L'analisi

Stati Uniti: cento giorni, ancora

Mancano poco più di tre mesi all’election day in un paese che si è polarizzato come mai prima d’ora. Trump sull’orlo dell’abisso, Biden si gode lo spettacolo..

Biden
(Keystone)
27 luglio 2020
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I giocatori dei National di Washington e degli Yankees di New York si inginocchiano all’unisono in apertura della partita che inaugura il campionato di baseball; e poi la prima palla lanciata simbolicamente dall’immunologo Antony Fauci. L’immagine è forte. Il messaggio è inequivocabile. L’istantanea immortala a 100 giorni esatti dalle presidenziali lo stato emotivo nel quale è sprofondato l’intero paese.

Il distacco crescente con la politica del presidente si è accelerato con la sciagurata gestione della pandemia di Covid-19 e delle proteste di Black Lives Matter, scoppiate dall’uccisione il 25 maggio di George Floyd. La sua popolarità è sprofondata ai minimi storici. Il tribuno della ‘law and order’ è visto oggi piuttosto come un ‘captain chaos’. E si rafforza l’impressione di un uomo dal disturbo narcisistico della personalità, con una grandiosa idea di sé e incapace di qualsiasi autocritica.

Si voterà come sempre, secondo una delle tanti bizzarre e anacronistiche tradizioni americane, il martedì che segue il primo lunedì del mese di novembre. La valanga di sondaggi pubblicati ieri in occasione dell’avvio del conto alla rovescia è impietosa e non sembra lasciare molte speranze all’inquilino della Casa Bianca.

Nessuno prima di lui, né Gerald Ford, né Jimmy Carter, né George H. W. Bush, è mai riuscito a recuperare a 100 giorni dall’election day un ritardo che secondo i calcoli elaborati dal ‘Washington Post’ e da Abc news è ormai stabilmente a due cifre. Ancora più importante, tenendo conto del sistema elettorale non direttamente proporzionale, il vantaggio che Joe Biden ha accumulato nei diversi ‘swing states’, gli stati in bilico, dalla Florida al Michigan.

La strategia del candidato democratico è singolare quanto, al momento, pagante: non combatte. Lascia che Donald Trump si affossi da solo. Deve esser stato consigliato bene il 77enne ex vicepresidente, noto anche per le sue gaffe: ora gli americani si fidano più di lui sia per la gestione della pandemia, sia per le questioni razziali, sia per l’onestà. Di fronte alla sua pacatezza, a Trump non rimane che inveire: «Biden, marionetta dell’estrema sinistra, non sa neppure se è ancora vivo».

Pur avendo oggi un programma per gli standard americani particolarmente profilato a sinistra – forse il più progressista in assoluto per un candidato democratico alla Casa Bianca - Joe Biden rappresenta in realtà l’ala moderata del partito. A fargli imprimere una svolta più sociale e ambientalista è stata certamente la base democratica ammaliata dal ‘Green New Deal’ lanciato dalla combattiva deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortez, oltre alla popolarità del suo antagonista nelle primarie Bernie Sanders.

L’America si è polarizzata come mai prima d’ora. Trump è sull’orlo dell’abisso, l’opinione pubblica lo sta abbandonando e tra le file dei repubblicani salgono, seppur ancora flebili, le voci del dissenso, come quelle del ‘Lincoln Project’, una destra che respinge le sue derive populiste ed estremiste. Eppure il presidente ha ancora qualche carta da giocare. Prima del 3 novembre molte cose possono ancora cambiare, e i tre dibattiti previsti sono ad alto rischio per il maldestro Joe Biden. Il quale dal cilindro comunque estrarrà fra pochi giorni una carta che, considerando contesto sociale e anagrafe dei due contendenti, per la prima volta potrebbe rivelarsi decisiva: il nome - molto atteso - della candidata alla vice presidenza.

 

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