Racconto della settimana

Inciampi di nessun peso

25 ottobre 2015
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- Sì, credo di sì.

- E come diavolo si fa a esserlo, secondo te? - lo incalzò la figlia.

Frizzi credeva di saperlo. Suo padre gliel'aveva detto e ridetto mille volte. La giustizia e i diritti erano sempre un passo indietro dai bisogni della gente. E c'era chi doveva correre avanti per imporli, magari non sempre con le buone, rompendo la crosta delle prepotenze e delle sopraffazioni. Lui doveva essere uno di quelli. Cosa sia successo non riusciva a capirlo. Aveva mischiato tutto, acqua pura e luridume di ogni tipo. Per finire aveva rovesciato tutto per terra, come si rovescia un liquido che non si può più bere e così aveva buttato via tutto.

Il tumore avanzava, gli ultimi esami avevano mostrato che la macchia nella sua prostata si era ispessita, era ormai una ciliegia, un'amarena che cresceva e stava per inghiottire anche il tessuto sano. Un frutto maligno che lo stava rosicchiando tutto e non gli avrebbe dato scampo.

Solo, in ufficio, in piedi davanti alla finestra, aveva notato, sullo spiazzo della stazione di fronte, dei mucchi che parevano stracci. Si muovevano. Da sotto le coperte sbucavano berretti di lana, piedi, scarpe e borse.

Inforcò gli occhiali e si sedette, schiacciando la fronte al vetro per vedere meglio.

Alcune persone si agitavano intorno al mucchio. Era arrivata la polizia.

Scrollò la testa un paio di volte e una ciocca gli finì sugli occhi. Un gesto che ricordava un cavallo bizzoso quando gli infilano il morso.

Gli avevano detto che, se ha la stoffa e il carattere, anche un disgraziato può farcela. Lui era stato sveglio la notte a studiare legge. In modo da cambiare le cose, un giorno. Aveva viaggiato veloce, in principio, ma poi il terreno su cui galoppava si era rivelato pieno di buche e di dossi. Cosa ci si aspettava che facesse?

Di colpo il vetro della finestra gli sembrò coperto di gocce d'acqua che tremolavano. Come fosse una lastra di ghiaccio che si sciogliesse, alla fine dell'inverno, un inverno che era stato lunghissimo.

In bocca sentì un sapore acido, il rigurgito di uno stomaco stanco.

- Speriamo che Cristina torni a casa da sua madre - si disse e lasciò cadere la testa pesante sulle braccia appoggiate lungo il davanzale.

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