laR+ L'ANALISI

Hacker russi, cinesi e iraniani contro le Presidenziali Usa

L'America è più protetta dagli attacchi informatici di quattro anni fa, ma le vulnerabilità permangono

(Keystone)
31 ottobre 2020
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Hacker russi, cinesi e iraniani all’attacco per “disturbare” le presidenziali Usa. Quelle del 2020 finiranno in un mezzo disastro per i sistemi di sicurezza a stelle e strisce come nel 2016? A sentire gli esperti l’America appare oggi più preparata rispetto a quattro anni fa, ma le vulnerabilità permangono. Alti ufficiali dell’agenzia per la sicurezza nazionale statunitense e dell’analogo organismo britannico hanno lanciato l’allarme.

Nel 2016 un gruppo di pirati informatici russi riuscì addirittura a entrare in possesso della corrispondenza del partito Democratico, in parte divulgandola. Le successive verifiche l’hanno negato, ma resta il dubbio in alcuni specialisti che qualche hacker possa essersi persino infilato fin dentro ai centri di conteggio dei voti nei singoli Stati. La società americana aveva tuttavia subìto per mesi un duro attacco ai fianchi sui social media. Migliaia erano stati i falsi account che disseminavano dubbi, illazioni e fake news. Si era arrivati anche alle rivendicazioni di fantomatici secessionisti texani, che – chissà perché – postavano i loro messaggi deliranti da San Pietroburgo. Non è ormai un mistero più per nessuno che vi fossero state costituite delle vere “fabbriche di troll” con migliaia di impiegati che postavano messaggi sui social media americani. Le autorità Usa hanno accusato alcuni personaggi vicino al Cremlino e all’intelligence russa, adesso sotto sanzione internazionale, di essere gli ideatori di tale attività.

A quanto pare, in Usa sono partite le contromosse. La sorveglianza degli organi competenti è aumentata come quella dei vari social media che bloccano account e messaggi (diciamo) bizzarri, tanto che anche il presidente Trump ha avuto suoi post censurati. Quel che non è cambiato è semmai la propensione di non pochi americani – spesso appartenenti a fasce di popolazione a basso livello di istruzione – a “bersi” qualsiasi nefandezza. L’unica giustificazione è che lo scontro frontale tra Trump e Biden, con una polarizzazione della società senza precedenti, porta a tali storture.

Adesso il timore degli specialisti è che i pirati russi abbiano fatto una mappatura dell’elettorato soprattutto negli Stati “chiave” e agiscano di conseguenza. Ma qual è il loro obiettivo? Se l’amministrazione Putin spera ancora in una vittoria di Trump, gli iraniani e i cinesi mirano a togliersi qualche sassolino dalle scarpe e a mostrare la debolezza della democrazia Usa. Secondo validi esperti numerosi hacker stranieri, che al momento si sono mimetizzati, sperano presto di uscire dall’ombra e di creare caos in caso di pareggio tra Trump e Biden. Appunto, e se si verificasse un arrivo in volata come quello tra Al Gore e George Bush jr con le famose schede contestate in Florida nel 2000?
I russi, ufficialmente, negano qualsiasi coinvolgimento e parlano di fantasie occidentali. È innegabile, però, che esista nel gigante slavo una secolare tradizione di disinformazione. Dai famosi falsi Protocolli antisemiti d'inizio Novecento all’epoca comunista c’è l’imbarazzo della scelta. L’unica differenza è che oggi sono cambiati gli strumenti (le reti telematiche), ma le linee guida di certe operazioni sono rimaste immutate.

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