Auto e moto

70° Porsche in Svizzera

Gli albori della prestigiosa marca tedesca, al traguardo dei 70 anni, trovano salde radici nella nazione elvetica fin dalla nascita, nel 1948

L’intramontabile 356 firma nel migliore dei modi gli esordi di Porsche. Leggerissima e agilissima ancora oggi
31 luglio 2018
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A volte i destini si intrecciano in modo casuale. Siamo alla metà del 1948 e proprio in occasione del Gran Premio di Svizzera, a Berna, viene presentata ufficialmente la prima Porsche definitiva, la 356/1 realizzata da Ferry Porsche partendo dal prototipo dell’anno precedente su base Volkswagen; ma per venderla occorrono investimenti ingenti che per il momento mancano ancora alla neonata azienda basata a Gmünd (Austria). A fornire la “sterzata” decisiva ci pensa tuttavia lo svizzero Rupprecht von Senger, appassionato d’auto e già concessionario d’auto, nonché acquirente in anteprima dell’unico esemplare costruito: nello stesso settembre si assicura i diritti di prelazione per l’importazione in Svizzera dei primi cinque esemplari, fornendo inoltre un anticipo per l’opzione su ulteriori 50 unità, mentre in seguito sosterrà la produzione stessa della vettura organizzando l’approvvigionamento di parti, pneumatici e lamiere. Intanto un altro svizzero, Bernhard Blank, si lancia nella distribuzione della neonata marca sportiva: la prima 356/2 di serie presenzia per la prima volta ad un salone dell’auto a Ginevra, nel marzo ’49, e la prima 356 commercializzata – una Cabriolet – è venduta sempre in Svizzera alla signora zurighese Jolanda Tschudi. Piccola curiosità: nel 1949, la 356 Coupé costava 14’500 franchi, mentre la Cabriolet arrivava a 16’500.

Dai 40 cv della prima 356 ai 700 dell’attuale 911 GT2 RS: l’evoluzione di Porsche nei suoi – primi – settant’anni di vita è epocale e passa anche dai tanti altri modelli che nel frattempo hanno contribuito alla sua leggenda; ma è vero che la 356 e la sua erede 911 apparsa nel 1963, accomunate dal motore posteriore boxer a sbalzo, restano le più famose e suggestive. Alla guida di questi modelli, con esemplari dal 1955 al 1993, abbiamo potuto celebrare nel migliore dei modi il felice anniversario dei 70 anni di Porsche in Svizzera con un test su strada attraverso gli splendidi passi del San Bernardino e del San Gottardo. Iniziando proprio da un’affascinante “vecchietta” che si vorrebbe sempre con sé: la 356 ci investe con un’ondata di nostalgia e di magia. Il volante in bachelite a razze sottilissime, le tonalità e lo stile puramente anni 50 sono fonte di benessere continuo, insieme a tanti altri dettagli: il parabrezza schiacciato e minimalista – l’esemplare è la prima Speedster del 1955, col boxer quattro cilindri 1.5 da 55 cv –, sottili sedili rigidi a guscio in omaggio alla massima leggerezza (appena 760 kg), la lunga leva del cambio da manovrare con gentilezza. L’auto si guida in punta di dita ma sorprende l’assetto rigido e piuttosto piatto che trasmette sensazioni e “voglia di curve”; lo sterzo è lento ma il passo minimo (appena 2,1 metri) rende l’auto molto svelta.

Se la 356 incanta, abbandonarla per una 911 emoziona per la portata dell’evoluzione. Del resto, in questo caso passiamo direttamente dal dopoguerra agli anni 70, a bordo di una gialla 911 Carrera RS 2.7 Touring: all’epoca l’auto sportiva di produzione più veloce in Germania. Versione base per le corse, vantava inediti profili aerodinamici anteriori e posteriori e, nonostante l’allestimento più completo rispetto a quello base Sport, pesava appena 1’075 kg. Il suo boxer sei cilindri da 210 cv regala il ruggito caratteristico ben conosciuto, che contribuisce a mordere l’asfalto con ben poco filtro tra conducente e panorama, insieme a tanta agilità. Lo 0-100 km/h è “moderno”: 6,3 secondi.

Argento classico per la 911 Carrera 4 Coupé (1988) della generazione 964, con la quale si entra invece nell’era della trazione integrale su questa sportiva affilata; il motore sale a 3.6 litri, la potenza a 250 cv e la guida mostra un affinamento verso sensibilità, omogeneità e progressione nelle reazioni dinamiche. L’emozionante corsa nel tempo si completa infine a bordo della “regina” delle 911 raffreddate ad aria, con il 3.6 aspirato da 272 cv dal tono e dalla spinta inebrianti: l’indimenticata serie 993 ancora oggi con sensibilità e qualità di guida sportiva di grandissimo livello, specie grazie alle inedite sospensioni posteriori multibraccio. Per dimensioni dentro è ancora piccola e quasi angusta, ma morde l’asfalto e tiene la traiettoria in curva quasi senza mostrare i vent’anni sulle spalle…

Porsche, ‘feeling’ con il Salone di Ginevra 

La strategica esposizione internazionale sulle sponde del lago Lemano attrae da sempre “prime” importanti, in misura speciale nel caso di Porsche. Tanti i debutti significativi, oltre alla 356: il prototipo Tipo 901 nel 1964 (poi divenuta 911), la storica 917 nel 1969 dominatrice sui circuiti e vittoriosa a Le Mans nel ’71, la 928 nel 1977 e la prima volta della 911 integrale, nel 1986, con la Carrera 4. Più di recente, sono state presentate qui la Carrera GT (2003) e la 919 Hybrid del 2014 per il ritorno vincente nel Campionato del mondo WEC; quest’anno la Missione E Cross Turismo ha anticipato il futuro della marca, mentre la radicale 911 GT3 RS col boxer 4.0 aspirato da 520 cv capace di “vedere” i 9’000 giri ha suggestionato i più sportivi. 

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