Dal 1. marzo i ciclisti non potranno più fare ricorso a quel tipo di antidolorifico, tollerato invece dall'Ama. Lappartient: 'Combattendo il dolore si migliora la performance'
Dal 1. marzo il ciclismo metterà al bando il tramadol: si tratta di un antidolorifico appartenente alla famiglia degli oppiacei di sintesi e che viene frequentemente utilizzato nel ciclismo, come dimostrano i rapporti dell’Agenzia mondiale antidoping. Pur se per la stessa Ama il tramadol non figura (ancora?) nell’elenco delle sostanze considerate dopanti. D’ora in poi lo sarà invece per l’Unione ciclistica internazionale, e alla prima infrazione i corridori verranno sospesi dalla gara, mentre in caso di recidiva verranno squalificati per cinque mesi, che diventeranno nove la volta successiva. «C'è una correlazione fra la qualità di una performance e la capacità di resistere al dolore – spiega il presidente dell'Uci, David Lappartient –. Di conseguenza, assumendo un antidolorifico si può combattere il dolore ottenendo prestazioni migliori».
Stando alle cifre annunciate, più del 4% dei controlli in condizioni di gara rivelano nel sangue dei ciclisti la presenza di tramadol, sostanza tra i cui effetti collaterali, oltre a nausea, sonnolenza e perdita di lucidità, c'è soprattutto il rischio di dipendenza. I controlli antidoping annunciati ieri dall'Uci verranno effettuati tramite prelievo capillare, e i risultati saranno disponibili entro quattro o cinque giorni.