Altri sport

Atleti sì, e pure speciali

Al via oggi a Ginevra i giochi nazionali estivi dedicati alle persone con disabilità mentale.

24 maggio 2018
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Prima ancora di partecipare, hanno già vinto tutti. Poi andranno anche a caccia di medaglie, ma la presenza costituisce già di per sé un successo personale per ognuno degli atleti che fino a domenica prenderanno parte ai National Summer Games. E c’è da scommettere che ai milleseicento sportivi impegnati da oggi a Ginevra, il motto degli Special Olympics – “Let me win. But if I cannot win, let me be brave in the attempt” (“Che io possa vincere. Ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”) – calzi a pennello. Ce le metteranno tutte, le forze, questi atleti speciali – 115 dalla Svizzera italiana – che si affronteranno in tredici discipline in diversi luoghi della città sul Lemano, anche nella centrale Plaine de Plainpalais.

La federazione svizzera di Special Olympic è nata nel 1995 e i National Games estivi e invernali, che sono l’appuntamento principale per sportivi con disabilità mentale, hanno un doppio scopo. Da un lato, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla visione di Special Olympics, ossia la valorizzazione, l’accettazione e l’integrazione delle persone con disabilità mentale. Dall’altro, offrire agli atleti una piattaforma dove possano mostrare al pubblico ciò che sono in gradi di dare, condividere con persone affini la gioia nel praticare sport, e possano superare sé stessi ed essere festeggiati per questo.

I National Games (che nel 2000 si svolsero ad Airolo) sono inoltre la porta d’accesso ai World Games. È infatti necessario prendervi parte, per poter ambire a essere scelti per i giochi internazionali. La qualificazione non avviene in base alla prestazione sportiva: l’altra sola condizione per essere selezionati dalla commissione sportiva di Special Olympics è infatti l’allenamento regolare nella propria disciplina.

Medaglie alla portata di tutti

La caratteristica di Special Olympics unica nel suo genere, è il principio del ‘divisioning’; che consente a tutti, indipendentemente dalla disabilità, di avere una reale possibilità di conquistare una medaglia. Questa filosofia permette agli atleti di ogni livello di partecipare a gare eque. Nessuna eliminatoria, ma competizioni in gruppi di livelli diversi; strutturate in modo che ci si misuri con rivali di pari valore. Un secondo elemento centrale all’interno del movimento Special Olympic è l’‘advencement’, in base al quale si inizia a gareggiare prima in ambito locale/regionale, poi nazionale e via di seguito; e gli atleti di ogni grado di capacità godono delle stesse opportunità di avanzare.

I World Games, come le Olimpiadi, si svolgono alternativamente ogni quattro anni (in anni dispari) e costituiscono l’evento di maggior portata di Special Olympic. I prossimi giochi estivi si terranno a marzo 2019 ad Abu Dhabi; quelli invernali nel 2021, in luogo da stabilire.

Eunice Kennedy la visionaria: dal ‘camp’ nel prato di casa con 34 bambini a 5 milioni di sportivi  

Eunice e Rosemary sono cresciute praticando sport assieme. Nuotavano, navigavano, saltavano, giocavano a calcio. Eunice e Rosemary sono due sorelle di una famiglia non qualunque, che di cognome fa Kennedy; e Rosemary è ancora un po’ più ‘speciale’: è affetta da una disabilità intellettiva, ciò che aveva portato Eunice a occuparsi di questo disturbo fin dagli anni Cinquanta. Nata nel 1921 e laureata in sociologia a Stand-fort nel 1943, con la Joseph P. Kennedy Jr. Foundation di cui assume la direzione nel 1957 (fondata nel 1946 in memoria del figlio maggiore della famiglia, ucciso nella Seconda Guerra Mondiale) cerca di indagarne le cause, operando attivamente con molte organizzazioni. È fermamente convinta che, offrendo loro le medesime opportunità ed esperienze di tutti gli altri, le persone con disabilità intellettiva avrebbero potuto realizzare molto più di quanto si pensasse. Sono gli anni Sessanta, quelli del fratello John presidente degli Stati Uniti e dell’altro fratello Robert senatore. Nel giugno 1962 – con il marito Robert Sargent Shriver, sposato nel 1953 – mette a disposizione la sua proprietà nel Maryland per ospitare attività sportive dedicate a giovani con disabilità intellettiva, i quali hanno ben poche possibilità di prendere parte a eventi sportivi o campi estivi. A questa prima esperienza, che chiama ‘Camp Shriver’ sono presenti 34 bambini, seguiti e affiancati da 26 aiutanti reclutati tra gli studenti universitari della zona. Partecipano anche bambini senza disabilità, tra cui Tim, il figlio di Eunice e Robert Shriver. Nel luglio 1968 si svolgono i primi International Special Olympics Summer Games, a Chicago, con un migliaio di atleti da Stati Uniti e Canada. Nel 1971 il Comitato Olimpico Usa dà l’ok all’uso del termine ‘olympics’ agli Special Olympics. Nel febbraio 1977 in Colorado si tengono i primi Special Olympics Winter Games. Nel 1988 gli Special Olympics vengono ufficialmente riconosciuti dal Comitato Olimpico Internazionale. Nel 2003 i giochi estivi si svolgono per la prima volta fuori dagli Usa, a Dublino e vi partecipano circa settemila atleti da 150 Paesi, impegnati in 18 discipline.

Oggi il movimento Special Olympics ricorda Eunice Kennedy Shriver, morta l’11 agosto 2009, come “Una donna che ha cambiato il mondo”. Il figlio Timothy Shriver è il presidente di Special Olympics International; che, presente in 172 Paesi, è il più grande movimento sportivo internazionale dedicato alle persone con disabilità mentale. Quasi 435mila coach e oltre 1 milione e centomila volontari assicurano a poco meno di 5 milioni di atleti la possibilità di sviluppare adeguatamente le loro capacità sportive in oltre 30 discipline e partecipare alle competizioni.

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