L'editoriale

L’Europa di Pollegio

3 giugno 2016
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AlpTransit il giorno dopo. A giudicare dalle reazioni dei mass media nazionali e internazionali, la Svizzera ha giocato bene le sue carte. Il sorriso, l’entusiasmo e persino la commozione della consigliera federale Doris Leuthard hanno trasmesso un’immagine di positività e di freschezza. Molto opportuna anche la scelta di invitare i vertici dei governi dei Paesi che ci stanno attorno, che ci hanno fatto ben capire un paio di cosucce. La prima cosa – diciamolo pure senza tanti giri di parole – è che avere come premier la cancelliera Angela Merkel, oppure un presidente del Consiglio Matteo Renzi, non è la stessa cosa. La Cancelliera – vielen Dank! – si è presa tutto il tempo necessario per offrire a noi svizzeri una presenza di peso, tanto che anche quando è intervenuta a Pollegio è andata ben oltre le lodi di circostanza. Ha fatto delle promesse e ha preso impegni concreti, richiamando al suo dovere il proprio ministro – nel dare al cuore (AlpTransit) l’aorta (la continuazione a nord del tracciato) – assicurando l’impegno tedesco per costruire uno sbocco utile a nord. Il secondo (Renzi) – che appare sì sulla foto ufficiale accanto a Merkel, Hollande e Schneider-Ammann – ha pure lui rilasciato alcune dichiarazioncine alla stampa (Ssr) una volta salito sul treno. Ma, quando c’era da pronunciare il discorso ufficiale, dov’era finito? Sparito, dopo aver ceduto il testimone al suo subalterno, l’ennesimo ministro dei Trasporti italiano da quando si parla di AlpTransit. Bravo Del Rio, però… Ben sappiamo quanto corta sia la vita media politica di un ministro nella vicina Repubblica. E, ancor più, ben sappiamo cosa è successo, anzi cosa non è successo, guardando anche solo al pasticcio della Stabio-Arcisate. Insomma, l’uscita dai festeggiamenti di Renzi, subito dopo i flash di rito, non è piaciuta e non promette bene. Un messaggio forte, più politico, è giunto poi dal presidente Hollande. Già solo vederlo accanto alla Merkel è sempre un segnale positivo (la più importante coppia europea tiene). Sentirlo poi richiamare i valori fondanti dell’unità europea e dirsi preoccupato per la possibile uscita di scena dell’Inghilterra, permette a noi, che non siamo della partita, di cogliere quanto sia, per certi aspetti, grave il momento europeo che stiamo vivendo. Già perché, possiamo costruire ponti o scavare gallerie sotto il Gottardo o sotto la Manica, per amor di economia e per unire culture diverse, continenti o isole, ma non dobbiamo mai perdere di vista il perché di certe scelte fondanti. Sentire citare il Brexit a Pollegio ci fa dire che (purtroppo) gli errori compiuti nella maturità di un grande progetto e gli anni che passano, fanno perdere di vista le vere ragioni di vita dell’Europa comunitaria: davanti alle macerie fumanti della Seconda Guerra, creare istituzioni forti, capaci di difendere la pace nel continente. Ragioni alle quali si sono poi aggiunte esigenze di carattere economico con la creazione del grande mercato, con la sua moneta unica, che ha scombussolato equilibri e posizioni consolidate. Un mercato al quale, proprio noi Svizzeri con AlpTransit, attenzione bene, desideriamo dare un contributo particolare: elvetico-logistico-ingegneristico. La lezione di Pollegio di Merkel e Hollande deve servirci a riflettere anche su questi aspetti. Anche se abbiamo deciso – e sarà ancora così per molti e molti anni – di non entrate assolutamente nell’Ue. Che è comunque il pezzo principale di un continente al quale apparteniamo. Non da ultimo, anzi per cominciare: culturalmente.

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