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Di Provenance certa

Da dove viene?
24 giugno 2017
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È stato mentre studiava per il suo dottorato in ingegneria informatica che Jessi Baker si è resa conto che c’era altro di più importante in quel momento. Ha messo da parte gli studi e, armata di zelo rivoluzionario digitale, ha concentrato la sua attenzione a tempo pieno su Provenance, il progetto che la stava appassionando.

Si tratta di una piattaforma digitale che permette di tenere traccia dell’origine dei prodotti e permettere alle persone di poterne valutare l’eticità e la sostenibilità. È concepito per migliorare la trasparenza delle catene di approvvigionamento, e al tempo stesso promuovere marche che dimostrano il loro impegno in fatto di approvvigionamento etico.

Al cuore di Provenance vi è la tecnologia blockchain, nota soprattutto per il controllo della transazioni in Bitcoin, la moneta elettronica. In questo caso però servono a unire inscindibilmente tra loro contratti, ricette e tabelle di fornitori di qualunque prodotto fisico, dai chicchi di caffè al pesce.

“Provenance incoraggia le aziende a fornire volontariamente dati relativi alla loro catena di approvvigionamento -, spiega Bake -. Chiediamo loro di dimostrare la veridicità di quei dati, tracciarli e fornire link che permettano di risalire a materiali comprovati. In questo modo, possiamo certificare una provenienza etica”.

Nel 2016 Provenance ha completato un test di sei mesi per tracciare il tonno pescato eticamente in Indonesia. I pescatori inviavano messaggi di testo per fornire i dettagli delle catture, che poi venivano aggiunti alla blockchain di Provenance, allegando così un ‘gettone’ digitale al pesce mentre questo passava attraverso la catena di approvvigionamento.

Un supermercato cooperativo ha poi effettuato una prova di inclusione di prodotti sul sistema Provenance, e il team ora lavora con più di 200 marche. Tra di esse vi è Archie Rose Distilling, distilleria con sede a Sydney, in Australia. “L’autenticità è molto importante, specialmente nella nostra industria”, annota Dave Withers, maestro distillatore della Archie Rose. “Avere un collegamento alla provenienza dei nostri prodotti è importante, specialmente nel momento in cui i consumatori stanno iniziando a perdere le tracce dell’origine delle materie prime.”

Quando si tratta di blockchain, le barriere non sono più proibitive come un tempo. Fatto cruciale, l’uso degli smartphone nel mondo ha avuto un boom. Solo in Africa, gli operatori riferiscono che il numero di connessioni smartphone tutto il continente è quasi raddoppiato tra il 2014 per il 2016, raggiungendo 226 milioni. Nel 2015, la International Telecommunication Union ha stimato che circa 3,2 miliardi di persone - circa la metà della popolazione mondiale - sarebbero state on-line per fine anno.

Il contesto Provenance non solo è di beneficio per i clienti: le aziende che possono dimostrare di avere catene di approvvigionamento sostenibili potrebbero essere in grado di chiedere qualcosa in più per i propri prodotti. La trasparenza potrebbe diventare un vantaggio competitivo e finanziario.

“Vi sono molti settori del business in cui la provenienza è importante; cibo e bevande certamente: lo scandalo della carne di cavallo del 2013 è un esempio estremo”, fa notare Scott Ewings, direttore dello studio di sviluppo prodotto Big Radical, con sede a Londra. “Molte evidenze suggeriscono che la prossima generazione sarà molto più orientata dall’etica a prediligere le marche con uno scopo”, rileva Ewings.

Provenance, che ha sede nel Regno Unito, ora impiega 10 persone in quattro paesi, e Baker è piena di entusiasmo per le sfide che la attendono.

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