Tecnologia

Sciopero dei social per 'riprenderci i nostri dati'

A lanciare l'iniziativa, prevista i prossimi 4 e 5 luglio, è uno dei fondatori di Wikipedia che ha pensato di promuovere anche una 'Dichiarazione di indipendenza digitale'

Ce la facciamo a non usare i social per un giorno? (Keystone)
1 luglio 2019
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Niente social per due giorni, per far capire a chi governa la rete che è il momento di voltare pagina e di costruire un sistema interamente nuovo senza i problemi e gli abusi di quello attuale, a cominciare da quelli sui dati personali. L'idea è venuta a Larry Sanger, il cofondatore di Wikipedia, che ha pensato di promuovere così la sua 'Dichiarazione di indipendenza digitale'.

"Stiamo per fare molto rumore. Il 4 e 5 luglio le persone con delle rimostranze da fare nei confronti dei social media faranno sciopero - scrive sul proprio sito -. Stiamo per flettere i nostri muscoli e domandare che le giganti e manipolative corporation ci restituiscano il controllo sui nostri dati, sulla privacy e sulle esperienze". Il sistema immaginato da Sanger, spiega la "chiamata alle armi", funziona con dei social "distribuiti", che condividono protocolli e funzioni, e non in mano a pochi soggetti. La questione centrale dell'uso dei dati verrebbe risolta lasciando a ogni utilizzatore la possibilità di scegliere se e quali dati condividere. "In questo modo - scrive - i social lavorerebbero come fanno i siti web, o i servizi di posta elettronica o i blog, come dei fornitori di servizi neutri".

Per partecipare allo sciopero, spiega l'attivista su Twitter, Reddit e varie altre piattaforme ma non su Facebook, a cui continua a non essere iscritto, si chiede di non usare i social in almeno uno dei due giorni, pubblicando solo post in cui si aderisce all'iniziativa. Chi lo volesse può aderire anche alla Dichiarazione di Indipendenza digitale, che mette in fila tutte le nefandezze compiute dai social attuali.

"La lunga lista di abusi che abbiamo sofferto ci dà il diritto, e anche il dovere, di rimpiazzare i vecchi social network - ricorda ad esempio Sanger -. Hanno messo in atto una moderazione che massimizzasse i profitti, invece che una più democratica. Hanno eliminato contenuti sulla base di considerazioni politiche, esercitando il loro enorme potere per influenzare le elezioni. Hanno adottato algoritmi che hanno messo in luce i contenuti più controversi, rendendo le discussioni civiche più emozionali e irrazionali. Hanno richiesto di accettare termini e condizioni che sono impossibili da capire da parte di un utente normale, che sono abbastanza vaghi da permettere loro di difendere legalmente le loro pratiche".

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