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KKS ferma la ‘società civile’

Imprese responsabili, la consigliera federale è la grande vincitrice. Ma le Ong confermano la loro forza d’urto.

(Keystone)
30 novembre 2020
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Sull’altro fronte, in una contesa disputata come non mai, i promotori non sono riusciti ad annacquare il cocktail di mezze verità e falsità preparato dagli oppositori. L’ampio consenso raccolto da un’iniziativa vagamente terzomondista non va però sottovalutato. Rivela infatti ancora una volta quale sia il potenziale della ‘società civile’. Non lo scopriamo ora: le organizzazioni non governative (Ong), spalleggiate da chiese, sindacati, Operazione Libero e altri, sono in grado di mobilitare enormi risorse e di intercettare la sensibilità della maggioranza. Le iniziative Udc per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri (2016), per l’autodeterminazione (2018) e contro la libera circolazione (settembre 2020), così come il referendum contro la legge sulla caccia (idem), avevano già mostrato quale fosse la forza d’urto di questo emergente, multicefalo soggetto politico che chiamiamo appunto ‘società civile’.

Nulla di paragonabile, comunque, a quanto s’è visto in quest’occasione. La campagna del ‘sì’ è durata anni. Ben consigliati da navigati specialisti della comunicazione, i promotori hanno tentato di imporre l’iniziativa come “un’ovvietà”, qualcosa di eticamente e insindacabilmente giusto, al quale un buon cristiano deve dire sì se vuole avere la coscienza a posto. In primo piano, i rassicuranti volti di un Dick Marty e di altri (ex) politici ‘borghesi’, o di qualche imprenditore ‘illuminato’. Sul piatto, una somma ragguardevole (quasi 20 milioni, pare): di che far impallidire persino la ‘ricca’ e ‘cattiva’ Economiesuisse. Non è stato sufficiente. Anzi: trasmesso dalle ‘buone’ e ‘povere’ Ong a tratti con metodi spregiudicati, il tambureggiante messaggio probabilmente è risultato indigesto a molti, rivelandosi alla fine controproducente.

Resta il fatto che un votante su due desidera più coraggio in materia di responsabilità sociale d’impresa. Dovranno accontentarsi di un controprogetto che permetterà alla Svizzera, per il momento, di fare una discreta figura. Ma una delle sue armi (l’obbligo di rendicontazione, che oltretutto si applica solo alle grandi imprese) si è già dimostrata spuntata altrove. E poi la via è tracciata: a livello europeo si va verso un obbligo di diligenza esteso, accompagnato da un meccanismo di responsabilità civile. Ci ritroveremo presto a dover nuovamente rincorrere gli altri?

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