laR+ L'analisi

Un mini 'helicopter money' per le imprese

Stanziati fino a 20 miliardi di franchi per la liquidità di emergenza a favore delle aziende che devono fronteggiare la crisi da coronavirus

(Ti-Press)

Con un blocco delle attività economiche più o meno prolungato e dai tempi ancora incerti, una delle paure maggiori per le piccole e medie imprese è quella di soccombere non tanto per errori aziendali propri, ma per carenza di liquidità. Pensiamo semplicemente ai tanti bar e ristoranti che non battono chiodo da settimane ormai. Oppure ai piccoli negozi già debilitati da un calo generalizzato dei consumi che dura da anni o a tutte quelle imprese di altri settore che forzatamente si sono visti calare di colpo il fatturato e che si troveranno tra pochi giorni a far fronte a costi fissi (affitti, rate di leasing, eccetera) difficilmente procrastinabili. Lo spettro di fallimenti a catena quale effetto collaterale del coronavirus è quindi più che reale. Lo stesso film lo stanno vivendo anche i tanti lavoratori indipendenti che si sono trovati di colpo senza reddito. Un sostegno finanziario anche a questa categoria professionale, oltre che la facilitazione per l’accesso alle indennità per lavoro ridotto per gli altri salariati che si ritrovano loro malgrado in questo periodo eccezionale a girarsi i pollici, è quindi benvenuto. Come è pure benvenuta la sospensione della scadenza del termine quadro e delle prove degli sforzi per cercare lavoro per chi già si trova in disoccupazione. Per questi ultimi è stato deciso un prolungamento di 120 indennità giornaliere al massimo. Anche il termine di attesa per ottenere il lavoro ridotto è stato abolito e nel contempo ne è stata aumentata la durata da tre a sei mesi. C’è almeno la certezza del reddito, anche se temporaneamente ridotto, in attesa di tempi migliori che si spera arriveranno presto. Tutte queste misure comporteranno costi aggiuntivi per 600 milioni di franchi al mese a carico delle casse della disoccupazione.

La fetta più grande del pacchetto di aiuti però va alle imprese con 20 miliardi di franchi da utilizzare come linee di credito per riuscire a coprire i loro costi fissi correnti più urgenti. Già da oggi le Pmi potranno richiedere alla propria banca fino a 500 mila franchi di credito (al massimo il 10% del fatturato) garantito al 100% dalla Confederazione e a tasso zero. Una vera e propria liquidità d'emergenza messa in piedi in pochi giorni e con il coinvolgimento diretto dell’intero sistema bancario svizzero, compresa PostFinance. Importi superiori e fino a un massimo di 20 milioni saranno invece garantiti solo per l’85% dallo Stato. Il rischio rimanente se lo dovranno accollare le banche. Ovviamente trattandosi di un credito, andrà restituito. La Confederazione parla di cinque anni.  A qualcuno questa modalità di azione potrebbe far storcere il naso e considerarlo un aiuto più per il sistema bancario che per l’economia reale, vista anche la contemporanea attenuazione dei requisiti di capitale e l’esenzione dal pagamento degli interessi negativi a carico delle banche. Può darsi, ma non è questo il momento per baloccarsi tra teoria dell’offerta e quella della domanda. La recessione è conclamata, non solo in Ticino. A fine crisi coronavirus, ci sarà un tessuto economico e sociale da ricostruire e da qualche parte bisognerà iniziare per evitare ulteriore distruzione di base produttiva. Da un decennio le banche centrali, compresa quella svizzera, stanno iniettando liquidità nel sistema finanziario con l'obiettivo vano di attivare la trasmissione del credito. In attesa del ‘reddito da quarantena’ per i cittadini, per ora accontentiamoci del piccolo ‘helicopter money’ elvetico limitato e mirato solo alle imprese.

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