Basket

Mille incognite sotto le plance per la Sam

Aspettando le direttive della Federazione, Robbi Gubitosa tratteggia quello che sarà il futuro del Massagno

Verso un anno di transizione (Ti-Press)

Malgrado la pandemia che gli ha tolto la possibilità di vincere qualcosa con il suo Massagno - perché lo scorso campionato la squadra era da top-3 -, Robbi Gubitosa è un allenatore sereno. E quando, dopo anni a costruire, ti ritrovi con le ali tarpate da fattori extrasportivi, il rammarico è lecito. Il campo aveva detto che la Spinelli era stata costruita bene e, al netto degli infortuni, in grado di giocarsela sino alla fine. Ora si tratta di guardare avanti, anche se le incognite rimangono alla base di qualsiasi discorso. «Non sappiamo niente e non si possono ipotizzare strategie e date, come è logico che sia in questo momento. Giustamente siamo tutti concentrati sull’aspetto della salute e quindi va bene così», sottolinea il tecnico della Sam. Nulla però impedisce di fare ipotesi... «Su questo piano, la società punta a una stagione di transizione. Abbiamo già confermato tutti i nostri giocatori svizzeri e avremo anche il recupero di Grüninger a tempo pieno. Quindi siamo orientati per avere uno o due stranieri, considerando comunque Slokar uno straniero per modo di dire, visto che vive qui».

Favorevole all’abolizione del 3+1? «Certamente. Non ha senso pagare quattro giocatori per averne tre in campo. O tre o quattro, anche se egoisticamente a me andrebbero bene anche solo due stranieri. Ma ovviamente il basket ha chiare esigenze e gli stessi sponsor sono più disposti quando si garantiscono visibilità e spettacolo». Una soluzione autarchica, diciamo così; dettata in particolare dalle incertezze? «Bisogna chiedersi chi sarà ancora disposto a investire cifre importanti quando non si sa nulla del futuro: non è chiaro, a tutt’oggi, se la stagione avrà inizio a ottobre o se avrà altre date, ma la società non può aspettare la fine di settembre per essere assemblata. Occorre quindi che Swiss Basket prenda delle decisioni nelle prossime settimane e formuli alcune ipotesi, oltre a definire il numero degli stranieri e la formula del campionato. Tutte incognite che pesano parecchio sulle strategie di un club».

Nonostante ciò, il mercato degli svizzeri ha già avuto alcuni scambi importanti... «È vero, ma riguarda due squadre: Ginevra e Olympic, le due società che hanno i maggiori mezzi finanziari. E, qui, non si parla dei soli svizzeri: è probabile che Touré si trasferisca in riva al Lemano (così come fatto da Jurkewiecz, lasciate le sponde della Sarine). Il Friborgo, dal canto suo, è intenzionato a confermare Aw che, con l’arrivo di Cotture, comporrà la coppia degli svizzeri più forte sotto le plance. Ma queste due società, con questo continuo scambio dei pezzi grossi svizzeri, sono anche quelle che hanno fatto lievitare i costi degli svizzeri stessi, in pratica escludendo dal mercato quasi tutte le altre avversarie. Forse solo il Neuchâtel ha i mezzi per contrastarle, ma tutte le altre, noi compresi, certamente no».

Assicurandovi i fratelli Mladjan la scorsa stagione, voi siete fuori dal giro? «Certamente, questo è un aspetto importante in più, e recuperando Grüninger abbiamo un’ulteriore rotazione di spessore. Si tratterà quindi di capire che scelte saranno fatte dalla Federazione e anche dalle altre società, ma ribadisco la nostra volontà di iniziare la stagione con non più di due stranieri». Ciò significa che il vostro mercato varierà a dipendenza dei risultati? «Dipenderà anzitutto dalle possibilità finanziarie: in seconda battuta si tratterà di capire come e in che modo aumentare il tasso tecnico per rapporto agli obiettivi prefissati». Ci sarà un mercato stranieri diverso? «La pandemia lascerà il segno anche in questo ambito, per cui si dovrà capire in quanti saranno sul mercato e a quali prezzi: è indubbio che si troveranno stranieri che costeranno la metà o un terzo dei migliori svizzeri, come sempre del resto. Chi pescherà bene sarà vincente senza fare follie».

Niente pubblico, niente stimoli

Avrebbe senso giocare a spalti vuoti? «Sarebbe un’assurdità: dato per scontato che non sono le entrate a farci ingrossare a dismisura gli incassi, considerata una frequenza molto modesta sulla media della stagione, giocare senza pubblico è come fare le amichevoli, proprio perché i giocatori devono avere il massimo degli stimoli e questi si trovano solo se c’è qualcuno che te li dà: non per nulla si afferma sempre che il pubblico, in certe sfide, è né più né meno il sesto uomo. Quindi, senza pubblico non avrebbe alcun senso giocare, e spero che a nessuno venga a farci simili assurde proposte».

Estate in stand by? «Forzatamente: non è il caso di fare voli pindarici o crearci fase illusioni. Noi abbiamo chiarezza sul nostro punto di partenza e poi vedremo se le varie indicazioni che arriveranno ci daranno degli input differenti. Per ora, tanta prudenza e rispetto per tutti e, una volta tornata la normalità, sempre che torni, molte cose si adegueranno».

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