laR 25 anni

Quando bastavano i floppy disk per fare (quasi) tutto

15 settembre 2017
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Nella vita dei bimbi le cose appaiono d’improvviso. Così non saprei dire come quel computer sia finito in camera mia, nel 1992 o giù di lì. A trasportarcelo fu probabilmente mio padre su istanza del sottoscritto, anche se pure su questo dettaglio non c’è mai stata unanimità. Proveniva certamente dalla mansarda adibita ad ufficio, circostanza sostanziata dal fatto che in casa i computer giravano già da qualche anno e che generalmente erano insediati vicino alla scrivania di papà, il quale aveva complementato la passione per l’elettronica con l’interesse per l’allora nascente campo dell’informatica.

Fu lui a passarmi il pallino per tastiere e schermi, eredità avallata con quello sbarco ultratecnologico in camera. Schermo a tubo catodico da mille chili (almeno così mi sembrava allora) rigorosamente monocromatico, tastiera modello carro armato con tre centimetri di bordo – rumorosissima – e mouse assente (almeno per il primo paio d’anni), il mio primo Pc era un Ibm PS2 e funzionava con un processore a 8 megahertz, che oggi non riuscirebbe nemmeno a dar vita a un qualsiasi telefonino di bassa gamma (sotto i 1’500 megahertz mica si muovono quelli). Tutti i comandi andavano impartiti con la tastiera in linguaggio Dos: altro che puntatori del mouse, icone e finestre.

In quelle condizioni la sfida era riuscire a ricordarsi i precisi comandi con cui eseguire le operazioni. E così per cancellare un file era necessario rammentarsi come verificare che esistesse ancora (dir/w), ricordarsi come navigare fino alla sua posizione (cd) e richiamare alla mente il comando per eliminarlo (del). Per inciso, l’operazione era resa anche più complicata dal fatto che i file potevano avere nomi con al massimo 8 caratteri, per cui a volte era ostico ricordarsi quale fosse da cestinare e quale no. Per custodire tutto il popò di documenti prodotti, per lo più scritti di varia natura redatti con la suite Office dell’epoca (Framework III), si avevano a disposizione ben 40 Megabyte di disco rigido – ovvero 110 volte in meno di un dvd – espandibili a piacimento tramite floppy disk. Così – a 1,4 megabyte alla volta: tanto conteneva un floppy – si potevano mettere al sicuro le improbabili opere letterarie e i giochi che copiavo da chissà dove.

Disco su disco, alla fine mi ritrovai con circa 300 floppy, contenenti in totale la vertiginosa mole di 420 megabyte di dati. Venticinque anni più tardi quel computer funziona ancora. Nonostante sia un catorcio a confrontato dello smartphone che ho in tasca, ogni tanto lo accendo, giusto per ricordare come allora l’informatica fosse un po’ più difficile, ma tanto più divertente.

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