Altri sport

Vertical e skyrunnner ‘per tornare in forma’

Mirko Tagliabue racconta come da ‘carnivoro convinto’ abbia cambiato dieta

2 novembre 2019
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Che si tratti di una moda o di una sempre più estesa presa di coscienza, la dieta vegana conquista l’attenzione e l’approvazione anche degli sportivi. L’atleta Carl Lewis, le tenniste Venus e Serena Williams, il pilota britannico Lewis Hamilton, il tennista Novak Djokovic, il pugile campione mondiale dei pesi medi Keith Holmes. Sono alcuni esempi, fra i più noti, di sportivi di punta che hanno scelto questo particolare modo di alimentarsi che prevede l’esclusione di qualsiasi derivato animale; sia ottenuto con l’uccisione dell’animale, sia prodotto da esso (come uova o latte). Una dieta particolare perché, venendo a mancare la varietà della dieta onnivora tipica, biologicamente parlando, dell’essere umano, occorre monitorare costantemente che non vi siano carenze proteiche, di vitamine e di oligoelementi (ferro, zinco, vitamina B12, reperibili solo da fonti animali e quindi integrabili per i vegani unicamente mediante l’assunzione di pastiglie). C’è chi prova a seguire una dieta vegana per svariati motivi e poi l’abbandona, perché la trova difficilmente gestibile. Non tanto in termini di preparazione dei pasti, che è più che altro una questione di abitudine, bensì per risposte fisiche indesiderate, come un calo di peso o problemi intestinali dovuti al carico di fibre. Ma c’è invece chi segue una dieta vegana con successo, pur praticando sport in maniera intensa. Anche essendo stato da sempre carnivoro convinto.

Come Mirko Tagliabue, classe 1989, nato e cresciuto a Coldrerio, sky e trail runner, scialpinista (Team Gotthard Skimo), alpinista e, appunto, vegano. «Non sono nato sportivo né vegano», ci dice sorridendo. Eppure nel 2017 ha portato a termine il Trofeo Mezzalama in 10 ore e 27 minuti e, nello stesso anno, è giunto sesto su quaranta partecipanti alla Skimara di Kandersteg. Partecipa alle principali gare di corsa in montagna in Ticino e in Svizzera, piazzandosi sempre nella parte alta della classifica. In tre giorni è in grado di salire dodici cime di quattromila metri, eppure assicura che «da bambino non mi piaceva lo sport. La competizione mi stressava al punto che alle partite piangevo». Nella vita, però, si cambia. Così, dopo essere tornato dall’Università frequentata in Inghilterra, «mi sono guardato e mi sono detto: devo fare qualcosa per rimettermi in forma». Amante della montagna, ha deciso di seguire i corsi di alpinismo e scialpinismo organizzati dal Club alpino svizzero. «Mentre ero con il Cas, mi sono accorto di una cosa strana: avevo venticinque anni ed ero più lento di chi ne aveva il doppio di me. Ho chiesto alla guida alpina che mi ha formato, come avrei dovuto allenarmi per diventare più veloce. La passione per i vertical e lo skyrunning è nata così».

Ora si allena con l’aiuto di un professionista. «Sono focalizzato sulle skyrace, disciplina che apprezzo in maniera particolare perché mi permette di combinare velocità e tecnica». Nella vita si cambia, si diceva, e Mirko, oltre a diventare un atleta, ha deciso di essere vegano. «E sì che ero un carnivoro con la ‘c’ maiuscola: mangiavo carne una, a volte pure due volte al giorno. Mia nonna è genovese e fin da bambino tre etti di carne secca costituivano la mia merenda abituale. Per non parlare del formaggio: in estate andavamo in Leventina in vacanza, si campava di quello. Pensare di rinunciare a carne e formaggio, era impensabile per me. Mia sorella era vegetariana e io la prendevo in giro». Lo sport però lo ha condotto a una scelta alimentare vieppiù consapevole: «Ho iniziato a prediligere i cibi non processati e a mangiare meno carne rossa. Solo successivamente, per curiosità e per provare qualcosa di nuovo, ho sviluppato un interesse verso la dieta vegana. Non l’ho fatto per una questione etica o scrupoli sull’impatto ambientale, volevo solamente farmi un’idea di questo modo di alimentarsi. Non nascondo che all’inizio è stato difficile pensare che ciò che prima era considerato il contorno, costituisse il piatto principale. E più volte mi sono chiesto: cosa mangio?». 

‘Sto meglio, ho più energia e recupero in fretta’

Essere vegani non significa campare di insalate e verdure bollite. «Assolutamente no. Occorre strutturare i pasti pensando ai macronutrienti. Io inizialmente ero un po’ disorientato, ma poi uno legge e si informa». Ciò che doveva essere una prova, è via via diventata un’abitudine alimentare. «Sì, tanto che ora mi stanno a cuore sia l’aspetto etico, sia l’impatto ambientale delle mie scelte alimentari». La combinazione tra sport e veganesimo, Mirko Tagliabue sostiene che funzioni a meraviglia: «Sono vegano dal 2014 e pratico sport dal 2012. Certamente noto la differenza. Non la vedo solo io: il mio allenatore dice che recupero molto in fretta, due volte più rapidamente rispetto alla media. Quando pratico scialpinismo, non ho freddo alle mani e non ho problemi di malessere dato dall’altitudine anche senza acclimatamento. Prima di essere vegano, invece, sentivo eccome l’altitudine. Adesso riesco pure a dormire in quota, mentre gli altri fanno fatica. Ho energia tutto il giorno, non ho sonno dopo i pasti. Continuo a migliorare a livello sportivo e noto che molti atleti di endurance optano per una dieta vegetariana, vegana o comunque priva di cibi processati». Tra gli altri sportivi, «alcuni mi chiedono dove prendo le proteine – sorride –. Ma tutti rispettano la mia scelta. Le persone che la criticano o che fanno battute, generalmente non sono sportive». Per quanto riguarda prodotti energetici, «esistono gel vegani, ma funzionano anche semplici frullati. È anche possibile preparare da sé gustose barrette, basta fare un giro in internet e informarsi».

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