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Proteggi gli alberi

26 agosto 2017
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Le vacanze sono agli sgoccioli e da lunedì si riparte con la scuola: servono pennarelli, matite, quaderni, libri. Nel corso degli ultimi 50 anni il consumo di carta è andato aumentando. Fortunatamente, è aumentato anche l’uso di carta riciclata, ma si utilizzano ancora troppe fibre vergini nella produzione della carta. Ecco i consigli del WWF: quando è possibile, meglio puntare solo sulla carta riciclata, oppure utilizzare carta certificata. Non solo: se sono rimaste pagine vuote nei quaderni dell’anno scorso, perché non le usate per prendere appunti, piuttosto che buttarli via? Secondo alcuni studi, in Europa il 38% della carta viene usata per quaderni, materiale d’ufficio e libri; l’11% per stampare i giornali; il 4% per carta tecnica e speciale; il 6% per la carta igienica e il 41% per carta, cartoni e cartoncini da imballaggio. Ricorda: per produrre la carta riciclata non si abbattono alberi e si risparmiano acqua ed energia.
Il WWF intanto si impegna a proteggere le foreste pluviali più importanti al mondo che vanno da quella amazzonica, al Madagascar, ma anche nel Mekong in Vietnam abbiamo diversi progetti. Grazie all’aiuto dei sostenitori, siamo riusciti a portare il governo brasiliano a fermare la costruzione di due mega dighe lungo il Rio delle Amazzone, che avrebbe messo a rischio la biodiversità all’interno della foresta.

L’intelligenza delle piante

Respirano, sentono, sono capaci di comunicare tra di loro e di percepire un pericolo: stiamo parlando delle piante. Secondo il noto neurobiologo Stefano Mancuso hanno 20 sensi e non “vegetano”, ma anzi, sono degli universi tutti da scoprire, che sprizzano vita da tutti i “pori” (stoma, negli alberi).
A differenza di noi esseri umani e di tutti gli organismi animali - che hanno un cervello - le piante usano le radici. Parliamo di connessioni incredibili che possono essere paragonate a internet. Non solo: se si distrugge il 90% delle radici di un albero, può sopravvivere e dare l’allarme, comunicando con le piante vicine. Complessivamente, riescono a monitorare come minimo 15 parametri chimici e fisici e in più hanno i nostri cinque sensi, anche se vedono e sentono in modo diverso da noi. Solo perché immobili, non significa che non riescano ad interagire con le piante che le circondano. Sanno se l’albero vicino è della loro “famiglia” o se appartiene ad un’altra specie. Sanno se si tratta di una pianta con la quale sono in rivalità o se possono aiutarsi a vicenda. Non potendosi spostare, hanno affidato a specie “mobili” alcuni compiti: basti pensare quanti insetti, uccelli o rettili sono attratti dalle sostanze chimiche prodotte per garantire l’impollinazione. Le piante hanno trovato un modo diverso per la riproduzione.
Certo, le piante sono diverse dagli organismi animali: non si spostano e durante l’evoluzione hanno trovato il modo di vivere senza aver bisogno di noi (mentre noi abbiamo bisogno di loro per tante cose). Forse, per certi versi, sono anche più moderne rispetto a noi. Basti pensare alle piante da fiori, apparse sulla terra dopo i mammiferi. Hanno sviluppato strategie di sopravvivenza più sofisticate delle nostre (che se incontriamo un pericolo possiamo fuggire o comunque nasconderci). Non hanno organi singoli e quindi se tagli un ramo non puoi uccidere un albero. I loro organi sono diffusi in tutto il corpo. Sono più sensibili di noi e percepiscono i cambiamenti con largo anticipo. Sanno dove trovare l’acqua, sentono la forza di gravità, aiutano le piante che fanno parte della stessa “famiglia” se in difficoltà. Sanno persino essere competitive tra di loro: quando c’è da accaparrarsi il posto migliore per crescere non conoscono limiti, perché ne va della loro sopravvivenza. E poi il loro tempo trascorre in modo più lento del nostro.
C’è qualcosa di incredibilmente maestoso in un albero, nelle sue foglie, nelle sue radici. Basta solo imparare a vedere meglio.

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