Racconto della settimana

Antò

11 ottobre 2015
|

Trovò il cellulare a pochi metri di distanza. Tentò di raggiungerlo, ma una donna gli si parò davanti. Doveva trattarsi della ciclista che lo aveva investito. Sembrava arrabbiata. Antonio avrebbe voluto prendere il telefono e andarsene. Quella donna però non lo mollava. La aggirò come meglio poté, ma lei lo seguì incolpandolo dell’incidente. Lei, che non si era fatta nulla, si permetteva di prendere lui, la vittima, a urla. Antonio, che sanguinava, non sapeva come difendersi da quella donna del tutto insignificante. Avrebbe voluto darle uno spintone per mandarla via, ma le braccia gli facevano troppo male. L’unica difesa era dunque il silenzio. Aspettò che finisse, poi raccolse da terra il cellulare e se ne andò. Probabilmente scioccata dal suo comportamento, questa volta la donna restò dov’era. Antonio inserì il codice, ma il cellulare non rispose. Lo schermo mandava solo un’immagine fissa e sgranata. Ormai si trovava a pochi passi dall’ufficio e avrebbe potuto finalmente recarsi alla riunione, ma la rabbia si impadronì di lui. Ripensò alla crudeltà di Jessica, che aveva smesso di scrivergli soltanto perché non aveva ricevuto subito le risposte che desiderava. Ripensò anche allo sconsiderato messaggio di Dino, che lo aveva lasciato in balia dell’incertezza. Odiava entrambi e odiava anche se stesso, anche se non riusciva a capirne esattamente il motivo. Ci avrebbe pensato su un’altra volta. Ora voleva solo sfogarsi. Scagliò il cellulare a terra e lo prese a calci. Lo sbatté due volte contro un muro e come d’incanto si sentì meglio. Mentre stava per assestare un terzo e ultimo calcio, vide Dino Missi in persona che lo osservava. La gamba si bloccò a mezz’aria. Con uno sguardo duro e freddo, il capo si avvicinò e gli chiese per quale motivo stesse prendendo a calci, davanti a un sacco di passanti, il nuovo prototipo di cellulare che presto avrebbero lanciato sul mercato. Antonio inghiottì la poca saliva che gli era rimasta e biascicò la prima cosa che gli venne in mente: “Ero in ritardo… ho avuto un incidente… mi dispiace di non essere arrivato in tempo per la riunione.”. Missi rispose che era stata molto breve e che si era già conclusa. Bruciante di curiosità, Antonio non riuscì a contenersi e chiese ciò che gli stava più a cuore: “Il messaggio che mi hai inviato… c’era qualcosa che dovevamo vedere insieme?”. Chiaramente sorpreso, Missi replicò: “Non so di cosa parli, io non ti ho scritto alcun… Ah! L’hai ricevuto tu? Non era per te.”. Subito aggiunse: “Antò, hai un rapporto sbagliato, troppo emotivo, con la telefonia. Noi vogliamo gente appassionata ma lucida. Credo che il tuo percorso con noi sia giunto al termine.”. Questa volta la frase era chiara.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔