Racconto della settimana

Due quaglie e una mezza carota

29 ottobre 2015
|

La situazione era la seguente: dovevo aiutare il commissario a tirarmi fuori dai guai. Ma sganciarsi da un'accusa di omicidio non è facile come rubare le caramelle a un bambino. Per questo, il commissario mi ha chiesto di ripercorrere mentalmente ciò che avevo visto e sentito la sera in cui Dimitriy Chagaev era stato ucciso. Ho fatto mente locale.
La cena era organizzata dalla squadra di basket locale, di cui Chagaev era appena diventato lo sponsor principale. Entrando nel ristorante, il magnate russo aveva salutato le sue due rappresentanti, una bruna mèchata e una bionda dall'accento russo, intente a divertirsi con i ragazzi della GVV, la Gioventù ViolaVerde, il tifo organizzato della squadra. So che erano le sue rappresentanti perché portavano un badge con la scritta “Chagaev Luxury Real Estates”, anche se il badge in sé attirava gli sguardi più sulla loro scollatura che sul logo della società. Chagaev era poi stato accompagnato a sedersi.
Accanto a lui era seduto il sindaco, il quale ha subito scherzato sulla loro rivalità in affari. È amministratore delegato di una società che si occupa di case, appartamenti e uffici di lusso, come Chagaev. Il russo non ha riso. Allora il sindaco ha fatto una battuta sulla sua faccia rosso aragosta. Chagaev non ha reagito.
Di fronte al sindaco sedeva Mirca Gambiasi, l'attuale presidente della polisportiva di cui il basket è una delle discipline. Chagaev non le andava a genio, in particolare per la sua non troppo latente misoginia. Ma la squadra aveva bisogno di soldi e aveva ingoiato qualche rospo pur di garantirsi l'importante sponsorizzazione.
Il tavolo era completato da Franco Strini, viticoltore e tifoso dei rivali di parquet della squadra ViolaVerde, il quale però, almeno secondo quelli della GVV, grazie a Chagaev aveva da poco concluso uno strategico accordo di distribuzione con un partner russo.
In sala c'erano poi altre persone, perlopiù legate alla squadra di basket. Ma non ho fatto in tempo a parlarne al commissario, ché dalla porta della sala degli interrogatori si è affacciato un agente. Dietro di lui, una signora parecchio agitata pretendeva di vedere il commissario in persona. Ha detto commissario, mi deve ascoltare. Il commissario ha detto signora, l'ascolto.
Insomma, si trattava della presidentessa dell'assemblea dei genitori della scuola elementare del paese. Chiedeva che la polizia facesse immediatamente qualcosa per le due scritte che da qualche giorno erano apparse su alcuni muri della scuola. Due sprayate rosse che recitavano rispettivamente Chagaev pezzo di m — ma con le altre quattro lettere alla fine, come ha specificato la signora — e Chagaev devi morire.
Entrambe le scritte erano firmate GVV.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔