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Buchi neri al potere

Il dottor Palù suggerisce una misura da scienziati iper-razionali o da europei liberticidi: l’obbligo di vaccinarsi per chiunque ricopra una funzione pubblica

È giunta l'ora? (Ti-Press)
25 agosto 2021
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All’origine di questo scritto si trova una mente, nella migliore delle ipotesi, ordinaria. Essa è soggetta ai dubbi e ai disorientamenti che affliggono i comuni mortali, tanto più in questa appassionante fase storica. Il custode di un ingegno di siffatta natura è alieno dalle certezze o dalla beata estraneità ai più comuni dilemmi quotidiani, di cui potrebbe godere, per ipotesi, un uomo di responsabilità capace di vedere più in là del popolo minuto, per esempio un consigliere di Stato. Anzi due: li chiameremo per comodità Audio e Orman.

Quest’umano standard va alla ricerca, se non di verità incontrovertibili, almeno di risposte sensate laddove potrebbero nascondersi: nei numeri, nella scienza, nella logica. Nella politica. Diciamo nell’intelligenza (altrui), o almeno nella coerenza. In un mondo ideale, o anche solo razionale, questo prototipo di sapiens sarebbe destinato a qualche surrogato di sicurezza; nel nostro non di rado va incontro a sorprese conturbanti o esilaranti.

Esempio uno. Egli assiste a una condivisibile (per quanto dispendiosa) campagna di sensibilizzazione d’ispirazione governativa che, affidandosi a volti più o meno noti, intende convincerlo che vaccinarsi non è una scelta solo personale; essa non tutela solo i suoi interessi, ma quelli di tutta la sua comunità. Comunità, parola che abbonda sui più ispirati labbri nostrani. Al contempo si dà il caso ch’egli s’imbatta nelle parole di Audio, secondo il quale (non) vaccinarsi è una questione privata, anche se sei proprio tu il governo che invita a riscoprire sé stessi non come monadi nello spazio siderale, ma come parte di qualcosa che ci comprende e ci supera.

Esempio due. Vittima della fiducia nei numeri, quest’umano ordinario a fine agosto 2021 scopre che i vaccinati con due dosi in Svizzera sono il 50,9% della popolazione, contro il 59 della Germania e dell’Italia, il 67 della Spagna e l’80 di Malta. L’Islanda, con una popolazione analoga a quella ticinese, ma un po’ più isolata, gli si presenta al 74,8% e, mentre avanzano i contagi da variante Delta, pronta a un inverno senza restrizioni. Rivolgendosi alla scienza, viene poi a sapere dal Politecnico di Zurigo che si teme una “super-variante” del coronavirus, combinazione più resistente di molteplici varianti esistenti. Seguendo la logica, il nostro uomo comune capisce che questa “super-variante” potrà svilupparsi solo se il virus continuerà a circolare e quindi a mutare: la soluzione è arrestare il prima possibile la circolazione del virus. Motivo per cui il dottor Palù (Corriere della Sera, 22 agosto), ricordando che il 95 per cento degli ospiti delle terapie intensive non è vaccinato, suggerisce una misura da scienziati iper-razionali o da europei liberticidi: l’obbligo di vaccinarsi per chiunque ricopra una funzione pubblica e quindi sa ciò che va fatto per il bene comune. Questione, se non di buon senso, di coerenza.

È risalendo alla politica, sintesi di tutti i Lumi, che il nostro uomo qualunque vedrà aprirsi un varco nell’imponderabile, buco nero che risucchia numeri e logica. Per ipotesi, quando un ministro, Orman, gli dirà che lui finora non si è ammalato, dunque si vaccinerà quando lo riterrà più opportuno. Ecco, proprio nel momento dello smarrimento esistenziale, giunge una rivelazione, inaspettata quanto ordinaria. Con tutta evidenza, in un mondo ideale, o almeno razionale, pure l’ignoranza sarebbe da intendersi come una questione privata.

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