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'Non avrò paura di correre'

Ricky Petrucciani e un Europeo a due facce: ‘L’eliminazione, che rabbia. Ma gareggiare a Berlino corona un sogno’.

(Ti-Press/Gianinazzi)
18 agosto 2018
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È stato un boccone amaro da digerire e, «per dirla tutta, è un momento che non ho ‘mandato giù’ del tutto. Diciamo che ci sto lavorando». Accompagna le ultime parole con una risata, ma conoscendo un po’ questo diciottenne che corre per andare lontano, è una risata dal gusto ancora un po’ amaro. La prima volta ai Campionati europei assoluti di certo se l’era immaginata diversa. Sotto il cielo di Berlino, venerdì ha corso la staffetta 4x400m, ma la Svizzera è stata squalificata per un contatto proprio del ticinese con uno svedese (vedi articolo accanto). «Negli scorsi giorni mi sono chiesto se questo episodio potrebbe segnarmi a lungo. Conoscendomi, credo che in futuro non avrò paura di gareggiare in una 4x400 solo perché mi è andata male una volta». Subito – ci dice mentre il treno lo riporta in Svizzera– i compagni gli sono stati vicino. «Mi dicevano che non era colpa mia, non era nulla di grave ed è tutta esperienza. Ma io avevo solo voglia di non parlarne e stare per i fatti miei». Sì, aggiunge dopo una pausa e un sospiro: «Un po’» si sente responsabile. «Anche se la qualificazione per la finale era difficile, è brutto uscire per un episodio in cui sei stato tra i protagonisti. Dopo, ti viene la voglia di correre ancora per far vedere che non sei legato unicamente a quello. Vorresti poter tornare indietro e magari prendere una decisione diversa». Con altre ambizioni Ricky era partito pure ai Mondiali U20 in Finlandia, a metà luglio, ma aveva mancato l’obiettivo della finale nei 400 m. «Anche là avevo avuto un momento di rabbia. Ma mi ero detto che dovevo farmelo passare subito, poiché pochi giorni dopo ci sarebbe stata la staffetta e se uno dei quattro non è sereno, ne risente tutta la squadra. Per uno ambizioso come me non riuscire a fare quello che voglio è frustrante. D’altro canto questi inciampi mi stimolano a fare meglio. So di avere margini di progresso e sono convinto che venire a Zurigo sia stata la scelta giusta. Sento che con i coach e il gruppo con cui mi alleno, possiamo fare qualcosa di bello».

Niente Weltklasse: ‘Giusto così’

Dalla Germania, torna comunque con una valigia piena di emozioni. «Quando sono entrato nell’arena è stato stupefacente e correre nello stadio di Berlino, con la sua storia, corona un sogno». A colpirlo dal punto di vista sportivo sono stati in particolare due giovanissimi. Uno è il norvegese Jakob Ingebrigtsen, «che conosco e so quanto è forte; ma vincere il titolo assoluto continentale nei 1’500 e nei 5’000 metri a 17 anni è straordinario». L’altro, il diciottenne svedese Armand Duplantis, impostosi nell’asta saltando 6.05 metri: «E lì si è alzato in piedi tutto lo stadio». Prossimo appuntamento tra Ricky e il cronometro ai Campionati svizzeri in settembre: correrà 100 e 200m e ‘risfiderà’ la 4x400. Non ci sarà invece alla Weltklasse: «È la cosa giusta, dopo l’esperienza positiva di Berlino». Positiva, ha detto? «Sì, perché la prima volta nell’atletica che conta non si scorda mai».

'Ero furioso, volevo girarmi'

Il cambio era andato bene. «Con il frazionista svedese abbiamo percorso il tratto sul rettilineo, tra i 300 e i 200 metri circa, praticamente paralleli. A un certo punto mi sono detto che dovevo entrare al cordolo, altrimenti sarei rimasto in seconda corsia e sarei stato costretto a percorrere più metri. Allora gli sono passato davanti: ero abbastanza sicuro che fosse una distanza giusta e sarei riuscito a non toccarlo. Ho però sentito che mi ha toccato una volta il piede, poi una seconda e una terza. Dopo, ho sentito qualcuno cadere: era lui». Ricky Petrucciani, «non so bene come», è riuscito a stare in piedi, ma ha dovuto praticamente ripartire da fermo. In quel momento concitato «avrei voluto girarmi e lanciargli il testimone» ride. «Ero proprio arrabbiato!». Per un attimo – racconta – ha anche pensato di fermarsi; «però mi sono subito detto che non sarebbe stato giusto n

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