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'Un migrante vive in famiglia sotto il nostro tetto'

Sessanta famiglie vodesi accolgono 120 migranti a domicilio. Una solidarietà che accelera l'integrazione, riduce i pregiudizi e fa risparmiare

hagos Birhane, 21 anni, accolto dalla famiglia Berini a Pully (foto Evam)
10 marzo 2018
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‘Se ogni villaggio accogliesse una famiglia di migranti potremmo risolvere il problema’. Davanti all’ondata di rifugiati, è stato il pragmatismo di un uomo di azione come Nicolas Rouge (ex direttore di Henniez e nel 2015 municipale a Giez) a dare la scossa o meglio la sveglia ai vodesi. Oggi diversi comuni, grandi come Faido, Malvaglia o Cevio, si sono dati da fare per alloggiare una famiglia di migranti. Il comune trova una casa sfitta e un gruppo di volontari segue la famiglia. Questo progetto si chiama ‘Un villaggio, una famiglia’ ed è promosso dall’Istituto vodese per l’accoglienza di migranti (Evam) che ha il mandato cantonale.

Un secondo progetto, che si chiama ‘Ospitare un migrante’, ha aperto le porte di sessanta famiglie vodesi a 200 migranti negli ultimi 2 anni.

Vi raccontiamo un’accoglienza che fa scuola in Svizzera perché si è capito che ospitare i rifugiati in famiglia accelera la loro integrazione, facilita l’apprendimento della lingua e anche il passaggio ad un lavoro, grazie alla rete sociale di chi li alloggia. Inoltre, costa meno al Cantone e aiuta a ridurre i pregiudizi.
Purtroppo, non è ancora una via scelta in Ticino.

Raccontiamo questa politica moderna dell’accoglienza attraverso tre storie. Il giovane eritreo Hagos Birhane ospitato dalla famiglia Berini a Pully. La famiglia afgana Nosratzade accolta dai pensionati Rochat nella loro casa a Les Bioux nella valle di Joux. La famiglia Mohammad ospitata nel villaggio di Bougy-Villars. Storie raccontate dalla responsabile della comunicazione di Evam, Evi Kassimidis, nel bilancio dell’isituto, che abbiamo potuto riassumere e aggiornare.

‘Hagos è diventato uno di casa, coetaneo dei nostri figli, il suo primo lavoro è nel comune’

Hagos Birhane, eritreo, è arrivato in Svizzera nel dicembre 2015, oggi vive con la famiglia Berini a Pully, un piccolo comune affacciato sul lago di Ginevra. Papà Luigi e mamma Nathalie (docente di francese), coi due figli ventenni Luca e Thomas, hanno accolto a metà 2016 il giovane eritreo, sistemandolo nella stanza della sorella maggiore Giulia, che rendendosi indipendente ha lasciato il nido.

«Si è integrato molto bene nella nostra famiglia», dice Luigi, che pensava di dover rivoluzionare le sue abitudini. Ma così non è stato. Per i fratelli, Thomas e Luca, «è come un amicone che vive con noi. Siccome avevamo una stanza libera ci sembrava giusto ospitare qualcuno».
Anche Hagos è contento della sistemazione: «Stare in famiglia è vantaggioso per molti motivi. Parlo francese con Nathalie che mi aiuta. Mi sono abituato all’accento italiano di Luigi. E ho pure iniziato a cucinare: il mio piatto forte è la ‘ratatouille’».

A casa Berini, ci si riunisce la sera, per cenare insieme, non è obbligatorio esserci per Hagos, ma lui partecipa volentieri alla vita di famiglia e lo fa più agilmente da quando segue i corsi intensivi di francese organizzati dall’istituto Evam. Per la famiglia Berini è un tuffo in una cultura tutta da scoprire.

Correre insieme per conoscersi

Mamma Nathalie si illumina ripensando al primo incontro con Hagos: «Abbiamo imparato a conoscerci correndo». L’insegnante di francese per stranieri ha condiviso coi suoi alunni la passione per le corse popolari, arrivando a formare un gruppo di una trentina di corridori, battezzato ‘Integr’Action’. Scarpette e T-shirt offerte da donatori come pure l’iscrizione alla gara di 10 chilometri di Losanna. Alla fine di quella bella avventura, mamma Nathalie ha avuto uno choc: «Hagos mi ha confessato che non amava correre! Quando viveva in Eritrea faceva il pastore e ne ha fatti troppi di chilometri a piedi».

Luigi, esperto di previdenza professionale, ha aiutato un alunno della moglie a trovare uno stage nella ditta in cui lavora. Per Hagos la prima esperienza professionale è stata proprio nel comune di Pully dove vive: tre mesi come aiuto giardiniere a metà tempo.

Quella tra il giovane eritreo e la famiglia Berini è una scommessa vinta. Hagos ne parla come se fossero i suoi genitori e dice che vuole restare a vivere con loro. Della stessa idea Nathalie: «Certamente, non voglio che tu parta».

Infine, Luca, il più piccolo di casa Berini e studente universitario sottolinea l’autonomia del coetaneo eritreo: «Hagos ha imparato anche a fare il bucato, io non so come si fa».  

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