L'editoriale

Anche la diocesi si mette in gioco

9 settembre 2015
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L’appello domenicale di papa Francesco alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri, ai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza del vangelo e ad accogliere una famiglia di profughi ha acceso un’ulteriore miccia di solidarietà. Dalla svolta verso l’accoglienza, che ha rovesciato il tavolo dello stallo, imboccata in solitaria dalla Germania guidata dalla protestante Merkel, si è ora giunti all’esortazione di un potente capo di una comunità di credenti che si è rivolto ai cristiani di tutto un continente. Senza però dimenticarsi di cominciare sulla soglia di casa sua: ovvero dalle parrocchie della Città del Vaticano. L’appello di Bergoglio si rivolge a tutti: sia a una chiesa ospedale da campo, abituata a sporcarsi le mani e ad accorgersi dei bisogni dei più deboli; sia a una chiesa per la quale la fede è fatta piuttosto di riti e di tanto in tanto di qualche obolo (comunque importante) a favore di questa o quella causa o missione. Un’esortazione rivolta dunque a tutti i religiosi, invitandoli a mettersi in gioco personalmente nell’accoglienza, ponendo sullo stesso piano la parola e l’azione. La scommessa lanciata dal pontefice permetterà di capire anche quanto una chiesa secolarizzata, che da anni soffre per la crisi delle vocazioni e si trova le chiese sempre più vuote, sia ancora capace di tradurre in pratica alcuni insegnamenti fondamentali del vangelo. Se l’esempio verrà in primis veramente dall’alto (dal papa, dai vescovi e dai parroci) anche la sua credibilità potrà trarne giovamento. Insomma, papa Francesco c’è. E i suoi? L’appello di Francesco sarà ancor più rivoluzionario se riuscirà anche a fare breccia nella comunità laica dei credenti, andando esattamente in controtendenza rispetto a certi messaggi politici che, purtroppo, in questi anni vanno per la maggiore. In periodi come questi (destinati a durare nel tempo), prevalgono facilmente la paura e la tentazione di chiudersi a riccio, lasciandosi – in Italia è già successo – guidare dalle facili certezze sventolate da alcuni movimenti di difesa territoriale, che non hanno nessun problema anche ad andare direttamente in conflitto con la Chiesa di Roma. Guardando al Ticino, ben venga l’appello del Vescovo Lazzeri (concretizzatosi ieri in una lettera, ma concepito prima dell’appello del papa) a parroci, consigli parrocchiali e comunità religiose a collaborare con la diocesi per individuare e mettere a disposizione strutture di ogni tipo di fronte a questa nuova emergenza. Un appello che si somma a quello del papa, che a livello di parrocchie sta già dando anche da noi qualche prezioso frutto (cfr. servizio a pagina 4). In ogni caso, constatiamo che da anni non si sentiva un discorso così forte da parte della diocesi e della chiesa. Un discorso che riprende e applica alcuni dei cardini del vangelo: ‘Ero forestiero e mi avete accolto’, oppure: ‘Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te’, e ancora: ‘Amerai il prossimo tuo come te stesso’. Come reagiranno i cattolici ticinesi in un cantone dove da anni chi vince le elezioni campa sulle barche piene e la retorica contro gli stranieri? Siamo curiosi di scoprirlo!

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