Il ricordo

‘Più forti, grazie a lui’

La malattia se lo è portato via, ma traccia e eredità di Fiorenzo Marchesi restano, a beneficio dell’atletica

Con Bianchini, Lafranchi e Cariboni, tutti del Gab (Ti-Press/F. Agosta)
29 agosto 2018
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“Un grande atleta, un grande allenatore, un grande uomo; appassionato, severo ed esigente, ma con un grande cuore (...)”. Lo ricordava così, Beatrice Lundmark, nel giorno del suo 70esimo compleanno.

L’atletica era la passione di una vita intera, per Fiorenzo Marchesi. Il vuoto che ‘Fiore’ lascia è enorme, tanto grande quanto l’amore che ha dedicato alla sua disciplina, per la quale ha speso ben più di mezzo secolo di una vita interrotta ieri, a 77 anni.

Dapprima come atleta uscito dalla scuola dei maestri Probst e Calvesi, con gli inizi risalenti all’inizio degli anni 50. Il suo è un palmarès d’eccezione che include diverse medaglie ai Campionati svizzeri, 35 selezioni con la Nazionale, 6 partecipazioni in Coppa Europa, 5 Campionati europei indoor (4 volte in semifinale e una volta in finale!), un Campionato europeo all’aperto nei 110 ostacoli (raggiunse la semifinale), 3 titoli mondiali e 4 titoli europei Master, 3 limiti per i Giochi Olimpici, competizione alla quale, però, la federazione svizzera non lo portò mai.

L’esperienza di atleta di livello internazionale la traslò poi con grande successo nell’attività di allenatore, a partire dagli anni 80. Tanti gli atleti portati ad alti livelli e accompagnati ai Campionati nazionali: Chico Cariboni, Mimo Balestra, Nathalie Zamboni, Monica Pellegrinelli che partecipò anche ai Mondiali di Tokyo nel 1991, e Paolo della Santa alle Olimpiadi di Sydney nel 2000, per non citarne che alcuni.

Il suo attaccamento all’atletica e in particolar modo al Gruppo Atletico Bellinzona (Gab) è testimoniato dal fatto che, benché provato dalla malattia, ha diretto l’ultimo allenamento lo scorso 6 agosto. «Ha voluto esserci sia al tradizionale ritiro pasquale, sia al Galà dei Castelli dello scorso luglio», ricorda con affetto Enrico Cariboni, uno dei suoi pupilli, oggi a sua volta tecnico in seno al Gab. «È stato un maestro di vita – prosegue ‘Chico’– dal quale per la mia attività di allenatore ho appreso tantissimo. Ma non solo io, anche Monica Pellegrinelli, Mimo Balestra.... Veniva a Bellinzona da Ligornetto quattro volte alla settimana, a 76 anni. Che attaccamento, che passione. È entrato nel Gab nel 1985, quando l’ho conosciuto avevo più o meno vent’anni. Correva ancora, ma allenava già Monica Pellegrinelli e Mimo Balestra. Con il tempo, si è preso carico di molti di noi, dal sottoscritto a Della Santa, ma ce ne sono tantissimi altri. Esigeva grande serietà, in allenamento. Con lui c’era anche un bel dialogo: si parlava di programmi, di ambizioni. Era a sua volta ambizioso, e un gran perfezionista. È stato capace di allenare più discipline, in virtù di un palmarès e di conoscenze fuori dal comune».

La sua è un’eredità dal valore inestimabile. «Ho imparato tantissimo, da lui. Tanti di noi possono dire lo stesso. La sua impronta sul Gab è indelebile e preziosa. Il successo attuale della società, che sta vivendo un momento di grazia, è anche merito suo. Tanti di noi ex atleti oggi sono allenatori o dirigenti per merito suo. Ci ha trasmesso la sua passione. Il Gab è piu forte di qualche anno fa perché a causa della sua malattia molti si sono assunti maggiori responsabilità, compensando le sue difficoltà e contribuendo alla crescita del Gruppo. Lui era molto sereno, da questo punto di vista. Un personaggio come lui non lo si trova più, nelle società sportive di oggi. Ha dedicato tutto il suo tempo libero all’atletica. Le sue vacanze le spendeva nei campi d’allenamento del Gab».

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