L'editoriale

Gli auguri della signora Meroni

24 dicembre 2014
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Cosa è importante fare a Natale? Per i bimbi è chiaro. A loro piace montare l’albero, addobbarlo con ghirlande e bocce luccicanti. E oltre all’albero, vero o finto, magari preparare anche il presepe. Albero e presepe, quasi gemelli inseparabili, tornano a occupare un posto di tutto riguardo nelle nostre sale fino al giorno della Befana. Per i più piccoli è quindi facile associare il Natale a questi due simboli. Facile sin tanto che non arriva loro fra le mani la lista magica dei desideri di qualche catena commerciale, che ha trovato la maniera di farli sognare e sperare che la festa è l’occasione per ricevere di tutto e di più. Così, senza che tu nemmeno sappia da dove siano arrivate, si trovano davanti liste con spazi chilometrici nei quali i piccoli sono invitati a scrivere ogni desiderio, lasciando intendere che poi Gesù bambino, o chi per esso, si darà da fare per esaudirli. Così ai genitori non resta altro da fare che cercare di trasformare i desiderata in regali veri, contando sull’aiuto di parenti e amici. O, in alternativa, di tentare di dire ai più piccoli che sì Gesù bambino farà il possibile, ma che anche lui lassù fra le stelle ha due gambe e due braccia e non è detto che riesca a portare tutto quello che si è messo sulla lista! Insomma, non sappiamo voi, ma noi abbiamo la netta impressione che il vero senso del Natale, festa cristiana o festa di solidarietà, abbia più o meno fatto la fine della neve. Anche per questo la saggezza espressa da un’anziana, la signora Liliana Meroni, ci ha particolarmente colpito. La signora, in una lettera al giornale (pubblicata ieri a pagina 20), ci ha descritto il suo Natale di 80-90 anni fa, quando lei era bambina. E ci ha ricordato due cose molto semplici. La prima, dettata sicuramente dalla situazione di indigenza comune a tanti. Per Natale ci si alzava e si andava con una certa ansia in cucina e cosa si trovava? Noci, spagnolette e mandarini (i portugal). Poche cose che bastavano per essere contenti! Senza voler mitizzare i tempi passati, ci vien comunque da dire che fortunati quei bimbi che sapevano essere contenti con poco! La seconda cosa che ci ha ricordato la signora Meroni è che a Natale si stava tutti insieme. Ecco, al di là dei mille scintillanti regali, visto che indietro non si può tornare, è questa la dimensione più bella che vi auguriamo di trovare o ritrovare: poter stare insieme. Preparare un pranzo in famiglia, sedersi attorno a una tavola imbandita, concedersi il tempo per parlare, per guardare e apprezzare quello che si è fatto durante l’anno. Parlare, e magari anche ascoltare, chi ti sta vicino. Per molti di noi sono valori importanti da riscoprire. In tante famiglie in settimana non si mangia più neppure assieme. Anzi non si apparecchia più neppure la tavola. Si mangia, se si ha la fortuna di rientrare a casa, in fretta e in piedi davanti al frigorifero e al microonde. Si è talmente abituati a tali ritmi e stranezze che poi al sabato e alla domenica pare quasi impossibile riuscire a fermarsi un attimo. La sera, quando si possono scambiare quattro chiacchiere, capita che uno sia connesso al computer, l’altro all’iPad e l’altro ancora stia passando il dito sullo schermo del suo inseparabile telefonino. Quasi che riuscire a parlarsi possa capitare soltanto se salta la corrente elettrica. Grazie signora Meroni, grazie per averci ricordato con tanta naturalezza che un altro mondo era possibile. E volendo, fortissimamente volendo, lo è ancora. Ah, un’ultima cosa: che bello quel suo augurio, che facciamo nostro, rivolto in particolare a chi ha perso una persona cara, a chi prova dolore per una grave malattia, a chi è senza lavoro, agli emigranti, a chi è senza dimora, a chi prova sofferenza nel cuore, a chi vive nei Paesi dove c’è la guerra. Buone feste a tutti.

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