L'editoriale

La magia del Lac

14 settembre 2015
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L’ultimo grande cantiere e oggi fiore all’occhiello del Ticino, che da decenni si ricorda come conquista e pietra miliare di un cantone che sa guardare avanti, è stata la creazione dell’Università della Svizzera italiana. Da ieri, con l’inaugurazione di Lugano Arte e Cultura (il Lac), abbiamo assistito al lancio di una nuova sfida altrettanto alta. A ben guardare, entrambi Usi e Lac, sono progetti che, prima di poter spiccare il volo e poi assestarsi, hanno dovuto superare una faticosa corsa ad ostacoli. L’Università per poter vedere la luce è dovuta scendere a patto coi soliti compromessi cantonticinesi, nascendo, a Lugano, come Università di un comune liberale radicale e, a Mendrisio, come Accademia della Svizzera italiana in un comune pipidino, per poi normalizzarsi anni dopo e lasciarsi alle spalle la culla comunale. Oggi, a ben guardare, quella sfida vinta da Giuseppe Buffi è ancora lì a portare frutti e soprattutto a porsi nuovi traguardi. Come quello indicato venerdì, da un raggiante Piero Martinoli, con l’accordo fra Politecnico federale di Zurigo e Usi di Lugano sul fronte della formazione dei futuri medici. È bello questo Ticino positivo e propositivo che scommette, lavora e spera. Sabato, col taglio del nastro al Lac e la magia di Finzi Pasca, è successa più o meno la stessa cosa. Di colpo si è allargato l’orizzonte del Ceresio ed è stata lanciata una nuova sfida, questa volta in ambito artistico-culturale, vincendo i venti avversi che, proprio a Lugano, sono spirati per anni sul Lac. Per chi ha la memoria corta sarebbe sufficiente andare a sfogliare un noto domenicale per rendersi conto della campagna stampa volta a squalificare l’iniziativa. Ora la bella nave, firmata da Ivano Gianola, va, pur sapendo che la crociera non sarà facile. Le acque sabato placide, e di un verde che incantava come la facciata dell’edificio, non lo saranno sempre e alle prime avvisaglie di burrasca chi ha gufato contro, incapace di guardare lontano ma ripiegato sul proprio ombelico, si farà sentire con forza. Per questo non vanno dimenticate le profetiche parole pronunciate sabato da chi ha creduto sin dall’inizio a questo cantiere, dalla vicesindaca di Lugano Giovanna Masoni, in particolare quando ha detto che il Lac è nostro, di tutti i ticinesi e che va amato e aiutato a crescere (‘abbiate cura del Lac!’). Parole sante non solo perché così è in tutte le realtà, ma perché sa benissimo che a Lugano, e non solo lì, ci sono politici che farebbero anche a meno della cultura: per ignoranza/tracotanza, ma anche perché la temono, visto che, se è autentica e libera, permette di pungolare le coscienze dei cittadini, di farli riflettere, di invitarli ad aprire gli occhi oltre il quotidiano. Nei prossimi anni il Lac sarà quindi un sorvegliato speciale e sarà importante distinguere i critici in due parti: fra chi vuole semplicemente demolire e chi, pur criticando, davvero vuole aiutare il Lac a crescere in una realtà finanziaria comunque difficile, visto che la musica un tempo da sogno anche per la piazza finanziaria è mutata. Insomma, le luci della ribalta si sono accese. Il momento è forte. Buon viaggio e auguri.

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