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Roby Rolfo: 'La MotoGp è diventata più interessante'

Il pilota di Lugano presenta la stagione del Motomondiale: 'Tom Lüthi è molto metodico, una qualità che gli sarà d'aiuto'

(Keystone)
15 marzo 2018
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È il coronamento di un sogno, quindici anni e mezzo dopo il suo debutto nel Motomondiale: domenica nel Gran Premio di Doha Tom Lüthi esordisce nella classe regina. A 31 anni, il pilota bernese è come se tornasse indietro nel tempo per indossare i panni dell’apprendista.

Sono trascorsi 20 anni dalla presenza nell’allora classe 500, oggi MotoGp, di Eskil Suter, l’ultimo elvetico a misurarsi con i grandi del motociclismo. Per Lüthi si realizza quindi un sogno al quale ha lavorato con grande applicazione per molte stagioni. «Ogni pilota – svela l’elvetico – sogna di gareggiare almeno una volta nella classe regina. Anche se per me, più che un sogno, è sempre stato un obiettivo concreto, il traguardo più importante. Ce l’ho fatta, e gareggerò con i grandi fenomeni della categoria».

‘Categoria ravvivata’

Valentino Rossi, Marc Marquez, Jorge Lorenzo. Sono grandi nomi, nei confronti dei quali Lüthi mantiene un atteggiamento quasi ossequioso, pur senza timori reverenziali. «Sono piloti eccezionali, non c’è dubbio. Tuttavia io sono talmente occupato con me stesso che non ho nemmeno il tempo di ragionare bene sulla concorrenza».

Cambia la musica, però, in una categoria che ci viene presentata da Roberto Rolfo, pilota di Lugano, impegnato nel campionato Endurance ma passato anche attraverso l’esperienza in Moto2. «La MotoGp – spiega Roby – si sta ravvivando molto. Alcune novità hanno contribuito a creare maggiore interesse. Negli ultimi anni questa categoria si è risvegliata parecchio. In passato si era un po’ appiattita. Benché sia sempre la classe regina, a livello di battaglia e di emozioni, per un po’ non è più stata così entusiasmante. L’entrata in scena di Marc Marquez e l’ottimo livello di competitività raggiunto e poi mantenuto da Jorge Lorenzo sono fattori che hanno contribuito a risvegliare la categoria, rimescolando un po’ le carte e dando una sferzata di freschezza, a beneficio della qualità dello spettacolo».

Conta l’abilità del pilota, ma anche la qualità del mezzo che gli viene messo a disposizione. «In una classe come la MotoGp, paragonabile per certi versi alla Formula 1 nell’automobilismo, la questione tecnica è importantissima, quasi prevalente sul resto. Non ci sono più enormi sbalzi di rendimento tra i piloti, ma è pur vero che i migliori in assoluto sono sempre gli stessi quattro o cinque. La moto conta davvero tanto».

I favoriti, se tanto mi dà tanto, sono i soliti noti... «Ad oggi direi di sì. A giudicare dai primi riscontri, i favoriti rimangono quelli. Mi riferisco al ritmo gara, non ai tempi fatti registrare sul giro secco, che contano in modo relativo. Non escludo, però, qualche sorpresa, durante l’anno».

Domenica luce verde a Doha. «In Qatar è sempre una gara un po’ particolare. Lì, la Ducati va molto forte, ma la Yamaha si difende bene. Tra tutte, ritengo che Yamaha sia una delle moto più complete in assoluto. Magari su alcuni circuiti non riuscirà a eccellere, ma su altri si farà valere e farà la differenza».

Pilota preferito? «Non ne ho, non parteggio per qualcuno in particolare. Facendo un discorso prettamente tecnico, e non di tifo, posso però dire che a livello di pulizia di guida Lorenzo mi è sempre piaciuto molto. Ritengo che quest’anno con la Ducati possa essere della partita, quantomeno in diverse gare, nonostante la sua sia una moto difficile».

Tom Lüthi è alla prima stagione con i ‘grandi’. «È un pilota molto metodico. Dalla sua ha questa grande applicazione che in MotoGp è una qualità importante. Il risultato va costruito, lavorato. Non è facile arrivare e andare subito forte, per quanto talento uno possa avere. Ci sono molte componenti, in gioco: le gomme non sono facili, la massa a punto è ostica... Il successo va costruito. Lüthi ha le qualità per fare questo».

Il suo essere svizzerotedesco lo agevola... «Sono assolutamente d’accordo. Questa meticolosità è d’aiuto in moltissimi ambiti».

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