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Caro Vescovo, e le messe online?

L’appello è rivelatore di quanto sia profondo il disorientamento che si sta manifestando anche in parte del popolo dei credenti.

30 ottobre 2020
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Sul palcoscenico del Covid-19, questa settimana, li abbiamo visti e sentiti parlare un po’ tutti e a più riprese. Dai pezzi grossi del governo federale a quelli cantonali, dagli specialisti di Berna a quelli di Bellinzona. Tutti a informare e a lanciare appelli alla popolazione per cercare di domare la maledetta curva.

E ora ecco che, in una lettera rivolta ai fedeli della diocesi, anche il vescovo Valerio Lazzeri fa sentire la sua voce. Sì, perché anche la messa è finita (ancora) nella stretta della pandemia e, forza maggiore, è stata limitata a soli 50 fedeli. Ma, siccome ci troviamo nell’imminenza di solennità religiose (Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti), l’imposizione del limite potrebbe creare alcuni problemi. Dura per chi deve dire davanti al portone della chiesa: ‘Voi no, perché altrimenti siamo in troppi’. Certo, perché, nella comunità dei credenti, tali incontri sul calendario (come altre festività o altri sacramenti) scandiscono momenti importanti, di solito vissuti in modo comunitario.

Occorre intelligenza e grandezza d'animo 

Ma cosa annota monsignor vescovo? La sua è un’esortazione a vivere la situazione di emergenza ‘con intelligenza e grandezza d’animo. Senza sentirsi esclusi, senza coltivare risentimenti verso nessuno, tantomeno nei confronti di chi sarà incaricato di far osservare le regole’ e dovrà inviare a casa i soprannumerari.

Probabilmente egli teme che qualcuno se ne vorrà: ‘Si respira ovunque, infatti, la tentazione di cedere alle recriminazioni o al lamento generalizzato verso chi è responsabile delle condizioni della nostra convivenza civile in questo tempo complicato. Ogni disposizione data può avere aspetti discutibili, facili da mettere in evidenza’ scrive ancora. Di qui il suo invito all’accettazione: ‘Non dobbiamo tuttavia pensare solo al nostro dispiacere. È normale che vediamo subito ciò che ci è tolto. Il mondo, però, sarebbe diverso se cominciassimo ad avere gli occhi anche per il dolore dell’altro, dei malati, dei loro familiari, di chi li deve curare, di tutte le categorie più fragili della società, che già in tempi normali devono rinunciare a tante cose’.

Profondo disorientamento

L’appello è rivelatore di quanto sia profondo il disorientamento che si sta manifestando in parte del popolo dei credenti. Probabilmente anche perché molti di loro cercano proprio guide, punti di riferimento, momenti di riflessione/preghiera, risposte in un momento difficile.

La nostra domanda a questo punto è però: perché non provate altro? Le alternative ci sono. Ad esempio, quelle che, facendo di necessità virtù, stiamo sperimentando col telelavoro o con la telescuola. Non ci sembra né impossibile, né così difficile organizzare uno o più riti ad hoc (e adattati al canale di comunicazione) trasmettendoli online o alla tv. Riti rivolti ai fedeli che non possono o non vogliono recarsi fisicamente in chiesa. Così si conterranno anche possibili tensioni davanti ai portoni e si potrà tentare di offrire risposte alle paure di chi chiede di essere rassicurato. È la via online, sono i nostri tempi, e chissà che non esistano anche altre vie lavorando di fantasia.

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