta stanza, ti aspettiamo domani alla ripresa degli allenamenti. Nella vita ci sono persone che conosci da sempre con le quali non legherai mai, poi ci sono i Davide che ti entrano immediatamente dentro con un semplice "Benvenuto a Firenze Ricky". Ovunque tu sia ora, continua a difendere la nostra porta e dalle retrovie illuminaci il giusto cammino. O capitano, mio capitano. Per sempre mio capitano.

Un post condiviso da Riccardo Saponara (@rickinara) in data:

“Un capitano, c’è solo un capitano!”, canta ancora il mare di Firenze.

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