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Spiare il cellulare del partner e la coppia scoppia

Ossessive forme di controllo che possono venir scambiate per manifestazioni di affetto, ma in realtà sono fastidiose invasioni dell’intimità altrui

Giovani coppie in paranoia da controllo. (Keystone)
19 gennaio 2021
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La gelosia è una brutta bestia e può diventare una vera e propria ossessione che fa venire il mal di pancia a chi la prova (e suo malgrado ne è soggiogato) ma soprattutto a chi la subisce. Si inizia da ‘piccole cose’. Come spiare il cellulare del partner. Lo sai che non si fa, magari la prima volta hai la coscienza sporca, poi cedi alla tentazione, lo rifai, e poi ancora, finché non ti prude più nemmeno la coscienza. La mente, così abile a costruire strampalate giustificazioni, ti fa sentire addirittura in diritto di controllare chi dice di amarti, usando ogni mezzo. Che sia entrare di nascosto nei profili social o nel pc del partner o sequestrare lo smartphone per controllarlo, la tecnologia ci viene in soccorso: ci sono addirittura App che permettono di localizzare un cellulare e possono essere installate a insaputa del malcapitato. Ne parliamo perché soprattutto tra le coppie più giovani in Ticino, stanno emergendo, con una preoccupante frequenza, queste forme di controllo maniacale, che mascherano insicurezza e paura di perdere il partner. Fragilità forse accentuate dallo stress di questa seconda ondata pandemica. Gli esperti osservano nuove forme di violenza in famiglia e giovani coppie che scoppiano.

Si inizia con subdole forme di controllo che sulle prime possono anche venir scambiate per manifestazioni di affetto, ma guardiamole per quello che sono: fastidiose invasioni dell’intimità altrui, che denotano una totale mancanza di fiducia e rispetto. C’è manipolazione, chi subisce arriva perfino a sentirsi in colpa se non vuole far leggere le sue chat. Se accetti ti senti a disagio, se ti rifiuti sai che penserà che hai qualcosa da nascondere, e si finirà a litigare. Cedere a questi ricatti può portare la coppia su terreni molto insidiosi, spesso la situazione peggiora e sfugge di mano. Una relazione sana, comunque è tutt’altro, ed è basata sulla fiducia.

È proprio dall’ABC di una relazione normale che le autorità cantonali faranno anche formazione nelle scuole per prevenire una violenza domestica, che inizia da piccoli gesti e ora ha raggiunto livelli (passateci il termine) pandemici.. Tre interventi al giorno della polizia per minacce, botte e insulti in famiglia sono solo la punta dell’iceberg. Per avere una fotografia più reale dobbiamo moltiplicarli almeno per tre. Cantoni e Confederazione stanno correndo ai ripari, come spieghiamo a pagina 6, per arginare un fenomeno oramai fuori controllo. Le novità non mancano. Come terapie obbligatorie e bracciale per la sorveglianza elettronica a distanza per gli autori di violenza, ma le autorità ticinesi stanno ragionando su come far emergere la grande parte sommersa della violenza domestica. Un modo, ad esempio, potrebbe essere quello di formare meglio chi in ambito sanitario e giudiziario interviene per primo così da saper individuare maltrattamenti subiti e agire di conseguenza. Servono protocolli e figure di riferimento dentro le strutture.
Il Cantone ne sta discutendo con un gruppo di esperti in cui siedono medici di famiglia, degli ospedali e professionisti del settore della giustizia.

Se saremo in grado di prevenire, riconosce e curare questo ‘cancro’ che si chiama violenza domestica faremo un grande piacere anche alle generazioni future. Perché violenza chiama violenza. E i danni sono esponenziali. Chi la respira crescendo, tenderà a riprodurla, in un infinito circolo vizioso che si alimenta di generazione in generazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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