Impact Journalism

Una luce verde accende la giungla

(Santiago Barco)
25 giugno 2016
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di Ricardo León, El Comercio, Perù

Nuevo Saposoa è una piccola e modestissima comunità indigena nel cuore della giungla peruviana in cui il ritmo della vita quotidiana è governato dalla natura.

Il villaggio è raggiungibile solo viaggiando in barca per 5 ore lungo il fiume Ucayali. Vi risiedono 173 persone del gruppo etnico Shipibo-Conibo, uno dei più grandi e tuttavia più dimenticati gruppi indigeni del Perù.

Si potrebbe dire che a Nuevo Saposoa la vita ruoti attorno all’ambiente naturale: alberi e cespugli offrono cibo e medicine, la terra è fertile e permette di coltivare cassava e cereali e il corso d’acqua offre una varietà impressionante di pesci tropicali. Ma vi sono dei rischi.

Nel marzo del 2015 il fiume è esondato in conseguenza delle intense prolungate piogge sulle Ande, e l’alluvione ha causato ingenti danni. I rudimentali impianti elettrici locali sono stati danneggiati, i cavi distrutti e Nuevo Saposoa ha perso la disponibilità della poca elettricità che aveva. Nel pieno dell’Amazzonia, un villaggio era rimasto nel buio più totale.

Da una prospettiva esterna potrebbe sembrare semplice, ma per chi vive qui la mancanza di elettricità è un grave problema che cambia molto la vita quotidiana. Il governo peruviano si è sforzato di intervenire efficacemente nel breve termine, cercando valide alternative.

Gli adulti hanno reagito tutto sommato bene: sapevano come adattarsi alla situazione dato che il lavoro nei campi poteva essere eseguito durante il giorno e visto che molti di loro avevano già vissuto senza elettricità (di fatto, solo il 35% della popolazione della regione dell’Ucayali ha elettricità). Il problema più grosso si poneva per i bambini che frequentano la scuola e che devono quindi fare i loro compiti alla sera. «Certo, possono studiare lo stesso, ma devono usare un bruciatore a kerosene, affaticando la vista e irritando il tratto respiratorio per il fumo», racconta Jacquez, un’infermiera che lavora nella zona.

Energia dalle piante

Serviva una soluzione, che doveva giungere dalla natura. Quella stessa natura che aveva causato il problema. A pensarci è stato un team di professori e studenti della Universidad de Ingeniería y Tecnología (Utec). L’idea è nata per la prima volta nelle aule di questa Università di Lima. «Le piante assorbono CO2 (anidride carbonica) dall’ambiente, e acqua e minerali dal suolo. Usando questi componenti, producono nutrienti per crescere. Ne vengono sempre prodotti in eccesso e quello che avanza viene espulso nel suolo, dove interagisce con vari microorganismi in un processo elettrochimico complesso che genera elettroni». Elettroni in movimento uguale energia elettrica.

«Catturiamo questi elettroni usando elettrodi e li immagazziniamo in una batteria che, una volta caricata, può alimentare una lampada efficiente a basso consumo. Una Plantalámpara può rimanere accesa per due ore ed essere successivamente ricaricata tramite una pianta. Si trata di un prodotto rispettoso dell’ambiente e virtualmente inesauribile».

Dopo aver dimostrato il funzionamento del concetto in laboratorio, era necessario metterlo alla prova sul campo. Un gruppo di professori e studenti dell’Utec si è recato ad Ucayali, dove ha preso una barca per risalire lungo il fiume fino a Nuevo Saposoa. Quando hanno radunato gli abitanti e hanno spiegato loro il processo mediante il quale una pianta può generare energia elettrica, gli sguardi erano alquanto sospettosi. E quando hanno eseguito i loro test e la prima lampadina si è accesa, c’è stata qualche risata nervosa, dato che sembrava più di assistere a un trucco di magia che a un fenomeno scientifico. Eppure da quel momento ha preso avvio il progetto Plantalámparas, letteralmente “piante lampade”.

Plantalámparas – spiega Elmer Ramírez, professore all’Utec – sono lampade efficienti e a risparmio energetico (300 lumens) che generano luce usando la fotosintesi di alberi e arbusti. «È un tipo di energia rinnovabile che ha moltissimo da dare, dal momento che vi sono piante in tutto il mondo» spiega Marcello Gianino, giovane studente universitario. «La cosa più bella è vedere l’impatto positivo del nostro lavoro e dei nostri sforzi, e il modo in cui questo è di aiuto per gli altri», aggiunge dal canto suo Lauren Wong, compagna di corso di Gianino.

L’impatto sulla vita quotidiana degli abitanti di Nuevo Saposoa ha già iniziato a farsi sentire. Per adesso, molti bambini sperano di finire la scuola in modo da poter studiare qualcosa all’Università che abbia a che fare con l’energia e l’ambiente. Se questo accadrà, il cerchio potrà dirsi completo. 

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