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'Nel freeride la paura ti fa reagire'

Lo avevamo lasciato in Cile, nell’agosto 2018, lo ritroviamo al Sud delle Alpi. Il freerider ticinese Wally Brughelli non ha mai smesso di sognare

Contenuti spettacolari. In sicurezza
19 febbraio 2020
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Lo avevamo lasciato in Cile, nell’agosto 2018, impegnato in veste di allenatore responsabile della Nazionale di snowboard freestyle cilena. Lo ritroviamo al Sud delle Alpi, per dedicarsi all’attività professionale che porta avanti unitamente a quella sportiva. Il freerider ticinese Wally Brughelli ha ridotto un po’ gli impegni agonistici, negli ultimi due anni, ma il circuito mondiale non lo ha mai del tutto abbandonato. Né ha smesso di sognare.

Wally riesce sempre a ritagliarsi degli spazi per cimentarsi come atleta nelle spettacolari gare di freeride, la disciplina in cui primeggia a livello internazionale. A fine luglio è giunto secondo nel “banked slalom” della prestigiosa “Columbia Snow Challenge” a Valle Nevado, un tracciato simile a un boardercross, più grezzo, costruito a pala, senza gatto delle nevi quindi molto tecnico.

Qualche giorno più tardi, per racimolare preziosi punti che gli potessero aprire le porte alle gare di freeride a 3 e 4 stelle in Europa, aveva partecipato alla prova valida per il circuito mondiale organizzata da Freeride Chile, dove aveva conquistato un brillante terzo rango nonostante condizioni di gara e di innevamento precarie. L’appuntamento successivo avrebbe dovuto essere il prestigioso “Chilean Freeride Championship”, il più importante dell’emisfero sud, competizione a inviti con tutti i migliori interpreti della disciplina al mondo, per la quale Brughelli era stato già selezionato negli ultimi due anni. Puntava al podio ma la gara era stata annullata per problemi di innevamento.

Aiuto vicendevole

«Da allora – conferma Wally – ho ridotto un po’ i ritmi dell’attività agonistica, pur continuando a gareggiare per fare i punti necessari all’iscrizione alle gare 3 e 4 stelle, le più prestigiose. Nella stagione 2018/19 ho partecipato a quattro gare, ottenendo tre piazzamenti nei primi dieci. Grazie ai punti raccolti, sono rientrato nel circuito di gare a 3 e 4 stelle. Nella prima gara 3 stelle cui ho preso parte, a Vars (Francia), ho ottenuto un secondo posto. Nella prova successiva, a St. Moritz, sono giunto nono. Un buon risultato, se tengo conto che nelle ore precedenti la gara ho fatto due giorni di ‘powder’ (da intendere come neve polverosa) ad Airolo subito dopo una bella nevicata, in condizioni che non si verificavano più da due anni. Me la sono goduta, non ho potuto fare a meno di ‘ridare’ (si pronuncia ‘raidare’, ndr). Non posso dire di essere arrivato alla gara in condizioni ideali. Quello che dovevo fare, però, l’ho fatto. La competizione l’ho portata a casa, ma ho espresso solo il 20 per cento di quello di cui sono capace: nono posto su 35 iscritti, non mi posso lamentare. Nel ranking mondiale sono 17esimo. È un buon piazzamento, anche perché non ho preso parte a tutte le gare in calendario».

In agenda ci sono alcuni appuntamenti importanti in arrivo. Wally li approccia con il sorriso e lo spirito libero di sempre, da perfetto autodidatta che gestisce da solo sia il calendario, sia preparazione e allenamenti. Con i compagni di ventura, i suoi amici e avversari sul circuito, quali punti di riferimento a cui rivolgersi per un consiglio, uno scambio di opinioni. Parliamo, tra noi atleti. Ci confrontiamo, troviamo spunti. Ci diamo vicendevolmente aiuto e motivazioni».

«A Bruson (Verbier) – ricorda – è andata male, sono giunto 17esimo a causa di un’incomprensione con un pattugliatore. Ho imparato che devo fidarmi solo di me stesso. Così, se commetto un errore, so che è soltanto colpa mia. Presto sarò al 4 stelle di Jasna (Slovacchia), poi Bansko, in Romania (3 stelle), Kitzsteinhorn, per chiudere a Obergull, sempre in Austria, gara che lo scorso anno venne annullata. Per la classifica fanno stato le prime tre gare, quelle con i risultati migliori. Poi, la differenza in termini di punti la fa la partecipazione alle 3 o alle 4 stelle. Queste ultime sono gli appuntamenti che premiano di più: 2’500 punti al vincitore, invece dei 1’100 che spettano a chi si impone nelle 3 stelle, lo stesso gruzzolo che raccogli se arrivi sesto in una 4 stelle, ecco perché punto alle 4. Al termine della stagione, sarei contento con un piazzamento nei primi 20 del ranking mondiale, ma l’obiettivo più ambizioso è il Top-10».

Coraggio e scienza, passione e tecnica 

Con lui, inizialmente, c’era un’altra ticinese, Annamaria Zgraggen, da tempo ritiratasi dal circuito. Così, Wally è rimasto l’unico ticinese a prendere parte al Tour mondiale di freeride, disciplina ‘estrema’ che esalta il fuoripista, nel rispetto, però, delle leggi della natura e in ossequio a svariate norme sulla sicurezza. La disciplina coniuga il coraggio con la scienza, la passione con la tecnica, in un contesto in cui – ci disse quando ne spiegammo la vocazione – «sono in pace con la mia anima, e con gli altri». I freerider, solo apparentemente degli incoscienti, eseguono discese che possono durare 30 secondi, fino a un minuto e mezzo. Lo fanno in condizioni estreme, con pendenze che superano il 55 per cento (praticamente la verticale), Ma lo fanno con una consapevolezza che deriva dal massimo rispetto per le leggi della natura. E dopo un’attenta analisi di quella che definiscono la “linea”. Non si assumono rischi inutili. Niente improvvisazione, bensì tanta esperienza e l’inevitabile pizzico di incoscienza tipica degli sport estremi, ad alti contenuti emotivi e spettacolari.

I conti si fanno anche con la paura. «Ti tiene lì. Se non la avverti, allora sì che sei un incosciente. I rischi che la montagna presenta non vanno sottovalutati. Vanno visti, sentiti, captati. La paura ti fa reagire. Il panico, invece, ti blocca».

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