L'editoriale

Gottardo tra verità e false paure

8 febbraio 2016
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Sono due gli argomenti principali sui quali si appoggiano i sostenitori del raddoppio della galleria autostradale del Gottardo. Il primo è quello legato al rischio di un isolamento del Ticino per un periodo prolungato di durata variabile a dipendenza della soluzione che verrebbe scelta qualora il popolo dovesse dire no il prossimo 28 febbraio. Il secondo fa invece leva sul miglioramento della sicurezza che si otterrebbe una volta disponibili due canne invece di una come attualmente. Cominciamo dal primo dei due temi sul quale il nostro giornale si sofferma oggi (cfr. pagina 2): la paura dell’isolamento e dei suoi effetti catastrofici sull’economia ticinese. Nel 2011 l’Ufficio strade (Ustra), il medesimo che oggi sostiene l’ineluttabilità del secondo tubo, in un rapporto richiestogli dal Consiglio federale, era arrivato alla conclusione pensando pure al Canton Uri che «gli effetti negativi» di una chiusura «sulle economie cantonali sarebbero relativamente ridotti», limitati ad alcuni settori e largamente compensati in altri (quello edile ‘in primis’). Molto dipenderà – diceva allora l’Ustra – dalla variante che sarà adottata nel caso di un mancato raddoppio: una chiusura totale per due anni e mezzo oppure di tre e mezzo, con una prolungata apertura estiva, la quale contribuirebbe a limitare gli effetti negativi. Nel frattempo sono cambiati alcuni parametri. In particolare non sarà più necessaria una chiusura totale di 140 giorni per svolgere dei lavori preliminari e già questo porta ad abbassare le possibili perdite economiche, valutate dentro una forbice compresa tra i 128 e i 294 milioni, includendo pure Uri (oltre mezzo miliardo i benefici per l’edilizia). L’Ustra sottolineava che la messa in atto di un sistema alternativo di trasporto su rotaia contribuirebbe a limitare le tanto temute ricadute negative. Oggi, alla vigilia del voto, gli stessi attori si sono rimangiati quanto asserito cinque anni fa. Ciò, tra l’altro, non vale solo per il discorso sulle conseguenze economiche di una chiusura, ma anche per altro, come la presunta urgenza del risanamento che, all’improvviso, non sarebbe più tale. Intanto non solo l’Iniziativa delle Alpi, ma diversi specialisti del trasporto ferroviario insistono nel sostenere che, grazie ad AlpTransit, la rotaia sarà in grado di ‘digerire’ tutto il traffico con inconvenienti minimi per i treni passeggeri, checché ne dicano le Ffs. Una risposta più sicura potrà essere data solo una volta sperimentata la galleria di base. Se i pareri divergono sull’esistenza di vere alternative alla gomma durante i lavori, altrettanto si deve dire a proposito della maggiore sicurezza che verrebbe assicurata con due tubi. Il meno che si possa affermare è che non vi è unanimità tra gli specialisti anche perché, nonostante le limitazioni previste dalla legge (per i camion e non per le auto) e sempre che rimarranno tali dopo l’apertura della seconda galleria, vi è chi ritiene che, con due tubi, seppure a circolazione unidirezionale, il Gottardo diventerebbe inevitabilmente più attrattivo portando di conseguenza ad un aumento del numero di veicoli. Se ciò dovesse avverarsi non vi sarebbe via di ritorno e la frittata sarebbe pronta e servita. Sono troppi, dunque, i quesiti che rimangono aperti a poche settimane dal voto. Meglio, molto meglio attendere visto che, oltretutto e come già sostenuto da altri su questo giornale, non siamo all’emergenza diversamente da quanto ci era stato fatto credere in un primo tempo.

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