laR 25 anni

Come Sonic, non c’è nessuno

15 settembre 2017
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Immaginate la gioia di un ragazzino di sette anni che, il giorno di Natale del 1992, scartando il suo regalo si rende conto che, al posto del Sega Master System desiderato, Babbo Natale gli ha portato nientemeno che il ben più ambito Sega Mega Drive, fratello maggiore della consolle uscita per la prima volta in Europa nel 1985 e di conseguenza più potente, più bello, più divertente… più tutto. E naturalmente anche più costoso. Ecco, ora immaginate l’espressione, tra l’incredulo e il disperato, del babbo (quello vero) che si rende conto di aver regalato al figlio, non senza un notevole sforzo economico, un videogioco all’ultimo grido, mentre lui si sarebbe accontentato (e sarebbe stato comunque felicissimo) della versione meno nuova e meno costosa. Un problema questo che non sfiora nemmeno lontanamente la mente del bambino, già lanciato con la preziosissima consolle sottobraccio verso l’unico televisore presente nella casa dei nonni, con una foga che manco un giocatore di rugby lanciato verso la meta. Un traguardo che ovviamente nessuno riesce a impedirgli di raggiungere. Anzi, guai a chi non si unisce al tentativo di districare i vari cavi e collegarli alla tv, scovare il bottone del canale Av sul telecomando (un’impresa pure questa, visto che l’usura ha ormai cancellato ogni indicazione) e dar vita a un mondo fantastico nel quale perdersi con una regolarità spezzata – giustamente, ma vallo a capire a quell’età – solo dalle regole imposte dai genitori. Un mondo che poco o nulla ha a che vedere con il realismo e la grafica perfetta delle moderne consolle, ma non per questo meno affascinante, anzi... Come dimenticare le frenetiche corse nei panni di Sonic, il riccio blu chiamato a salvare il mondo dal Dr. Eggman (o Robotnik, quello con i baffoni); le botte di Street Fighter e Mortal Kombat; le notti (d’oriente) insonni a cercare di salvare la Principessa Jasmine in Aladdin; le avventure di Paperino in Quackshot. Per non parlare delle ore passate a disputare partite di calcio, commentate a mo’ di telecronaca dal primo all’ultimo minuto. E forse non è un caso se oggi, quel bambino, fa il giornalista sportivo…

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