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Mi diverto, quindi corro

Il ticinese Roberto Delorenzi partecipa domani a Zofingen al suo terzo Mondiale in altrettante discipline. 'E non certo per guadagnare'

1 settembre 2018
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Ora sono gli altri a chiedersi: ma come fa a correre così? Si diverte, dice. Anche se non è sempre stato così. «Da piccolo non mi piaceva particolarmente andare in montagna. Anzi, sbuffavo proprio». Mentre lo racconta con parlantina sciolta, si fatica a pensare che il ragazzino che forse un po’ imbronciato seguiva i genitori sui sentieri e il giovane che oggi macina chilometri, siano la medesima persona. La stessa che domani a Zofingen parteciperà al campionato mondiale di duathlon lunga distanza. Il terzo appuntamento di questo livello in altrettante discipline. Tutta colpa, si fa per dire, di una ciaspolata notturna. «Avrò avuto 12 o 13 anni e con mio papà partecipammo a una garetta al Nara, con pila frontale e tutto. Io, che avevo camminato lungo tutto il percorso, mi ero chiesto come facessero invece gli altri a correre». Da quel momento, spiega, si è appassionato alla corsa e non s’è più fermato.

La maratona così, per provare

Domani si cimenterà nell’Itu Powerman di Zofingen, Campionato mondiale assoluto di duathlon lunga distanza. Per lui sarà il terzo Mondiale in altrettante discipline, dopo quelli di skyrace (è fresco vincitore in Abruzzo dell’edizione giovanile) e di corsa in montagna. Affronterà 10 chilometri a corsa, seguiti da 150 km in bicicletta e da altri 30 di nuovo a corsa. Si è guadagnato la partecipazione grazie al recente titolo di campione svizzero giovanile di duathlon; al quale si è avvicinato perché da un anno e mezzo circa, per non farsi mancare nulla, si è dato anche alla bicicletta. Il fatto è che, dice, provare cose diverse lo diverte. «Non che cimentarsi in una sola disciplina sia noioso, ma è anche bello cambiare». A 21 anni la lista delle competizioni cui ha partecipato è già lunga e i risultati di prestigio. Si è tolto pure lo ‘sfizio’ di correre due maratone. «Ho voluto provare...», afferma come se raccontasse l’andare a fare due passi in una domenica pomeriggio. La prima «perché nessun Under 20 ne aveva mai fatta una; così – ride – visto che l’ho portata a termine, ho automaticamente stabilito il record cantonale di categoria». Alla seconda, lo scorso ottobre, è diventato il settimo ticinese di sempre.

Le gare skyrace e le corse in montagna, così come l’allenamento che richiedono – spiega al telefono da Chamonix, dove si trova, manco a dirlo, per partecipare a una competizione – sono «sostanzialmente simili». Preparazione che ha modificato, in vista del duathlon, inserendo corsa anche in pianura e non solamente in montagna. Dopo la fine della scuola reclute, dalla quale per sua ammissione è «uscito in pessime condizioni fisiche perché ho preso 7 chili», ha provato i cambi corsa-bici-corsa e ha eseguito varie sessioni in bicicletta. Due ruote che gli sono utili anche per la corsa in montagna e alle quali dedica uscite giornaliere di due ore-due ore e mezza, cui aggiunge circa un’ora di running. «In totale mi alleno attorno alle 25 ore la settimana»; approfittando dell’anno sabbatico che ha deciso di prendersi dopo avere terminato, nel 2017, gli studi liceali e aver assolto i doveri militari. Un periodo di pausa nel percorso formativo, durante il quale potrà dedicarsi allo sport. «Ma l’obiettivo non è quello di provare a fare di questa passione un lavoro, ciò che peraltro ritengo sia irrealistico. La corsa in montagna si fa perché piace; non certo per ambire a guadagni».

Alla luce anche di come andrà il Powerman di Zofingen, pianificherà gli impegni sportivi per il 2019. «Per domani non mi sono posto traguardi particolari, se non quello di fare il mio meglio». Se andrà bene, potrebbe cimentarsi ancora nel duathlon; «altrimenti continuerò con la corsa in montagna come finora».

Più concreto è invece il proposito di iniziare gli studi universitari a Basilea. In quale ramo, sembra superfluo chiederlo. «Sport» risponde. S’iscriverà assieme al fratello Marco. «Lui è di due anni più giovane e l’idea di frequentare l’Università assieme è, a dire il vero, il motivo per cui ho scelto di fare un anno sabbatico. E forse – conclude ridendo – è anche la ragione per cui i miei genitori hanno acconsentito».

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